L’Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal oggi in contemporanea hanno pubblicato sui rispettivi siti web la Nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione relativa al secondo trimestre 2019.
A partire da questo trimestre sono presenti alcune informazioni in più rispetto ai report precedenti, per esempio sulle durate previste per le attivazioni delle posizioni dipendenti a tempo determinato.
Nel secondo trimestre 2019 si osserva un aumento dell’occupazione sia rispetto al trimestre precedente sia su base annua (Tavola 1). Tale dinamica si è sviluppata in un contesto di sostanziale ristagno dell’attività economica confermata, nell’ultimo trimestre, da una variazione congiunturale nulla del Pil; l’input di lavoro misurato in termini di Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) registra un’analoga variazione nulla sotto il profilo congiunturale e una lieve crescita a livello annuo (+0,4). Il tasso di occupazione destagionalizzato si porta al 59,1% (+0,3 punti in confronto al trimestre precedente); l’aumento riguarda sia le donne sia gli uomini e interessa tutte le classi di età (Tavola 3).
Cresce l’occupazione dipendente, in aumento i contratti a tempo indeterminato in forte calo quelli a tempo determinato
- Prosegue la crescita tendenziale dell’occupazione dipendente in termini sia di occupati (+0,5%, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro) sia di posizioni lavorative riferite ai settori dell’industria e dei servizi (+1,4%, Istat, Rilevazione Oros). Lo stesso andamento si riscontra nei dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali tratti dalle Comunicazioni obbligatorie (CO) rielaborate (+379 mila posizioni lavorative nel secondo trimestre 2019 rispetto al secondo del 2018, Tavola 1) e in quelli dell’Inps-Uniemens riferiti alle sole imprese private (+271 mila posizioni lavorative al 30 giugno 2019 rispetto al 30 giugno 2018). L’aumento tendenziale delle posizioni lavorative dipendenti interessa tutte le classi dimensionali d’impresa (Tavola 5).
- Il lavoro indipendente, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, per il secondo trimestre consecutivo mostra una crescita congiunturale (+17 mila occupati, +0,3%) mentre diminuisce su base annua (-19 mila occupati, -0,4%).
- Le posizioni lavorative dipendenti, nei dati destagionalizzati,presentano un incremento congiunturale. Nel secondo trimestre 2019, in base alle CO, le attivazioni sono state 2 milioni 535 mila e le cessazioni 2 milioni 446 mila, determinando un saldo positivo di 89 mila posizioni di lavoro dipendente (Tavola 2). La crescita riguarda tutti i settori di attività economica, soprattutto i servizi (+76 mila), mentre l’industria in senso stretto (+7 mila) e le costruzioni (+5 mila) mostrano incrementi meno rilevanti. Andamenti simili si riscontrano nelle posizioni lavorative dei dipendenti del settore privato extra-agricolo (Istat, Rilevazione Oros) dove la variazione congiunturale di +0,3% (+36 mila posizioni) è dovuta ad aumento più contenuto nell’industria in senso stretto (+0,1%, +3 mila posizioni) rispetto ai servizi (+0,3%, +29 mila) e alle costruzioni (+0,5%, +4 mila) (Tavola 1).
- La crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti sulla base delle CO riguarda le posizioni a tempo indeterminato (+134 mila) mentre quelle a tempo determinato subiscono una nuova, consistente, riduzione (-45 mila). Entrambe queste tendenze continuano a essere influenzate da un elevato livello di trasformazioni a tempo indeterminato (+159 mila) contribuendo in modo complementare ad accrescere il numero di posizioni a tempo indeterminato e a diminuire quello delle posizioni a termine, in calo per la seconda volta (Figura 1). L’incidenza delle trasformazioni sul totale degli ingressi a tempo indeterminato (attivazioni e trasformazioni) raggiunge il 22,4%, il secondo valore più alto dopo quello del primo trimestre 2019 (28,7%).
