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ISTAT, FA IL PUNTO SULLA DIFFERENZIATA. LOMBARDIA E REGIONI DEL NORD EST LE PIÙ VIRTUOSE


Nel 2017, la quantità raccolta di rifiuti urbani è in diminuzione rispetto al 2016. La quota della raccolta differenziata è in crescita di 3 punti rispetto all’anno precedente raggiungendo così il 55,5%.

Nel 2018 l’87,1% delle famiglie effettua con regolarità la raccolta differenziata della plastica (39,7% nel 1998), il 71,3% dell’alluminio (27,8%), l’86,6% della carta (46,9%) e l’85,9% del vetro (52,6%).

Differenziata più della metà dei rifiuti urbani

Nel 2017, la quantità di rifiuti urbani raccolti in Italia è stata pari a 488,7 kg per abitante, l’1,6% in meno rispetto al 2016, con una tendenza alla flessione in tutte le ripartizioni. La percentuale di raccolta differenziata rispetto al totale dei rifiuti urbani raggiunge il 55,5% (3,0 punti percentuali in più del 2016).

I maggiori quantitativi di rifiuti urbani pro capite sono prodotti nel Nord-est (541,5 kg per abitante) e nel Centro (537,7). Minore è la produzione di rifiuti nel Nord-ovest (475,3 kg per abitante), nelle Isole (451,6) e nel Sud (435,7). Pur mostrando il più alto livello di rifiuti urbani prodotti, il Nord-est raggiunge la percentuale maggiore di raccolta differenziata, pari al 68,3% (rispettando l’obiettivo del 65% previsto dalla normativa), in aumento di 1,6 punti percentuali rispetto al 2016.

Nel Nord-ovest il livello di raccolta differenziata risulta inferiore (64,5%), ma aumenta di 2,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente ed è prossimo al raggiungimento dell’obiettivo del 65%. Molto al di sotto, invece, risultano il Centro, il Sud e le Isole (51,8%, 47,0% e 31,6%), anche se in crescita rispetto al 2016 (+3,2, +3,7 e +5,5 punti).

Nell’Italia insulare si evidenzia la bassa performance della Sicilia (21,7%), nonostante l’aumento di 6,3 punti percentuali sul 2016 mentre in Sardegna si raggiunge il 63,1% di raccolta differenziata. Come emerge dal confronto tra il livello di produzione dei rifiuti e la percentuale di raccolta differenziata, non sempre a livelli elevati del primo corrispondono le quote maggiori della seconda e viceversa.

Le regioni più virtuose quelle del Nord Est e della Lombardia

Le regioni con maggiore produzione di rifiuti urbani sono l’Emilia-Romagna (642,2 kg per abitante) e la Toscana (600,0), ma la prima li raccoglie in modo differenziato per il 63,8;%, segue distanziata la seconda con il 53,9%. Molise e Basilicata registrano invece i livelli più bassi (rispettivamente 377,0 e 345,2 kg per abitante) a cui corrispondono quote altrettanto basse di raccolta differenziata (30,7% e 45,3%). La produzione di rifiuti urbani aumenta a Bolzano e in Valle D’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte.

La raccolta differenziata dei rifiuti urbani risulta in crescita in tutte le regioni, fatta eccezione per il Friuli-Venezia Giulia (-1,6 punti percentuali) che, tuttavia, ha superato l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata raggiungendo livelli di produzione totale dei rifiuti urbani inferiori o prossimi alla media Italia. Al primo posto figura la provincia autonoma di Trento, con 74,6% di raccolta differenziata; al secondo posto si posiziona il Veneto, con il 73,6%. A seguire la Lombardia (69,6%), la provincia autonoma di Bolzano (68,5%) il Friuli-Venezia Giulia (65,5%).

