di Chao Zeng
Domani Carrie Lam da governatrice guiderà una delegazione di Hong Kong in missione a Pechino per la partecipazione alle attività celebrative del primo ottobre, in vista dei 70 anni della fondazione della Repubblica popolare. Lam “sarà a capo di un gruppo di oltre 240 persone provenienti da diversi settori”, si legge in una nota del governo di Hong Kong: il suo “ritorno a Hong Kong è atteso nella serata del primo ottobre via Shenzhen”. La mossa creerà sicuramente tensioni e critiche nel mezzo delle proteste pro-democrazia contro il governo locale e di Pechino. D’altra parte la Lam come rappresentante di Hong Kong non potrebbe venire meno a un impegno di Stato così importante, questo è un fatto indiscutibile che va oltre la sua volontà personale del fare o non fare. In ogni caso chi continua a scendere nelle piazze, per protestare contro i poteri forti di Pechino oramai non vuole fare passare più nulla. “La governatrice prima promette e poi non mantiene quello che dice”, dicono alcuni manifestanti stanchi delle. troppe esitazioni, troppe le bugie, orchestrate per fare perdere tempo senza che nulla venga deciso e cambi per davvero.
D’altra parte l’unica che potrebbe avvero cambiare le cose è solo la Cina, come aveva detto Trump mesi fa, che però al momento, e si presume per molto tempo a meno che non accada qualcosa di davvero più importante e significativo, non ha alcun interesse a trattare con i facinorosi e preferisce lasciare la Lam in mezzo alla tempesta.
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