- Anche su base annua la dinamica delle posizioni a tempo determinato risulta per la seconda volta negativa nei dati CO (-92 mila; Tavola 2), dopo undici trimestri di crescita. Tale andamento si accentua nei dati Inps-Uniemens (-198 mila nel secondo trimestre 2019) che comprendono anche il lavoro in somministrazione e a chiamata. Le posizioni lavorative a tempo indeterminato presentano un aumento nei dati delle CO (+471 mila), in accelerazione rispetto ai tre trimestri precedenti (+405 mila, +234 mila e +127 mila); del tutto analogo l’andamento registrato dai dati Inps (+469 mila) in confronto ai tre trimestri precedenti (+412 mila, +254 mila e +123 mila).
- Secondo le CO nel secondo trimestre 2019 per il 38,8% delle posizioni lavorative attivate a tempo determinato si prevede una durata fino a 30 giorni (il 15,8% un solo giorno), il 33,7% da 2 a 6 mesi e soltanto l’1,8% delle attivazioni prevede oltre un anno (Figura 5). Per i lavori non stagionali, nel secondo trimestre 2019 rispetto a un anno prima aumenta l’incidenza sia delle durate brevissime sia quelle superiori all’anno.
- Secondo i dati Istat della Rilevazione sulle forze di lavoro prosegue a ritmi meno sostenuti l’aumento tendenziale dell’occupazione (+78 mila unità, +0,3%; Tavola 3) a cui si associa una diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-260 mila) e un aumento degli inattivi (+63 mila). Tra i giovani di 15-34 anni il tasso di occupazione continua a crescere, in termini sia congiunturali sia tendenziali. Rimane significativo l’impatto dell’invecchiamento della popolazione, che contribuisce a spiegare la crescita del numero degli occupati ultracinquantenni (Figura 3), indotta anche dall’allungamento dell’età pensionabile.
- Dopo quasi sei anni di continua crescita e aver raggiunto nel terzo trimestre 2018 la massima espansione (418 mila unità; Figure 7 e 8), il numero dei lavoratori in somministrazione nel secondo trimestre 2019 subisce una ulteriore riduzione tendenziale scendendo a 387 mila unità (-27 mila unità corrispondenti a -6,5% nei dati Inps-Uniemens).
- Nel secondo trimestre 2019 prosegue l’aumento tendenziale del numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti sulla base dei dati Inps-Uniemens (+15 mila unità rispetto all’analogo trimestre del 2018; Figura 7), con un tasso di crescita in rallentamento (+6,0% nel secondo trimestre 2019 rispetto a +8,4% nel primo trimestre 2019 e nel quarto 2018, al +8,9% nel terzo e al +16,0% nel secondo 2018; Figura 8).
- Il Contratto di Prestazione Occasionale e i titoli del Libretto Famiglia sono le due nuove forme contrattuali di lavoro occasionale introdotte a giugno 2017 in sostituzione del lavoro accessorio (voucher). Il Contratto di Prestazione Occasionale ha visto coinvolti, ogni mese, circa 20 mila lavoratori nel secondo trimestre 2019. La numerosità dei lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia è pari a circa 9 mila unità, con lievi oscillazioni mensili.
- Gli infortuni sul lavoro, accaduti e denunciati all’Inail, nel secondo trimestre del 2019 sono stati 137 mila (di cui 116 mila in occasione di lavoro e 21 mila in itinere), in calo del 2,5% (3.506 denunce in meno) rispetto all’analogo trimestre del 2018 (Tavola 1). Gli infortuni sul lavoro con esito mortale accaduti e denunciati all’Inail nel secondo trimestre del 2019 sono stati 212 (150 in occasione di lavoro e 62 in itinere), 6 in più di quelli del secondo trimestre del 2018 (Tavola 1).
- Le malattie professionali denunciate all’Inail e protocollate nel secondo trimestre del 2019 sono state 16.739, in aumento (+3,4%, 546 casi in più) rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente (Tavola 1).
Occupati, disoccupati e inattivi per genere ed età
In merito all’offerta, che include tutte le forme di lavoro autonomo e alle dipendenze, nel secondo trimestre 2019 l’occupazione stimata al netto degli effetti stagionali sulla base della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat è pari a 23 milioni 390 mila persone, in crescita su base annua (+0,3%, +78 mila) e rispetto al trimestre precedente (+0,6%, +130 mila). La disoccupazione si riduce in termini sia tendenziali sia congiunturali, mentre l’inattività è in aumento su base annua e in lieve calo rispetto a tre mesi prima (Tavola 3). A tali andamenti corrispondono l’aumento tendenziale (+0,4 punti) e congiunturale (+0,3 punti) del tasso di occupazione, il calo del tasso di disoccupazione in entrambi i confronti (-0,9 e -0,4 punti, rispettivamente) e la crescita tendenziale del tasso di inattività (+0,3 punti) che resta invece stabile a tre mesi di distanza.