Meno rifiuti e più differenziata dei piccoli comuni

L’aumento della quota di raccolta differenziata rispetto all’anno precedente, in corrispondenza alla diminuzione dei rifiuti urbani prodotti, trova riscontro nelle diverse tipologie di comune. Nei comuni centro di area metropolitana e in quelli delle rispettive periferie i rifiuti urbani prodotti ammontano rispettivamente a 555,8 e 447,4 kg per abitante e la raccolta differenziata raggiunge il 40,9 e il 62,2%. Al crescere della popolazione residente si hanno quote più alte di rifiuti urbani per abitante e percentuali più basse di raccolta differenziata. Infatti, fuori delle aree metropolitane, nei comuni fino a 10mila abitanti si producono 443,5 kg di rifiuti urbani per abitante, con il 61,6% di differenziata. Nei comuni di media dimensione (da 10.001 a 50.000 abitanti) i due indicatori sono pari rispettivamente a 490,1 kg per abitante e 58,8%. Infine, in quelli di grandi dimensioni (da 50.001 abitanti e più) i rifiuti urbani raggiungono 532,8 kg per abitante mentre la raccolta differenziata si attesta al 51,7%.

Al riciclo poco meno della metà della differenziata

Oltre alla quantità di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, l’attenzione va posta alla quantificazione del materiale effettivamente avviato al riciclo. Entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani di carta, metallo, plastica e vetro dovrà raggiungere almeno il 50% in termini di peso. In base ai recenti dati Eurostat sul riciclaggio dei rifiuti urbani, la quota dell’Italia è pari al 47,7% nel 2017, 1,8 punti percentuali in più rispetto al 2016. Il nostro Paese si colloca così all’ottavo posto della graduatoria decrescente di rifiuti urbani riciclati nei 28 paesi membri.

Differenziata più difficile nel Lazio, Sardegna virtuosa

E’ interessante confrontare la produzione di rifiuti urbani pro-capite, la percentuale di raccolta differenziata e la percentuale di famiglie che dichiarano di effettuare sempre la raccolta differenziata per carta, vetro, alluminio e plastica (set minimo di tipi di rifiuto per cui la normativa europea prevede l’obbligo della differenziazione).

Le regioni con percentuali più basse sia di rifiuti differenziati sia di famiglie che dichiarano di differenziare sono la Sicilia e il Molise. Quest’ultimo produce una bassa quantità di rifiuti pro-capite.

Tra le regioni più grandi, il Lazio ha la più alta quota di famiglie che dichiarano di differenziare sempre; ciononostante la quota di rifiuti differenziati è bassa a fronte di un’alta quantità di quelli raccolti. La Sardegna è invece una regione virtuosa: a fronte di una bassa produzione di rifiuti urbani presenta quote molto elevate di rifiuti differenziati e di famiglie che differenziano.

In costante aumento chi differenzia

L’Istat ha iniziato a rilevare i comportamenti e le opinioni delle famiglie sulla raccolta differenziata nel 1998. A partire da quel momento sono stati osservati notevoli incrementi nella percentuale di famiglie che dichiarano di effettuare “sempre” la differenziazione di tutti i tipi di rifiuti considerati, per effetto sia dei provvedimenti normativi sia della crescente sensibilità ambientale in tema di rifiuti.

Tra il 2017 e il 2018 si registrano ulteriori guadagni in termini di abitudini al conferimento costante dei rifiuti in modo differenziato. Si passa dall’85,0% delle famiglie che nel 2017 dichiarano di differenziare i contenitori in plastica all’87,1% nel 2018. I contenitori in vetro erano già differenziati di più rispetto agli altri tipi di rifiuti e mostrano ulteriori aumenti: dall’84,1% nel 2017 all’85,9% nel 2018. La carta presenta un andamento simile a quello del vetro: differenziata con continuità nel 84,8% dei casi nel 2017, raggiunge l’86,6% nel 2018. La raccolta delle batterie esauste[ii] mostra invece una sostanziale stabilità nel 2018. Al Nord è più alta la proporzione di famiglie che differenziano i rifiuti rispetto alle altre zone del Paese. Tale distanza si è tuttavia ridotta nel tempo grazie alla progressiva diffusione del servizio di raccolta porta a porta, attivato in molti comuni italiani (Tavola 2). 

Differenziazione carta, vetro e plastica Sud e isole in ritardo

La percentuale di famiglie che differenziano costantemente la carta supera la media nazionale nelle regioni del Nord-ovest e del Nord-est (rispettivamente 91,6% e 90,4% nel 2018) mentre al Centro e al Sud si assesta all’86,6% e all’84,8%. Nelle Isole, nonostante l’aumento di oltre 5 punti percentuali, le famiglie che differenziano la carta non superano il 70% (64,6% nel 2017).

