di Miguel Gómez
È salito a 54 persone il numero delle persone arrestate e a 182 quello dei feriti, questi gli ultimi numeri del il bilancio delle proteste di ieri sera a Barcellona, secondo quanto riferisce El Pais. Dopo la massiccia manifestazione di ieri, per la quale si parla di 750.000 partecipanti, le strade della città ora cercano di ritornare alla normalità dopo i gravi incidenti registrati. La tensione politica tra il governo e la Generalitat cresce in una settimana dominata dalle rivolte in Catalogna. Il presidente Quim Torra che durante la settimana non ha mai speso parole di sdegno per la violenza nelle strade catalane, attribuendo la colpa dei disordini agli “infiltrati”, oggi ha chiesto di parlare con il presidente della centrale esecutivo in carica, Pedro Sánchez, per chiedere un incontro per discutere delle manifestazioni di massa di venerdì, senza però ricevere alcuna risposta. E il motivo è semplice. Per farlo, prima Torra dovrà condannare fermamente la violenza, poi potrà parlare con Sanchez.
Pedro Sánchez continua a difendere il suo favore al dialogo, ma non a parlare di un referendum e di autodeterminazione, come chiede Torra, scrive El Pais. “Il governo spagnolo è sempre stato a favore del dialogo nel rispetto della legge. Prima la legge e poi dialogo”, queste le parole de La Moncloa . Il governo spagnolo ha ribadito che il problema della Catalogna non è l’indipendenza, che non si verificherà, perché non è legale, né la vuole la maggior parte dei catalani, ma la coesistenza. E poi il referendum che vuole a tutti i costi Torra, pare non lo vogliano proprio tutti visto che all’interno dello stesso governo catalano, c’è chi crede che la corsa all’indipendenza sia definitivamente rotta, e la prova è che ERCH, ha dichiarato pubblicamente che non seguirà Torra nel suo piano per cercare un nuovo referendum di autodeterminazione.
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