Nei dati destagionalizzati il tasso di occupazione 15-64 anni (59,1%) torna ad essere il più alto della serie storica superando quello del secondo trimestre 2008 (58,8%), e il tasso di disoccupazione (9,9%) è il valore più basso dal primo trimestre 2012.
Nei dati di flusso aumentano le permanenze nell’occupazione, soprattutto per i giovani 15-34 anni. Tra i dipendenti a termine, oltre alla maggiore permanenza nell’occupazione, aumentano in maniera cospicua le transizioni verso il lavoro dipendente a tempo indeterminato.
In relazione al territorio, se nelle dinamiche congiunturali l’aumento dell’occupazione è più accentuato nel Mezzogiorno (+1,1%) in confronto al Nord e al Centro (+0,4% e +0,3%, rispettivamente), nei dati tendenziali alla crescita nel Nord e più lievemente nel Centro (+0,7% e +0,1%, rispettivamente) si contrappone, per il terzo trimestre consecutivo, il calo nel Mezzogiorno (-0,3%).
L’aumento dell’occupazione rispetto a tre mesi prima riguarda entrambe le componenti di genere mentre quello su base annua interessa soltanto le donne a fronte della stabilità per gli uomini. Anche la crescita del tasso di occupazione coinvolge entrambi i generi: la variazione positiva è simile in termini congiunturali e più intensa per le donne in confronto a un anno prima. La diminuzione del numero dei disoccupati e del relativo tasso è più accentuata per la componente femminile in entrambi i confronti; se le donne presentano una sostanziale stabilità tendenziale e congiunturale dell’inattività e del relativo tasso, per gli uomini i due indicatori aumentano rispetto a un anno prima mentre scendono su base trimestrale.
Nel secondo trimestre 2019, tra i giovani di 15-34 anni l’occupazione e il relativo tasso aumentano rispetto al trimestre precedente (+0,6%; +0,3 punti) mentre in termini tendenziali al calo del numero di occupati corrisponde il lieve aumento del tasso di occupazione; i disoccupati, sia nei valori assoluti sia nel tasso, diminuiscono in entrambi i confronti mentre il tasso di inattività sale su base annua e resta stabile rispetto a tre mesi prima. Nella classe di età 35-49 anni, malgrado il calo del numero assoluto di occupati in entrambi i confronti, il tasso di occupazione aumenta della stessa intensità sia rispetto a un anno sia a tre mesi prima (+0,2 punti). Prosegue, infine, la crescita del tasso di occupazione tra i 50-64enni sia su base annua sia rispetto al trimestre precedente.
D’altra parte, le variazioni assolute dei tre aggregati per classe di età risentono della dinamica della popolazione sottostante. Nel caso dei 35-49enni, ad esempio, a fronte di un calo di popolazione annuo del 2,3%, la variazione tendenziale nel numero di occupati è meno intensa (-2,0%), e sarebbe stata positiva (+0,3%) in assenza del calo demografico. Al riguardo, la Figura 4 mostra la variazione tendenziale per ciascuna fascia di età della popolazione e dei tre aggregati (occupati, disoccupati e inattivi); per tali aggregati viene riportata anche la variazione che si sarebbe avuta nell’ipotesi che a 12 mesi di distanza la numerosità della popolazione fosse rimasta invariata. Al netto della componente demografica, l’occupazione sarebbe aumentata per i 15-34enni e per i 35-49enni, e cresciuta in maniera meno marcata per gli over50. Riguardo alla disoccupazione, il calo sarebbe stato meno intenso per gli under 49 e più forte per i 50-64enni. Sempre al netto della componente demografica, l’aumento dell’inattività sarebbe stato più intenso per i 15-34enni, avrebbe riguardato anche i 35-49enni, mentre si sarebbe registrato un calo per i 50-64enni.
