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SOSPESO A UN FILO IL PIANO PER LA BREXIT DI JOHNSON


Il primo ministro britannico Boris Johnson mentre lascia Downing Street 
(Foto AP / Kirsty Wigglesworth)

di Colin Anthony Groves

L’ultima carta del primo ministro Boris Johnson si intuisce leggendo un suo tweet, dove lui scrive che “ci deve essere “nuovo accordo o nessun accordo – ma nessun ritardo”, facendo eco alle parole che ha usato nel suo discorso della conferenza del partito a Manchester mercoledì. I negoziati sulla Brexit si sono quasi fermati ed ora sembra sempre più probabile che Johnson non riesca a rispettare la scadenza per un accordo stabilito in quello che chiama “atto di resa”.

Un operaio sta lavorando fuori dal quartier generale della Commissione europea a Bruxelles, venerdì 4 ottobre 2019. Da venerdì il negoziatore britannico sulla Brexit David Frost sta proseguendo i negoziati tecnici presso il quartier generale dell’UE cercando di trovare una svolta per i negoziati sul divorzio tra Regno Unito e UE in stallo. 
(Foto AP / Francisco Seco)

Fonti UE hanno affermato che sussistono notevoli dubbi sul fatto che esistano basi per tali discussioni, data l’insistenza di Johnson sull’esistenza di una frontiera doganale sull’isola d’Irlanda perché il”blocco di Stormont” previsto nella proposta è impraticabile. Ora occorre solo vedere quale proposta riuscirà a partorire Johnson il 17 ottobre, giorno della riunione del Consiglio. La legge sull’Unione europea (ritiro) (n. 2), elaborata dai parlamentari ribelli e approvata dal parlamento, afferma che se Westminster non accetterà un accordo sulla Brexit entro il 19 ottobre, il primo ministro dovrà scrivere all’UE in cerca di una proroga per l’articolo 50 fino al 31 gennaio.

Gli attivisti hanno intentato un’azione legale per costringere Johnson a regolarsi in base ai dettami della Benn Act, anche se fonti ben informate Downing Street fanno sapere che Johnson avrebbe già aver trovato una scappatoia nella legge che gli permetterà di andarsene dall’UE il 31 ottobre probabilmente seguendo la linea del “come what may”.

Alcuni addetti ai lavori del governo hanno suggerito che per affrontare la sfida del partito Brexit, i conservatori dovrebbero promettere di “fare un affare ancora più duro” di quello che il primo ministro sta attualmente offrendo a Bruxelles. I ribelli Backbench, che hanno redatto il disegno legge Benn, speravano di evitare una Brexit senza affare, ma Johnson li ha accusati con rabbia di aver indebolito la posizione negoziale del governo.

Il capo negoziatore della Brexit dell’Unione Europea, Michel Barnier, sale su una scala mobile durante una riunione presso l’edificio Europa a Bruxelles, giovedì 3 ottobre 2019. Diversi leader dell’Unione Europea hanno dichiarato che le misure presentate dal Primo Ministro britannico Boris Johnson potrebbero non essere all’altezza delle concessioni necessarie per stipulare un accordo che consentirebbe a entrambe le parti di separarsi con un accordo amichevole alla fine del mese. 
(Foto AP / Virginia Mayo)

Venerdì a Bruxelles, una portavoce della Commissione europea ha fatto sapere al termine di numerose discussioni con il Regno Unito, che un parere alle proposte del Regno Unito c’è già. “Ci incontreremo di nuovo lunedì per dare al Regno Unito un’altra opportunità di presentare le sue proposte nel dettaglio, aggiungendo che le proposte non “forniscono una base per la conclusione di un accordo”, scrive The Guardian.

Alcuni giorni fa, in una drammatica inversione di tendenza, tutti i parlamentari euroscettici che hanno sempre respinto i 3 tentativi, ora sembrerebbero pronti ad avallare le proposte. Diversi ex Tories – cacciati dal partito il mese scorso per aver votato per bloccare No Deal – hanno dichiarato di essere pronti al come back. Un anziano parlamentare laburista ha predetto che fino a 30 dei suoi colleghi di partito potrebbero essere persuasi a sostenere l’affare del sig. Johnson, sebbene altre fonti suggerissero che il numero reale sarebbe stato probabilmente inferiore.