Il vetro, da sempre uno dei rifiuti maggiormente differenziato, è raccolto costantemente dal 92,1% delle famiglie del Nord-ovest ma solo dal 69,9% nelle Isole. Analoga è la situazione per l’alluminio e la plastica. Sebbene il divario persista, le aree del Sud e delle Isole mostrano un significativo incremento delle famiglie che differenziano sempre questi rifiuti.

Nel 2018 si registra un notevole incremento delle famiglie che effettuano la raccolta differenziata dei rifiuti organici (umido): si va dal massimo dell’87,6% nel Nord-ovest (80% l’anno precedente), al 72,1% delle Isole (Tavola 2 in allegato), rispetto al 58,2% del 2017. Questo incremento sembra legato alla diffusione della raccolta porta a porta che obbliga alla separazione dei rifiuti organici.

Un quarto delle famiglie soddisfatto del servizio di raccolta porta a porta

Secondo quanto dichiarato, si stima che nel 2018 circa il 66% delle famiglie italiane sia servita dal servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta. In media, il livello di soddisfazione del servizio è buono: si definiscono “molto soddisfatte” il 25,3% delle famiglie, quota che sale al 31% per quelle residenti nel Nord-ovest e al 33,4% per quelle del Nord-est. Nelle altre ripartizioni geografiche la soddisfazione per il servizio è decisamente più bassa: 19,4% nel Centro, 17,7% al Sud,  21,9% nelle Isole.

Nei centri di piccole dimensioni i livelli di soddisfazione sono più alti: sono “molto soddisfatte” il 30,7% delle famiglie che vivono in centri con meno di 2mila residenti rispetto al 18,2% delle famiglie che risiedono nei centri dell’area metropolitana.

E’ costante, rispetto al 2017, la quota di famiglie “poco o per niente soddisfatte” del servizio porta a porta, pari al 10,5% in media nazionale ma con livelli estremamente differenziati nei territori (16% al Centro, 13,3% al Sud, 13% nelle Isole, 8,3% nel Nord-est e 5,8% nel Nord-ovest (Tavola 4).

Costo della raccolta dei rifiuti troppo alto per 7 famiglie su 10

Resta elevata e in linea con l’anno precedente la quota di famiglie che reputano elevato il costo dei rifiuti (68,2%) mentre il 28,2% lo definisce adeguato e solo lo 0,7% lo valuta basso.

Il costo del servizio è giudicato meno soddisfacente nelle aree dove non c’è ancora una diffusione ottimale dei vari servizi di raccolta differenziata dei rifiuti. Le famiglie residenti nelle Isole sono le più insoddisfatte (il 79,4% reputa il costo elevato), quelle del Nord-ovest le meno critiche (costo elevato per il 58,9%).

La valutazione del costo cambia a seconda della dimensione dei comuni: nei piccoli (sotto i 2mila abitanti), le famiglie percepiscono adeguato il costo del servizio di raccolta nel 40,7% dei casi (36,3% nel 2017) mentre nei centri di grandi dimensioni tale percentuale è inferiore di circa 20 punti, rivelando un maggior grado di insoddisfazione rispetto a questo aspetto.

La classifica delle regioni con le famiglie più soddisfatte è guidata da Bolzano (66,4%), seguono Trento (48,4%), Lombardia (43,3%) e Veneto (37,6%). Per il Sud la prima regione è il Molise che si posiziona al settimo posto a livello nazionale (31,8%) mentre la Sicilia chiude la graduatoria (14,4% contro  28,2% della media nazionale) (Tavola 5). 

Per migliorare il porta a porta agevolazioni fiscali, garanzie di riciclo e multe

Nel 2018 le famiglie insoddisfatte del servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta lamentano prevalentemente la poca frequenza della raccolta dei rifiuti (60,9%), gli odori legati all’umido non raccolto (42,4% delle famiglie) e la gestione dei sacchetti/contenitori destinati alla raccolta (35,3%).

La frequenza e gli orari di raccolta sono sentiti come problemi soprattutto dai residenti nei comuni centro dell’area metropolitana (rispettivamente 76,1% e 36,7% di famiglie insoddisfatte) mentre nei comuni con meno di 2mila abitanti questi aspetti sono indicati da una quota minore di famiglie (60,8% e 13,2%).