La simulazione tuttavia non include gli altri possibili effetti sottostanti alla diversa composizione per età della popolazione: dal numero di individui che concorrono per lo stesso lavoro, al diverso capitale umano impiegabile nel processo produttivo, alle differenti opportunità di incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Posizioni lavorative per tipologia di contratto dell’occupazione, settore di attività economica e classe dimensionale dell’impresa
La domanda di lavoro dipendente regolare, riferita all’intera economia, nei dati destagionalizzati delle Comunicazioni obbligatorie del Ministero del lavoro e delle politiche sociali mostra un aumento delle posizioni lavorative (+89 mila posizioni nel secondo trimestre 2019; Figura 1), a ritmi meno intensi rispetto al trimestre precedente (+123 mila). Tale incremento è dovuto esclusivamente alle posizioni a tempo indeterminato (+134 mila) che continuano la crescita iniziata nel primo trimestre 2018; dopo undici trimestri di aumento, per la seconda volta si riducono le posizioni a tempo determinato (-45 mila) anche se il numero di attivazioni a tempo determinato, 1 milione 985 mila (Tavola 2), rimane elevato. Le due dinamiche per tipologia di contratto sono influenzate dall’elevato livello delle trasformazioni a tempo indeterminato (+159 mila), contribuendo in modo complementare ad accrescere il numero di posizioni a tempo indeterminato e a diminuire quelle a termine (Figura 1).
Anche nei dati tendenziali le posizioni lavorative a tempo indeterminato presentano un significativo aumento sulla base dei dati delle CO (+471 mila), in accelerazione rispetto ai tre trimestri precedenti (+405 mila, +234 mila e +127 mila); una crescita analoga si osserva nei dati Inps (+469 nel secondo 2019, +412 mila, +254 mila e +123 mila rispettivamente nel primo trimestre 2019 e nel quarto e terzo 2018; Figura 1 e Tavola 1). Nei dati delle CO si riducono invece, per la seconda volta dopo undici trimestri, le posizioni a tempo determinato (-92 mila); il calo si accentua nei dati Inps (-198 mila) che comprendono anche il lavoro in somministrazione e a chiamata. Tali tendenze continuano ad essere influenzate dall’incremento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato dovuto da un lato all’allargamento della platea dei tempi determinati tra il 2017 e il 2018 e, dall’altro, sia all’esonero contributivo per i giovani fino a 34 anni sia agli effetti della legge 96/2018 (cosiddetto “Decreto dignità”), entrata in vigore da novembre 2018.
La crescita delle posizioni lavorative riguarda tutti i settori, in termini sia congiunturali sia tendenziali (Tavola 2). Le diverse entità dei flussi di attivazioni, cessazioni e trasformazioni sottostanti alle variazioni nette delle posizioni lavorative consentono di apprezzare le specificità settoriali. Nell’agricoltura, ad esempio, i flussi sono molto intensi e riguardano quasi esclusivamente le posizioni di lavoro a tempo determinato, per effetto del lavoro stagionale e discontinuo.
Sostanzialmente la stessa dinamica settoriale si riscontra per le posizioni lavorative dipendenti nelle imprese industriali e dei servizi (Istat, Rilevazione Oros); aumentate dello 0,3% su base congiunturale e dell’1,4% su base annua. Al netto della stagionalità, nel secondo trimestre 2019 il numero di posizioni si attesta a 12 milioni 867 mila registrando un nuovo massimo dal 2010 (inizio della serie storica), con l’industria e i servizi di mercato che toccano gli 11 milioni 743 mila posizioni. Le posizioni presentano una crescita congiunturale dello 0,2% nell’industria e dello 0,3% nei servizi; rispetto al secondo 2018 aumentano dell’1,3% nell’industria e dell’1,6% nei servizi. Le posizioni lavorative in somministrazione, dopo sei anni di crescita, continuano a evidenziare segnali di riduzione, via via più ampi, sia in termini congiunturali sia tendenziali, registrando una variazione di -2,9% sul trimestre precedente e di -3,4% su base annua (Tavola 4).
