L’agitazione emotiva, la rabbia e i sentimenti feriti, causano stress e infelicità e non portano da nessuna parte. Disturbano la mente, la concentrazione e impediscono alle persone di concentrarsi, lavorare e vivere bene le loro giornate. Ecco perché a volte avere un certo grado di distacco emotivo fa bene. C’è però chi non è d’accordo e pensa che limare le proprie emozioni non sia la strada giusta. Così What-u per sapere il parere di un esperto in materia ha intervistato Enrico Gamba, psicoterapeuta, ipnoterapeuta e psicologo.
Il distacco emotivo serve davvero? A chi? E in quali casi?
«Dipende sempre dal contesto e dalla situazione specifica, ma in alcuni casi avere un buon distacco emotivo è essenziale. Ad esempio nella negoziazione dei conflitti, nella gestione di ruoli complessi, in ambito professionale più in generale ma anche nella relazione di coppia, con i figli o gli amici. Saper gestire bene le proprie emozioni senza farsi travolgere da esse può fare la differenza».
Distacco emotivo e consapevolezza, lei afferma che sono legati. Perché?
«Un sano distacco emotivo e la consapevolezza sono strettamente legati. Con sano distacco emotivo si intende la capacità di essere consapevoli dei propri stati interni ma di non essere travolti da essi. Più aumenta la mia consapevolezza di me stesso e degli altri, più aumenterà la mia capacità di gestire al meglio le mie emozioni nei diversi contesti».
Difficile regolare le emozioni, come si fa?
«Prima di tutto accorgendosene, imparando a riconoscerle. Spesso riusciamo a malapena a sentire la rabbia. Dovremmo invece imparare ad ascoltarci, a essere presenti a noi stessi e a ciò che accade dentro di noi. Crescendo in consapevolezza e presenza possiamo sempre più sviluppare quelle funzioni cognitive superiori che ci permettono di autoregolare i nostri stati interni».
Essere distaccati significa non essere più spontanei o anaffettivi?
«Al contrario, significa vivere più intensamente le nostre emozioni, vivendole appieno ma senza permettere ad esse di prendere il sopravvento e metterci in difficoltà. Per usare la frase di un vecchio slogan pubblicitario “la potenza è nulla senza controllo”. Posso provare emozioni molto intense, ma se non imparo a riconoscerle e a incanalarle verso sentieri più sani e consapevoli potrei non riuscire a portarle davvero nella relazione, a essere così effettivamente me stesso».
Quali sono i comportamenti socialmente (nella coppia e sul lavoro) negativi? (… ansia da prestazione, senso di inferiorità che ti porta sempre ad eccedere nel quantitativo di informazioni che fornisci al partner al capo per conquistare la sua stima …)
«Diversi, di certo ansia da prestazione e quant’altro possono metterci molto in difficoltà. Se dovessi usare una macro-categoria potrei dire tutti quei comportamenti asincroni che anziché portarmi più vicino all’altro e a me stesso creano separazione e divisione. Essere scontrosi, evitare una comunicazione funzionale, evitare in generale l’altro, evitare un confronto chiaro sui temi importanti, prendersela sul personale anziché rimanere sui contenuti, aggredire, alzare sempre la voce, cambiare continuamente argomento. Questi e molti altri sono tutti comportamenti o atteggiamenti che ci allontanano dalla relazione. La conseguenza è in genere negativa».
Sul suo sito ha scritto “La vera libertà non si basa sul dominio del mondo esterno, ma sulla conquista di quello interno” lapalissiano chiederlo, ma perché?
«Perché se non so dominare me stesso sono solo uno schiavo. Conquistare la mente è di certo uno degli obiettivi più ambiziosi della vita umana. È come avere una bellissima auto. Io posso studiare dei tragitti incredibili e preparare viaggi grandiosi, ma se poi non so guidarla non arrivò molto lontano».
Come si acquisisce e sviluppa il distacco emotivo?
«Una delle pratiche che si è visto essere più utile è di certo la Mindfulness, una pratica di consapevolezza che aiuta nel tempo ad essere meno reattivi nelle diverse situazioni della vita. In generale, come per tutte le cose, serve allenamento. Anziché essere reattivi dovremmo darci il tempo di riflettere, di permettere al sangue di defluire nuovamente verso le regioni corticali superiori e poi nel caso reagire con consapevolezza».
Ci sono delle persone più portate e altre meno?
«Si, questo dipende molto dagli apprendimenti del passato, dai modelli familiari, dalle esperienze precedenti e dalla predisposizione di ciascuno. In generale la calma è tuttavia una virtù che può essere coltivata».
Chi proprio è negato?
«Deve fare una scelta».
Il rischio di coltivare il distacco emotivo quale potrebbe essere per alcuni soggetti?
«Se parliamo di “sano distacco emotivo” non vi sono grossi rischi. L’unico studiato nell’ambito delle organizzazioni in riferimento alla Mindfulness è emerso da una ricerca di qualche anno fa secondo cui i dipendenti impegnati a meditare tendevano a essere meno competitivi di altri, tuttavia nel lungo tempo penso che i profitti non potranno far altro che aumentare nei tanti ambiti di vita. Se riesco a restare calmo, sereno, consapevole e vivere le mie emozioni con equilibrio, difficilmente, nel tempo, potrò incorrere in grandi problemi».
Una ricetta ideale per diventare manager di successo o vivere la vita, i rapporti sociali con maggiore serenità?
«È difficile dare una risposta esaustiva ma di certo è fondamentale continuare a lavorare sulla nostra intelligenza emotiva, sviluppare, giorno per giorno, sempre più quelle competenze indispensabili per gestire sempre meglio le situazioni della nostra vita. Competenze personali grazie alle quali riconoscere sempre più i nostri stati interni e imparare a gestirli e competenze sociali che ci permettono di vivere con sempre maggiore serenità le interazioni di ogni giorno».
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