Il maggiore scetticismo rispetto all’utilità della raccolta differenziata è emerso tra le famiglie residenti nelle regioni del Sud (45,9% rispetto a 32,7% della media nazionale) (Tavola 6).

Per migliorare la partecipazione alla raccolta differenziata l’84,9% delle famiglie intervistate indica come soluzione l’introduzione di detrazioni o agevolazioni fiscali, il 72,5% la presenza di maggiori garanzie di un effettivo riciclo e il 65% la presenza di sanzioni/multe per chi non differenzia i rifiuti.  Tali quote assumono valori più elevati al Sud e nelle Isole (in particolare in Sicilia), ossia nei territori in cui la diffusione della raccolta differenziata – sia porta a porta sia tramite cassonetti o stazioni ecologiche – è ancora in ritardo (Tavola 7).

Metà delle famiglie si serve delle stazioni ecologiche

Nel 2018 le stazioni ecologiche, presenti in modo eterogeneo sul territorio, sono utilizzate dal 49,2% delle famiglie residenti in Italia, in crescita rispetto al 2017 (45,5%). I valori risultano estremamente differenziati nel dettaglio territoriale: 65,2% nel Nord-est, 57,1% nel Nord-ovest, 41,3% al Centro, 25,1% al Sud e 27,4% nelle Isole.

I rifiuti che vengono più frequentemente conferiti nelle stazioni ecologiche sono gli apparecchi elettrici ed elettronici (56,1%), i rifiuti ingombranti (49,5%) e il legno (28,7%). In lieve aumento rispetto al 2017 il conferimento di olii esausti (+3,6%), batterie usate (+3,3%) e legno (+3,1%) (Figura 4 e Tavole 8).

Politiche comunali sui rifiuti urbani: Mezzogiorno ancora in coda

Le amministrazioni comunali rivestono un ruolo importante nell’applicazione delle politiche di prevenzione, riduzione e riciclo dei rifiuti urbani e nei servizi per favorirne il corretto conferimento. Nel 2017, l’analisi delle politiche complessivamente adottate dai 109 comuni capoluogo (quelle esaminate sono in tutto 24) restituisce il classico gradiente Nord – Centro – Mezzogiorno. Sono 36 le città che attuano almeno 16 politiche in ambito rifiuti urbani, con una maggiore concentrazione al Nord, tra cui i comuni centro delle aree metropolitane di Torino, Venezia, Bologna, oltre a Padova (che ha più di 200 mila abitanti) e Roma (Figura 5).

Si distribuiscono più uniformemente, invece, altri 36 capoluoghi che attuano da 12 a 15 politiche sui rifiuti, tra questi i comuni centro delle aree metropolitane di Genova e Milano al Nord (Verona e Trieste tra quelli con più di 200mila abitanti), Firenze al Centro, Napoli, Palermo e Catania nel Mezzogiorno. Infine, i restanti 37 comuni applicano da 3 a 11 politiche e sono particolarmente concentrati nel Mezzogiorno, con il 68% dei capoluoghi.

In 6 capoluoghi su 10 misure per l’acqua potabile pubblica di qualità

Le politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti urbani più diffuse riguardano le iniziative per promuovere l’approvvigionamento di acqua potabile di qualità in spazi pubblici. Queste sono adottate dal 57% dei comuni capoluogo, valore che raggiunge il 74% in quelli del Nord, tra cui Torino e Venezia, comuni centro di area metropolitana, oltre a Padova e Trieste tra i comuni con più di 200mila abitanti; si attesta al 64% nei capoluoghi del Centro, compreso Firenze, e scende al 33% nel Mezzogiorno, dove non compare alcun comune centro di area metropolitana.

L’attuazione di buone pratiche in uffici, scuole e nidi comunali, come ad esempio l’impiego di stoviglie lavabili nelle mense comunali, la riduzione dell’uso della carta, la disponibilità di erogatori di acqua filtrata, avviene nel 55% dei capoluoghi ma ancora una volta le differenze territoriali sono considerevoli: l’85% dei capoluoghi del Nord, il 41% di quelli del Centro, tra cui Firenze e Roma, e il 28% di quelli del Mezzogiorno, tra cui Napoli e Palermo.

