di Alper Demir
Ieri le forze turche e gli alleati siriani hanno conquistato la città di Tel Abyad, nel nord della Siria, dove Ankara ha lanciato un’offensiva contro le milizie curde. Si tratta della più grande città finora conquistata dalle forze turche dall’inizio della loro offensiva, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha anche fatto sapere che le forze curdo-siriane si sono accordate con la Russia per consentire all’esercito governativo siriano di entrare in altre due località chiave nell’est siriano, ancora controllate dalle forze curde, per respingere l’offensiva turca in corso nell’area Manbij e a Ayn Arab (Kobane in curdo), rispettivamente a ovest e a est dell’Eufrate.
Ieri molti soldati americani presenti nel nord-est della Siria si sono ritirati dalla loro base vicino alla cittadina di Ayn Arab/Kobane, lungo la frontiera turco-siriana, a seguito di intensi bombardamenti di artiglieria turchi.
Nella tarda serata di domenica, il segretario alla Difesa Mark Esper ha dichiarato che il presidente Donald Trump ha ordinato alle truppe statunitensi nel nord della Siria di iniziare a ritirarsi “nel modo più sicuro e rapido possibile” visto che la zona di combattimento di ora in ora sta diventando sempre più instabile. Centinaia di sostenitori dell’IS sono fuggiti da un campo di concentramento tra scontri tra forze a guida turca invasori e combattenti curdi e questo è un triste risultato perché è come se i 5 anni di collaborazione tra combattenti siriani curdi e arabi per garantire una sconfitta duratura del gruppo dello Stato islamico fossero stati buttati via in pochi giorni. Gli Stati Uniti hanno impiegato circa 1.000 truppe nella Siria nord-orientale alleate con le forze democratiche siriane guidate dai curdi per combattere l’IS. In precedenza il Pentagono aveva ritirato circa 30 di queste truppe dalla zona di attacco turca lungo il confine. E ora con un’escalation di violenza, un allargamento dell’incursione turca e la prospettiva di un conflitto in profondità, il ritiro sembra inevitabile.
Il ministro della difesa e capo del Pentagono Usa Mark Esper non ha detto che le truppe statunitensi si stanno ritirando completamente dalla Siria, precisando che l’unica altra presenza americana in Siria è nella guarnigione di Tanf, vicino al confine orientale della Siria con la Giordania. Ma a suo dire, poiché le truppe statunitensi e della coalizione non sono coinvolte nella missione curda, è da escludere che si uniscano ai combattimenti.
Molti sono coloro che ora dicono che gli Stati Uniti abbiano tradito i curdi ritirandosi di fronte all’invasione della Turchia, ma Esper, riferisce Ap, ha affermato che l’amministrazione Usa non ha avuto altra scelta quando una settimana fa ha saputo dal presidente Erdogan che voleva andare avanti con un’offensiva militare. Esper ha detto che i curdi sono stati buoni partner, ma gli Stati Uniti in questa vicenda, hanno preferito non prendere posizione tirandosi indietro dalla guerra con i turchi. Ragione per cui poi i curdi si sono rivolti al governo siriano e alla Russia per assistenza militare, complicando ulteriormente il campo di battaglia.
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