Secondo i dati Inps, nel secondo trimestre del 2019 il saldo tra le attivazioni e le cessazioni nel corso di un anno è positivo per tutte le classi dimensionali d’impresa (Tavola 5). L’incremento maggiore si riscontra nella classe fino a 9 dipendenti (+161 mila), quello minore nella classe 250 dipendenti e oltre (+16 mila).
Le durate previste all’attivazione dei contratti a tempo determinato
I contratti a tempo determinato si distribuiscono per durate previste molto diverse a seconda dei settori di attività, della stagionalità del lavoro e delle motivazioni sottostanti il loro l’utilizzo (ad esempio la sostituzione di lavoratori assenti). Sulla base dei dati delle CO, nel secondo trimestre 2019, ben oltre un terzo delle posizioni lavorative attivate prevedono una durata fino a 30 giorni (il 15,8% un solo giorno), il 33,7% da 2 a 6 mesi e soltanto l’1,8% oltre un anno (Figura 5). Nel settore dell’informazione e comunicazione (che include le attività cinematografiche, televisive ed editoriali) le assunzioni con durata prevista di un solo giorno incidono per quasi il 65,8% e il 18,7% risultano quelle da 2 a 7 giorni. Altri comparti caratterizzati da durate molto brevi sono quelli della pubblica amministrazione, istruzione e sanità, dove i contratti giornalieri incidono per il 26,5% mentre quelli da 2 a 7 giorni per il 24,3%. Anche negli alberghi e ristorazione le durate brevissime sono molto frequenti: il 23,8% dei rapporti attivati durano soltanto un giorno e l’11,3% da 2 a 7 giorni. Al contrario, nei settori dell’agricoltura, dell’industria in senso stretto, del commercio e dei trasporti è maggiore l’incidenza di contratti con durate previste di almeno sei mesi. D’altra parte, oltre alla diversa incidenza delle assunzioni a tempo determinato sul totale delle attivazioni (dal 99% in agricoltura a circa il 65% nell’industria e costruzioni), occorre tenere conto della presenza di altre forme di lavoro breve (lavoratori a chiamata, somministrati, lavoro occasionale) non incluse in queste elaborazioni. Peraltro, in determinati comparti – agricoltura, alberghi e ristorazione – c’è una considerevole variabilità delle durate nei quattro trimestri dell’anno dovuta alla rilevante incidenza del lavoro stagionale. L’incidenza di attivazioni a tempo determinato con durate previste comprese tra 61 e 180 giorni è molto più elevata per i rapporti stagionali (48,8% a fronte del 27,5% per le non stagionali); per contro, nel caso dei rapporti di lavoro non stagionali si osservano incidenze relativamente più elevate per le attivazioni con durate previste molto brevi (fino a 7 giorni; Figura 6).
Nel complesso, nel secondo trimestre 2019 emergono lievi differenze in confronto allo stesso trimestre dell’anno precedente, con variazioni tutte inferiori a un punto percentuale (la maggiore è quella delle assunzioni con durate previste di oltre un anno la cui incidenza passa da 0,9% a 1,8%). Distinguendo i contratti a tempo determinato in stagionali (che incidono per il 29% del totale) e non stagionali, questi ultimi presentano variazioni leggermente maggiori nel tempo: nel secondo trimestre 2019 rispetto a un anno prima aumenta l’incidenza sia delle durate brevissime sia di quelle superiori all’anno.
Lavoro a chiamata, somministrato e occasionale
Il lavoro a chiamata (intermittente) e quello in somministrazione sono tipologie contrattuali caratterizzate da una componente di stagionalità e da un’intensità lavorativa minore rispetto al lavoro standard. Dopo 23 trimestri di crescita, aver raggiunto il massimo nel terzo trimestre 2018 (418 mila unità) e in progressivo rallentamento negli ultimi tre trimestri del 2018, nel primo trimestre 2019 il numero dei lavoratori in somministrazione subisce una significativa riduzione tendenziale (-20 mila unità corrispondenti a -5,1%) che si accentua nel secondo trimestre 2019 (-27 mila unità, -6,5%; Figura 7). La perdurante fase di stagnazione dell’attività economica dalla seconda metà del 2018 ma soprattutto gli effetti della legge 96/2018 (Decreto Dignità) hanno spinto le imprese a ridurre le proroghe e i rinnovi oltre che ad aumentare le trasformazioni di rapporti somministrati a termine in rapporti a tempo indeterminato (staff leasing). Ciò è coerente anche con l’allungamento della durata media del numero delle giornate retribuite (da 21,2 del secondo 2018 al 21,8) che raggiunge il massimo della serie storica disponibile dal 2012.
