di Colin Anthony Groves
“Il Regno Unito ha fatto un’offerta importante, ma è tempo che la Commissione Ue mostri la volontà di scendere a compromessi. In caso contrario sarà no deal, usciremo senza accordo”, questo è il messaggio che arriva dal 10 di Downing Street, rappresentato oggi a Bruxelles da David Frost ed il suo team di negoziatori per andare avanti nelle trattative con l’Ue. Peccato però che di compromessi l’Ue non ne voglia proprio sentire parlare, come di un eventuale rinvio oltre il 31 ottobre. Insomma, per dirla breve, la voce grossa di Johnson ha solo sortito l’effetto di far fare spallucce al destinatario. E se c’è uno che invece si deve preoccupare è proprio il premier che se entro due settimane non troverà un accordo di divorzio con Bruxelles, sarà fuori dai giochi senza alcun accordo e possibilità di tornare indietro. insomma per dirla all’inglese “Don’t count your chickens before they are hatched!”, ossia non dare per scontato di avere delle risorse, finché non le hai in mano altrimenti il rischio è di fare una grande figuraccia di fronte a tutto il Paese. Nel frattempo un giudice della Court of Session di Scozia ha respinto l’istanza presentata al riguardo da attivisti e politici pro Remain che chiedevano una sorta di verdetto anticipato sull’obbligo del premier Tory di rispettare la cosiddetta legge anti-no deal approvata su impulso delle opposizioni al Parlamento britannico. Insomma Boris nonostante sia esposto ai 4 venti sembra cadere sempre in piedi e tra l’altro, continua a decantare le sue proposte di accordo sulla Brexit come “generose”, “eque” e “ragionevoli”, sollecitando l’Ue a impegnarsi in negoziati “di sostanza” e a “entrare nei dettagli” sui nodi che Bruxelles giudica tuttora irrisolti. “Le nostre proposte sono molto eque, molto ragionevoli e molto generose”, ha affermato il premier Tory britannico, a margine di una visita in un ospedale di Watford, rispondendo a reporter che gli chiedeva della reazione fredda dell’Ue. Ha poi aggiunto che esse fra l’altro rispettano quanto prescritto “dall’accordo di pace del Venerdì Santo” sulla necessità di un confine senza barriere fra Irlanda del Nord e Irlanda. Aggiungendo: “Noi diciamo ai nostri amici europei… che noi ora attendiamo di sapere cosa pensano. E che se loro hanno problemi su alcuna di queste proposte, ebbene li tirino fuori e li discutano con noi nei dettagli”. Il nostro ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, su Twitter ha scritto: “Lavoriamo per una Brexit ordinata e la tutela dei diritti dei cittadini e delle imprese italiane in Gran Bretagna”.
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