Il progetto Brexit di Boris Johnson sta raccogliendo accoliti a Westminster molti parlamentari “prima contro” hanno detto di essere pronti a rinunciare all’opposizione purché si raggiunga un accordo

Il progetto di Johnson quindi pare stia raccogliendo nuovi accoliti e il sostegno di nuovo parlamentari.  Ora ci si sono il DUP, i conservatori che erano precedentemente contrari e alcuni parlamentari laburisti di larghe vedute che pare siano intenzionati a formare una maggioranza piuttosto solida”

Regno Unito “sull’orlo della recessione”

La Gran Bretagna è sull’orlo della recessione. Un’istantanea sull’economia ha fatto emergere molti segnali negativi nel settore dei servizi, che copre vaste aree dell’economia dalle banche agli hotel e ai ristoranti, e che ha mostrato una lettura peggiore del previsto di 49,5 a settembre, registrando un calo del 50,6% di agosto. Segnali ancora più negativi si sono registrato nell’industria manifatturiera. Chris Williamson, di IHS Markit, che ha compilato il rapporto, ha dichiarato: “L’indagine indica che il prodotto interno lordo sta diminuendo dello 0,1 per cento nel terzo trimestre, il che, a seguito di un declino nel secondo trimestre, significherebbe che il Regno Unito sta affrontando un elevato rischio di recessione “.Il PIL britannico è calato dello 0,2 per cento da aprile a giugno e molte aziende molto preoccupate vedono la recessione oramai alle porte.

Ora l’unica strada possibile per Boris è quella di ottenere un “voto indicativo” sui piani per dimostrare a Bruxelles che il Primo Ministro può ottenere un accordo attraverso il Parlamento, questo potrebbe essere l’unico suo attuale punto di forza, visto l’ostilità di Dublino. Johnson a sorpresa ha anche detto che sarebbe disposto a prendere in considerazione ulteriori concessioni se Bruxelles accettasse di impegnarsi seriamente nei prossimi giorni. Johnson ha esortato i parlamentari a “riunirsi nell’interesse nazionale alla base di questo nuovo accordo”. E ha detto: “L’obiettivo di questo governo è sempre stato quello di partire con un accordo e queste proposte costruttive e ragionevoli mostrano la nostra serietà di intenti. Non forniscono tutto ciò che avremmo voluto, rappresentano un compromesso, ma rimanere prigionieri di posizioni esistenti significa diventare una causa di stallo piuttosto che di svolta. Abbiamo fatto un autentico tentativo di colmare l’abisso, di conciliare l’apparentemente inconciliabile e di fare il miglio supplementare col passare del tempo.”

Il premier irlandese Leo Varadkar è stato accusato di aver fatto “deragliare” qualsiasi prospettiva di un accordo sulla Brexit dopo aver detto assolutamente no al piano di Boris Johnson. In una recente conferenza stampa ha affermato che la proposta Brexit del Primo Ministro “non è all’altezza per una serie di aspetti” e ha affermato che il popolo britannico ora vuole rimanere nell’UE. Poi ha aggiunto che c’erano solo cinque modi per evitare un confine duro in Irlanda, tra i quali la riunificazione irlandese e il rovesciamento della Brexit. Varadkar ha anche messo in dubbio il modo in cui le proposte dell’onorevole Johnson, che includono controlli doganali, potrebbero essere attuate. Insomma ora occorre solo attendere per sapere che cosa risponderà Bruxelles all’ultimo tentativo di Boris. Altrimenti l 31 ottobre la Gran Bretagna “farà le valigie” e lascerà l’Unione europea, con o senza accordo. “Dopo dieci anni di campagne, tre anni di discussioni e mesi di rinvii senza senso, mancano ormai 25 giorni al momento in cui l’appartenenza del Regno Unito all’Ue giungerà al termine. Il 31 ottobre faremo le valigie e ce ne andremo. Ora si tratta solo di vedere se Bruxelles ci saluterà con un accordo gradito da entrambe le parti o se saremo costretti ad andarcene per conto nostro”, scrive l’ex ministro degli Esteri, scaricando sull’Unione europea la colpa di un eventuale no-deal. Responsabilità che Bruxelles non intende affatto assumere. Proprio ieri ad un evento organizzato da Le Monde a Parigi il capo negoziatore europeo Michelle Barnier, riporta Ansa.it, ha detto chiaramente che una Brexit “sarebbe una scelta del Regno Unito”.



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