Nel secondo trimestre 2019 prosegue l’aumento tendenziale del numero dei lavoratori a chiamata (+15 mila unità) ma rallenta ulteriormente il tasso di crescita (+6,0% rispetto a +8,4% nel primo trimestre 2019 e nel quarto 2018, al +8,9% nel terzo e al +16,0% nel secondo 2018; Figura 8). Dopo l’impetuosa crescita iniziata dal secondo trimestre 2017 (+76,1%), soprattutto a seguito dell’abrogazione del lavoro accessorio, negli ultimi cinque trimestri questa tipologia contrattuale è tornata a un andamento più regolare. Secondo i dati Inps, nel secondo trimestre 2019 i lavoratori a chiamata hanno svolto in media 9,9 giornate retribuite al mese.
A giugno del 2017, in sede di conversione del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50, il legislatore ha introdotto due nuove forme contrattuali destinate a regolare lo svolgimento di prestazioni di natura occasionale: il Libretto Famiglia (LF) e il Contratto di Prestazione Occasionale (CPO). Il primo riguarda i datori di lavoro persone fisiche non nell’esercizio di attività imprenditoriale o professionale, il secondo tutti gli altri soggetti (associazioni, fondazioni, imprese, pubbliche amministrazioni, ecc.).
La consistenza dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale (CPO), ha raggiunto a giugno 2019 circa 20 mila unità con un importo mensile lordo medio di poco inferiore a 250 euro. I lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF) nel secondo trimestre 2019 si sono attestati mensilmente a circa 9 mila unità, con un importo mensile lordo medio di circa 200 euro.
Denunce di infortunio sul lavoro e di malattia professionale Nel secondo trimestre del 2019, gli infortuni sul lavoro accaduti e denunciati all’Inail sono stati 137 mila (di cui 116 mila in occasione di lavoro e 21 mila in itinere), in calo del 2,5% (3.506 denunce in meno) rispetto all’analogo trimestre del 2018 (Tavola 1). In particolare, sono diminuiti gli infortuni in occasione di lavoro (3.642 denunce in meno, -3,0%) mentre sono aumentati quelli in itinere (136 casi, +0,6%). Per gli infortuni in occasione di lavoro il calo ha interessato sia l’agricoltura (-5,3%) sia le attività industriali (-3,9%) e dei servizi (-2,2%).
Gli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati all’Inail sono stati 212 (150 in occasione di lavoro e 62 in itinere), sei in più di quelli del secondo trimestre del 2018 (Tavola 1). Ad aumentare sono stati i casi in itinere (10 denunce in più) mentre quelli in occasione di lavoro diminuiscono di 4 unità. Con riferimento ai soli infortuni mortali in occasione di lavoro, il calo è concentrato nelle attività industriali (-16 casi) mentre si riscontrano aumenti in agricoltura (+6) e nei servizi (+5).
Nel secondo trimestre del 2019 le denunce di malattie professionali protocollate dall’Inail sono state 16.739, in aumento (+3,4%, 546 casi in più) rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente.
L’80% delle malattie professionali denunciate hanno interessato i settori di attività economica dell’industria e servizi per i quali si registra un incremento complessivo di 739 casi, in parte mitigato dal calo rilevato nelle gestioni agricoltura e per conto dello Stato.
Oltre la metà delle patologie denunciate è a carico del sistema osteomuscolare, seguite dalle malattie del sistema nervoso (soprattutto sindromi del tunnel carpale) e dell’orecchio (ipoacusie) (Tavola 6). Rispetto al secondo trimestre dell’anno precedente, a fronte di cali per le patologie del sistema nervoso (-9,9%), di quello respiratorio e per le ipoacusie (entrambi per oltre il 4%), si rileva la crescita di quelle osteomuscolari (+6,4%) e dei tumori (+6,1% denunce).
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