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BELLOTTO IN MOSTRA A LUCCA IL SUO CELEBRE DIPINTO DELLA CITTÀ E I 5 DISEGNI MAI VISTI ASSIEME


Bellotto, Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, 1740
olio su tela, 50,8 x 72 cm
York, City Art Gallery
(© York Museums Trust)
Bernardo Bellotto, Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, 1740
penna e inchiostro bruno, 25,3 x 36,8 cm
Londra, British Library
Bernardo Bellotto, La cattedrale di San Martino dalla parte absidale
con il campanile, Lucca, 1740
penna e inchiostro bruno su traccia di matita, 24,7 x 36,7 cm
Londra, British Library

di Beatrice Malavoglia

La mostra dedicata al pittore veneziano Bernardo Bellotto (1722-1780), nipote di Canaletto, è un’occasione unica per ammirare alcune opere preziosissime e rare mai viste insieme, tra cui il più importante dipinto della storia avente come soggetto la città di Lucca, capolavoro di Bellotto, e cinque suoi disegni, sempre di soggetto lucchese, prestati straordinariamente dalla British Library.

Realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca, con l’apporto speciale del suo presidente Alberto Fontana, in carica dal 7 maggio 2018, e dello storico delle arti, organizzatore culturale, curatore e docente universitario Paolo Bolpagni, grazie al supporto di Banco BPM come main partner, la mostra, il cui allestimento è firmato dalla nota architetta veneziana Daniela Ferretti, sta riscuotendo un grande successo e resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2020.

I più recenti studi archivistici hanno permesso di datare questo viaggio di Bellotto, uno dei temi più affascinanti del vedutismo settecentesco, in Toscana al 1740, due anni prima rispetto a quanto si ritenesse, evidenziandone così l’importanza come manifesto della precocità dell’artista, allora diciottenne. La documentazione riscoperta consente anche di vedere in lui il pioniere della pittura di veduta a Firenze e a Lucca, al servizio dell’aristocrazia toscana.

Il viaggio di Bellotto fu patrocinato dal conoscitore e antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo, in stretto contatto con i più importanti collezionisti toscani. Bellotto ebbe peraltro occasione di vedere a Lucca quattro magnifiche vedute di Venezia di suo zio Canaletto, commissionate nel 1725 da Stefano Conti. Questa fitta rete di relazioni artistiche, che assicurò il successo del giovane pittore, è illustrata in mostra da una serie di documenti originali dell’epoca: libri, lettere, ricevute di pagamento per commissioni di opere, provenienti dalla Biblioteca Statale di Lucca.

Bellotto iniziò la sua formazione nello studio di Canaletto quando quest’ultimo era al culmine della sua fama, alla fine degli anni Trenta del Settecento e assorbì i modelli e le tecniche compositive dello zio con una capacità di emulazione tale da ingannare gli stessi contemporanei. L’eredità del maestro è alla base di tutta la sua opera, ma non appena il giovane Bellotto iniziò a viaggiare fuori da Venezia , e il soggiorno in Toscana è il primo e fondamentale a questo riguardo, sviluppò il suo stile espressivo in maniera originale, accentuando il rigore prospettico e il realismo della rappresentazione.

«Una concorrenza di idee coraggiose e brillanti», ha detto Bożena Anna Kowalczyk, curatore della mostra, tra i maggiori studiosi di Canaletto e Bellotto, «è all’origine del viaggio di Bellotto a Firenze nel 1740. La prima, e fondamentale, è quella architettata dal marchese Andrea Gerini (1692-1766) con il conoscitore e antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo (1680-1767), suo amico e consigliere, di dare vita al vedutismo fiorentino. La seconda è quella di conferire al nascente vedutismo fiorentino del Settecento la modernità illuminista di Canaletto, invitando a Firenze il suo nipote e allievo Bernardo Bellotto, come maestro di prospettiva e tecnica pittorica, riconoscendone, benché giovanissimo, il genio».

Il focus di questa mostra è il nucleo di vedute di Lucca, con il dipinto che raffigura piazza San Martino proveniente dalla York City Art Gallery e i cinque disegni di diversi luoghi intorno alla cattedrale e alla chiesa di Santa Maria Forisportam eccezionalmente concessi dalla British Library. Questo gruppo di opere, mai esposte insieme – i disegni, incollati in un album del primo Ottocento già di proprietà del re Giorgio III d’Inghilterra, e poi di Giorgio IV, saranno per la prima volta staccati – fornisce una documentazione straordinaria della città di Lucca nel Settecento.

«I cinque disegni di Lucca e il dipinto Piazza San Martino con la cattedrale del museo di York – afferma il curatore Bożena Anna Kowalczyk– «costituiscono l’unica documentazione nota del viaggio di Bellotto nella città toscana. La stretta vicinanza stilistica e tecnica del dipinto di Lucca alle due vedute di Firenze, eseguite con dimensioni simili, rare per l’artista, L’Arno al Tiratoio con il Ponte Vecchio e L’Arno dalla Vaga Loggia, con San Frediano in Cestello, di collezione privata, che si confermano commissionate da Gerini, eseguite dunque nell’estate 1740 –, indica una data del viaggio di poco successiva, a settembre o a ottobre di quell’anno; Piazza San Martino con la cattedrale riprende inoltre, perfezionandola, la composizione prospettica e luministica della Piazza della Signoria, Firenze, nel 1741 registrata nella collezione di Riccardi, amico strettissimo di Gerini».

