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MANOVRA, BRUXELLES DICE: “NON RISPETTA IL PARAMETRO DELLA RIDUZIONE DEL DEBITO 2020”


Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli esteri Luigi Di Maio

di Matteo Ciacci

Intesa in extremis nella notte sulla correzioni alla manovra mentre arriva la lettera di Bruxelles che chiede chiarimenti all’Italia sulle misure.

La Commissione Europea “prende nota della richiesta dell’Italia nel documento programmatico di bilancio di fare uso della flessibilità prevista dal braccio preventivo del patto di stabilità per tenere conto dell’impatto sul bilancio di eventi eccezionali. La Commissione Europea, e più avanti il Consiglio, condurranno una valutazione accurata dell’applicazione” della flessibilità, “considerando i criteri di eligibilità”. Lo scrivono il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici, nella lettera inviata al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per chiedere maggiori dettagli sul Draft Budgetary Plan, il documento programmatico di bilancio, per il 2020.

Nella lettera i due commissari scrivono di prendere atto che il Dpb “non rispetta il parametro della riduzione del debito nel 2020”. La Commissione Europea chiede al governo italiano maggiori dettagli “sulla precisa composizione delle variazioni del saldo strutturale e sugli sviluppi della spesa” pubblica, si legge.

Approfondimenti che – scrive Bruxelles – dovranno arrivare entro domani, “per consentire alla Commissione di tenerli in considerazione prima di dare l’opinione formale” sulla manovra”. 

Il piano italiano – si legge nel testo – “non rispetta il target di riduzione del debito per il 2020. La bozza prevede un peggioramento del deficit strutturale di 0,1% del Pil, “che manca il raccomandato aggiustamento strutturale di 0,6%”, e “un aumento della spesa dell’1,9%, che eccede la riduzione raccomandata di almeno lo 0,1%”. Elementi che “appaiono non in linea” con le raccomandazioni, puntando ad un rischio di deviazione significativa” dallo “sforzo raccomandato”.

La Commissione Ue “prende nota della richiesta italiana di utilizzare la flessibilità prevista” dalle regole del Patto “per prendere in considerazione gli effetti sul bilancio degli eventi eccezionali”, e “farà un’analisi approfondita della domanda, considerando i criteri di eleggibilità”.

Insomma non si può ancora scrivere la parola fine sugli accordi presi sul decreto fiscale che dopo un intenso “round” di confronti notturni, ha ancora molti punti da definire, dalle partite Iva, restano divergenze sulla stretta alla flat tax, al carcere per gli evasori, al tetto al contante e alle multe per chi non faccia pagare con pos.

E poi che dire del “superbonus della Befana”, nelle casse risulta ci siano disponibili 3 miliardi,  per il quale Conte si è battuto molto, che come la lotteria Italia del 6 gennaio premierà solo coloro che avranno effettuato spese solo con carte e bancomat a partire da luglio 2020.

Dopo gli scontri durissimi tra Di Maio e Conte i due sembra siano arrivati a una tregua. Di Maio su alcuni punti della manovra i giorni scorsi era stato irremovibile su alcuni punti: “O le cose si fanno o non esiste ancora la manovra. La prima misura da attuare è il carcere agli evasori e la confisca per sproporzione. La seconda che mette le mani in tasca ai commercianti che non utilizzano il POS, sono d’accordo ma solo se gli abbattiamo i costi del POS, i costi delle carte di credito, perché altrimenti rischiamo di trovarci in una situazione in cui stiamo introducendo una nuova tassa per i commercianti non una multa. Il terzo punto importante per me sono le partite IVA e mi batterò affinché le giovani partite IVA continuino a pagare solo il 15% di tasse cosa che non è così in questa manovra.

E alla fine i Cinque stelle sono riusciti a ottenere le modifiche chieste al testo: “Il M5s non molla mai!”, scrive Di Maio su Facebook. Slittano a luglio 2020 sia l’abbassamento del tetto al contante, sia le multe per chi non faccia pagare con POS, nell’attesa di un accordo sul calo dei costi delle commissioni delle carte di credito. C’è l’intesa anche sull’inasprimento del carcere per gli evasori e sulla confisca per sproporzione, sul modello di quella che si applica ai mafiosi. Il ministro Alfonso Bonafede ha dichiarato che si passerà “da un minimo di 4 anni a un massimo di otto anni” di carcere per i grandi evasori partendo da una “somma evasa di 100mila euro”. La stretta entrerà subito nel testo del decreto fiscale ma con la postilla che le nuove norme entreranno in vigore non subito, ma solo dopo il via libera finale al decreto.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri

Ieri in serata, con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha incontrato una ad una le delegazioni di maggioranza, prima del lungo vertice serale, che ha fatto slittare alle 23.30 il Consiglio dei ministri sul decreto terremoto che era previsto alle 19. Il confronto va avanti e la discussione ripartirà proprio dal nodo delle norme sulle partite Iva a cui si applica il regime forfettario al 15%.

“Siamo al lavoro. Sarà oggetto della discussione nei prossimi giorni”, ha detto Di Maio, facendo riferimento alle norme che dovrebbero entrare nella legge di bilancio. Ora arriverebbe il divieto di cumulo per chi guadagni oltre 30mila euro da lavoro dipendente (sono d’accordo tutti i partiti), mentre salterebbe il calcolo analitico del reddito su cui applicare la tassazione forfettaria, ma i Cinque stelle vorrebbero far saltare anche il tetto alle spese per investimenti.



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