Particolarmente diffuse sono anche le campagne di sensibilizzazione in tema di prevenzione, svolte dal 54% dei capoluoghi. Al Nord si raggiunge il 70% (in cui rientrano tutti i comuni centro di area metropolitana, oltre a Verona, Padova e Trieste), al Centro il 59% (tra cui Firenze) mentre nel Mezzogiorno si scende al 33% dei capoluoghi, tra cui Palermo e Catania.

Altra politica fondamentale per prevenire e ridurre i rifiuti urbani è l’eliminazione degli sprechi alimentari, attuata dal 47% dei capoluoghi, il 55% di quelli del Nord (tra cui i comuni centro delle aree metropolitane di Torino, Venezia e Bologna, oltre a Padova e Trieste), il 32% di quelli del Centro (tra cui Firenze e Roma) e il 15% dei capoluoghi del Mezzogiorno.

Altrettanto rilevante è l’iniziativa che riguarda mercatini dell’usato, punti di scambio e centri per il riuso, diffusa nel 36% dei comuni capoluogo, soprattutto al Nord (60%, tra cui tutti i comuni centro dell’area metropolitana), nel 32% dei capoluoghi del Centro e nel 10% di quelli del Mezzogiorno, tra cui Catania.

L’applicazione di sconti a utenze non domestiche che attuano politiche di prevenzione, riduzione e/o riciclo dei rifiuti urbani, è prevista dal 36% dei capoluoghi, soprattutto nel Centro-nord (oltre il 40%, tra cui Venezia, Verona e Trieste), meno nel Mezzogiorno (28%, tra cui Bari, Palermo e Catania).

Un’iniziativa che comincia a diffondersi riguarda l’uso di stoviglie biodegradabili o lavabili in sagre e manifestazioni temporanee, avviata dal 32% dei comuni capoluogo: poco più del 53% dei capoluoghi del Nord (tra cui tutti i comuni centro di aree metropolitane, tranne Milano, e Verona), circa il 36% di quelli del Centro (tra cui Firenze) e il 5% di quelli del Mezzogiorno, tra cui Napoli.

Inoltre, per ridurre gli imballaggi e dematerializzare la pubblicità e le comunicazioni alla clientela, il 17% delle amministrazioni ha attivato accordi con la grande distribuzione, soprattutto al Nord, dove li sottoscrive il 21% delle città, tra cui Torino e Bologna; molto meno al Centro (18%), dove li attuano Firenze e Roma, e nel Mezzogiorno (13%).

Infine, è ancora scarsa ovunque la presenza di centri di riparazione o preparazione al riutilizzo, attivi soltanto in 14 comuni capoluogo, tra cui Torino, Venezia e Genova, così come le misure volte a incentivare l’uso di pannolini lavabili, applicate soltanto da 9 capoluoghi.

Considerando il numero totale di politiche di prevenzione e riduzione adottate da ciascun comune, tra le 10 analizzate, le migliori performance si registrano per Torino, Venezia, Ferrara e Prato che ne hanno attuate almeno 8; seguono La Spezia, Monza, Cremona, Modena, Bologna, Forlì Pistoia e Pesaro (7 iniziative). Altri 28 capoluoghi ne attuano almeno la metà (5 o 6 iniziative) mentre 12 neanche una (Figura 6).

Due terzi dei capoluoghi adottano politiche per l’autocompostaggio

In tema di riciclo, una politica largamente attuata dai comuni capoluogo riguarda l’autocompostaggio, con l’obiettivo di incrementare il coinvolgimento diretto e la coscienza ambientale. In pratica si applicano agevolazioni alle utenze che effettuano il compostaggio. Sono circa il 75% le amministrazioni che hanno adottato tale politica: tutti i comuni centro di area metropolitana, ad eccezione di Torino, e anche quelli con oltre 200mila abitanti (86% nel Centro, 79% al Nord e 65% nel Mezzogiorno).

Gli utenti che scelgono di realizzare il compost non conferiscono ai tradizionali sistemi di raccolta la frazione umida dei loro rifiuti domestici, ma la utilizzano per l’autoproduzione di fertilizzanti naturali di elevata qualità ecologica, che reimpiegano direttamente.

L’incentivo più frequentemente adottato dai comuni che hanno optato per questo tipo di agevolazioni è la riduzione della tariffa per il servizio di gestione dei rifiuti urbani alle utenze che praticano il compostaggio domestico, prevista dal 69% delle amministrazioni (il 7% la prevede anche per le utenze non domestiche); altri incentivi sono la distribuzione gratuita della compostiera (43%) e l’offerta di corsi di compostaggio (poco più del 7%).