Bernardo Bellotto, L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia, Firenze, 1740
olio su tela, 62 x 90 cm
Budapest, Szépmúvészeti Múzeum

Il rapporto di Bellotto con la Toscana però non è solo artistico, è anche affettivo: il fratello Michele è un importante tipografo che da Firenze passa poi al servizio del vescovado ad Arezzo; il più giovane, Pietro, viaggia con lui ed è un promettente pittore; la madre Fiorenza, sorella di Canaletto, si trasferisce anche lei ad Arezzo. Bellotto arriva a Lucca, probabilmente sempre grazie a Zanetti e Gerini e all’intervento di un misterioso collezionista, certamente un personaggio un nobile lucchese di dimensione europea, forse uno degli illuminati sostenitori di Pompeo Batoni, come Francesco Conti, nipote di Stefano, celebre collezionista di Canaletto e Carlevarijs, a contatto con i marchesi Gerini e Riccardi. «Certo è che Bellotto a Lucca lavora da privilegiato», spiega ancora il curatore Bożena Anna Kowalczyk , «un giovane pittore innovativo, all’avanguardia, che descrive la cattedrale e la sua struttura, al centro della curtis aeclesiae della città e, ricercando quattro punti di vista diversi, si muove liberamente tra le stanze dell’arcivescovado, sale persino sul tetto, accede al piano nobile del palazzo Bernardi e s’affaccia alla finestra della chiesa di San Giuseppe. Il solo dipinto eseguito, Piazza San Martino con la cattedrale, rimane in una collezione lucchese almeno fino ai primi anni dell’Ottocento, per apparire solo alla fine del secolo in Inghilterra, ammirato e copiato da artisti locali, l’unica emblematica veduta della Lucca del Settecento».

Il dipinto di Lucca risulta quindi l’unica veduta dipinta a Lucca, di straordinaria bellezza e armonia, con una luce argentata che diventerà poi la cifra stilistica dell’artista.

Prospetticamente ricorda le opere dello zio Canaletto, ma variano il taglio della composizione, la vivacità del tocco, le figure con le ombre allungate dai netti profili, il cielo con nuvole soffici: Bellotto crea un’atmosfera particolare e unica. Si tratta di un capolavoro assoluto, di cui non si è mai stato noto il committente ufficiale.

Accanto alle opere di soggetto lucchese sono inoltre presentate in mostra alcune delle vedute conosciute di Firenze realizzate da Bellotto durante e a seguito della sua visita in Toscana, come Piazza della Signoria, Firenze e L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia, entrambe del 1740, provenienti dal Szépmúvészeti Múzeum di Budapest; L’Arno verso il Ponte Vecchio, Firenze e L’Arno verso il ponte alla Carraia, Firenze, ambedue del 1743-1744, prestate dal Fitzwilliam Museum di Cambridge; e il disegno a penna e inchiostro Capriccio architettonico con un monumento equestre del 1764, dal Victoria & Albert Museum di Londra, che documenta la visita di Bellotto a Livorno.

Sono inoltre esposti anche altri magnifici dipinti di Luca Carlevarijs, altro vedutista tra i primi pittori veneziani collezionati dal nobile mercante Stefano Conti (1654-1739), di Giuseppe Zocchi (1717-1767), pittore di casa Gerini di cui in mostra è esposto il ritratto di Gerini e Zanetti, e di alcuni anonimi ma talentuosi artisti che, a Lucca, eseguirono copie dell’eccezionale veduta di piazza San Martino realizzata da Bellotto, a testimonianza della ricaduta che la presenza fondamentale di quest’opera ebbe in città.

Altro manufatto di grande valore e interesse per i visitatori è la camera ottica in legno, vetro e specchio usata da Canaletto e concessa in prestito dal Museo Correr di Venezia.

Per avere uno sguardo contemporaneo sul celebre quadro di Bellotto su piazza San Martino sono stati chiamati due giovani fotografi selezionati grazie alla collaborazione con il Photolux Festival di Lucca (16 novembre – 8 dicembre 2019): Jakob Ganslmeier (Monaco di Baviera, 1990) e Jacopo Valentini (Modena, 1990), ospitati “in residenza” estiva alla Fondazione Ragghianti. Alla fine del percorso della mostra sono esposti i loro lavori, realizzati negli stessi luoghi che Bellotto vide nel 1740.

Bernardo Bellotto 1740

Viaggio in Toscana

Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti

Lucca, Complesso monumentale di San Micheletto

fino al 6 gennaio 2020

Il catalogo pubblicato da Silvana Editoriale ed Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte è stato realizzato dal curatore Bożena Anna Kowalczyk



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