di Colin Anthony Groves
“Non c’è nessuno nella mia famiglia che abbia fatto qualcosa di sbagliato”, queste le parole di Joe Biden, il candidato democratico alla Casa Bianca, ex vice presidente Usa (ai tempi della presidenza di Obama) per difendersi dalle accuse e dalle insinuazioni sullo scandalo Ucraina, alla base dell’avvio dell’indagine per un possibile impeachment di Donald Trump. Biden e suo figlio Hunter chiamati in causa da Trump nella telefonata con il leader ucraino Volodymyr Zelensky, per avere informazioni particolari su di loro, non ci stanno vogliono chiarezza. Per Trump la richiesta di impeachment annunciata da Nancy Pelosi due giorni fa “è assurda”, “una delle tante ritorsioni orchestrate dai democratici, una caccia alle streghe”.
I Democratici alla Camera nel frattempo hanno mosso i loro primi passi concreti nell’indagine sull’impeachment del presidente scrive Ap, chiedendo tutti i documenti utili all’inchiesta. Il presidente della Camera Nancy Pelosi ha definito l’inchiesta sul presidente come un momento cupo per una nazione divisa. “Questo non è motivo di gioia”, ha detto su MSNBC. Ora se Trump abbia abusato o meno del suo potere d’ufficio per ricevere aiuto per le elezioni americane del 2020 è tutto da provare. Il tycoon in queste ore dice che la denuncia del whistleblower potrebbe essere il lavoro di “un agente partigiano”. Va anche detto però che un alto funzionario dell’amministrazione ieri ha confermato un dettaglio chiave a un informatore della CIA non identificato facendo notare che la documentazione relativa alla telefonata fatta da Trump al presidente ucraino era stata classificata in maniera differente dal solito, e messa in un’area di blocco, prova, a suo avviso, che “i funzionari della Casa Bianca avevano compreso immediatamente la gravità di ciò che aveva detto Trump lo scorso 25 luglio”. Intanto ora per evitare ulteriori fughe di notizie, ora il fascicolo con tutta la documentazione sulla quale è focalizzata l’attenzione di tutto il mondo è stato sigillato e protetto sotto la direzione degli avvocati del Consiglio di sicurezza nazionale di Trump.
Se nel corso della telefonata, pochi giorni dopo aver ordinato il congelamento dell’assistenza militare per l’Ucraina, Trump abbia spronato il nuovo presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy a cercare materiale potenzialmente dannoso sul rivale democratico Joe Biden e abbia offerto volontariamente l’assistenza del suo avvocato personale, Rudy Giuliani e del procuratore generale William Barr, è tutto da dimostrare, ripetono i repubblicani. Il comitato di intelligence della Camera potrebbe stilare un rapporto già per la prossima settimana. Pelosi ha aggiunto che stava pregando per il presidente: “Direi ai democratici e ai repubblicani: dobbiamo mettere il paese davanti al partito”.
Dimissioni di Volker
La querelle sul presidente americano ha già una vittima: Kurt Volker, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO che finito nella bagarre legata alla denuncia degli informatori sui rapporti del presidente Donald Trump con l’Ucraina, si è dimesso venerdì dal suo incarico di inviato speciale nella nazione dell’Europa orientale. La decisione, maturata in questi giorni, è stata ufficializzata al segretario di Stato Mike Pompeo ieri, venerdì 27 settembre.
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