Gli israeliani votano oggi martedì 17 settembre, in un’elezione senza precedenti che deciderà se il Primo Ministro Benjamin Netanyahu rimarrà al potere nonostante le accuse di corruzione. Netanyahu, spesso soprannominato Bibi a capo di Israele dal 31 marzo 2009, membro della Knesset e leader del Likud, eletto 4 volte Primo ministro e divenuto il Premier più longevo della storia del Paese, il 20 luglio 2019 ha battuto infatti il record di 13 anni, 127 giorni di mandato detenuto da David Ben Gurion (4876 giorni). Questa volta però rispetto alle altre elezioni, la sua posizione pare meno solida, visto che in questo mandato non è riuscito a formare la nuova coalizione di Governo, pur rimanendo premier ad interim in carica fino ad oggi 17 settembre 2019, una data decisiva per lui. Dopo gli studi negli Stati Uniti, dove ha frequentato il Massachusetts Institute of Technology e l’Università di Harvard, lavorando in seguito presso l’ambasciata israeliana di Washington, nel 1993 è divenuto il leader del partito conservatore Likud, vincendo le elezioni del 1996 e diventando il più giovane Primo Ministro d’Israele e il primo premier nato in Israele. Dopo aver perso le elezioni del 1999 contro Ehud Barak, ha lavorato nel settore privato. Tornato in politica nel 2002, ha ricoperto la carica di Ministro degli Esteri (2002-2003) e quella di Ministro delle Finanze (2003-2005) nei Governi di Ariel Sharon. Poi il 9 aprile 2005, in segno di protesta contro il piano di ritiro da Gaza, si è dimesso. Il periodo di disoccupazione non è durato a lungo, dopo circa 8 mesi, il 20 dicembre 2005 Netanyahu dopo l’uscita di Sharon dal Likud ne assume la leadership e fonda un nuovo partito Kadima. Nel dicembre 2006 è il portavoce ufficiale dell’opposizione nella Knesset e diventa il presidente del Likud. Dopo le elezioni parlamentari del 2009, dove il Likud ottiene il secondo posto, Netaniahu forma il suo secondo Governo con una coalizione di partiti di destra, entrato in carica il 31 marzo. Vince le elezioni nazionali nel 2013, nel 2015 e infine il 9 aprile 2019.
Ora Netanyahu è alla disperata ricerca di una stretta maggioranza di 61 seggi in parlamento con i suoi fedeli alleati religiosi e nazionalisti che dovrebbero approvare una legislazione che gli garantirà l’immunità da qualsiasi accusa pendente. Il procuratore generale israeliano però pare non voglia mollare e lo aspetta al varco per processarlo per tre casi di corruzione separati.
Oggi oltre sei milioni di israeliani sono chiamati alle urne, per scegliere una nuova leadership, dopo che le politiche dello scorso aprile si erano concluse con uno stallo fra il Likud di Benjamin Netanyahu ed il partito centrista di Benny Gantz. In tutto il paese i seggi sono stati aperti alle 7.00 (ora Svizzera) e si chiuderanno alle 21.00. I risultati definitivi saranno resi noti mercoledì.
Netanyahu ha chiamato a raccolta gli elettori con lo slogan “solo un grande Likud impedirà un governo di sinistra e solo un grande Likud manterrà la destra al potere. Andate e votate Likud”. E non è un caso che abbia confermato ai media locali la volontà di annettere, se rieletto, la Valle del Giordano e gli insediamenti ebraici in Cisgiordania. “Tutti”, ha sottolineato, compreso quello di Hebron, una delle più popolose città palestinesi dove vive qualche centinaio di israeliani. Gantz, che secondo alcuni analisti ha affinato la sua strategia rispetto al voto di aprile, ha risposto colpo su colpo. “Sotto il mio Governo, Blu-Bianco cambierà la direzione di Israele verso una maggiore democrazia. Stop alle divisioni che mirano a separare per governare”. Negli ultimi sondaggi il Likud e Blu Bianco (Kahol Lavan) appaiono ancora affiancati e relativamente lontani dall’obiettivo di raggiungere la maggioranza parlamentare di 61 seggi (cinque mesi fa ne ottennere 35 a testa). Per motivi di sicurezza, dalla scorsa notte restano chiusi i valichi di transito verso la Cisgiordania e verso Gaza.
I primi exit poll
Il premier israeliano uscente Benyamin Netanyahu non avrebbe la maggioranza per formare un nuovo governo. In base agli exit poll di Canale 13, la coalizione di destra conterebbe su 54 seggi alla Knesset, quella di centrosinistra guidata da Blu-Bianco di Benny Gantz avrebbe 58 seggi, comunque insufficienti per raggiungere la soglia di 61 su 120. ‘Israel Beitenu’ del nazionalista laico Avigdor Lieberman si conferma così decisivo per ogni coalizione con i suoi 8/10 seggi.
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