Politiche di corretto conferimento dei rifiuti diffuse su tutto il territorio

Nel 2017 sono numerose anche le iniziative messe in atto dalle città per incentivare la collaborazione attiva degli utenti per un corretto conferimento dei rifiuti (Figura 7). Alcune di queste iniziative sono diffuse in quasi la totalità dei capoluoghi, come gli interventi di raccolta dei rifiuti abbandonati e il servizio di ritiro su chiamata di rifiuti ingombranti e di altre tipologie di rifiuto (es. sfalci e ramaglie, toner), attuati da oltre il 97% delle amministrazioni.

Molto diffuse sono anche le isole ecologiche, come pure il servizio di raccolta porta a porta e la raccolta differenziata dei rifiuti nelle scuole, presenti in oltre il 94% dei capoluoghi, con una leggera prevalenza in quelli del Centro-Nord. Tra i comuni centro di area metropolitana, Palermo non ha centri di raccolta attivi mentre Cagliari non prevede il servizio di raccolta porta a porta.

Le campagne di sensibilizzazione sull’importanza del corretto conferimento sono largamente attuate, le effettua l’86% delle amministrazioni comunali, soprattutto al Nord. Tutti i comuni centro di area metropolitana, oltre a quelli con più di 200 mila abitanti, hanno svolto tali campagne, tranne Messina.

La distribuzione di contenitori o sacchetti per la raccolta differenziata viene effettuata nel 70% dei casi, soprattutto al Nord e al Centro. Le isole ecologiche mobili o le mini isole ecologiche sono attive almeno nel 50% dei capoluoghi mentre le giornate ecologiche di raccolta rifiuti sono state organizzate dal 35% dei comuni capoluogo.

Nel 28% dei comuni capoluoghi è attivo il servizio di distribuzione di sacchetti per deiezioni canine, soprattutto al Nord dove le distribuisce il 43% dei comuni, tra cui i comuni centro delle aree metropolitane di Genova e Milano oltre a Padova.

L’impiego di modalità di raccolta volte all’applicazione della tariffa puntuale, in ragione delle quantità effettivamente conferite dalle utenze, è ancora poco utilizzato (27% dei comuni, 38% al Nord, 32% al Centro, 10% nel Mezzogiorno). Venezia e Roma, tra i comuni centro di area metropolitana, oltre a Padova, tra i comuni con più di 200mila abitanti, utilizzano una modalità di raccolta per la tariffazione puntuale, senza però applicarla alle utenze conferenti. Nel 2017, l’hanno adottata soltanto 9 capoluoghi ma, alla luce della recente normativa (Decreto 20 aprile 2017), la tariffazione puntuale si appresta a essere un’innovazione tecnologica della quale tutte le amministrazioni dovranno dotarsi.

Il 20% dei comuni capoluogo mette a disposizione cassonetti dedicati a turisti o a utenze stagionali, tra i quali Milano, Palermo, Catania e Cagliari. Infine, oltre l’84% delle amministrazioni eroga sanzioni per infrazioni al regolamento sulla gestione dei rifiuti (tutti i comuni centro di area metropolitana e quelli con più di 200 mila abitanti).

18 amministrazioni raccolgono carta, plastica e toner in tutte le loro sedi

Per la gestione sostenibile delle proprie strutture, nel 2017 tutti i capoluoghi hanno effettuato la raccolta differenziata per determinate categorie di rifiuti in almeno una delle unità locali dell’amministrazione comunale.

In tutti i comuni capoluogo si effettua la raccolta differenziata della carta in almeno una delle proprie sedi, il 99% raccoglie anche i toner e il 98% la plastica (Figura 8). I capoluoghi che raccolgono contemporaneamente carta, plastica e toner presso tutte le unità locali dell’amministrazione comunale sono 18 (tra cui Torino) mentre sono 43 quelli che lo fanno in oltre l’80% delle proprie sedi, tra cui Venezia e Bologna.

Il 96% dei capoluoghi attua la raccolta differenziata del vetro in almeno una delle proprie sedi, oltre il 94% effettua la raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), il 90% raccoglie le pile scariche e l’88% effettua la raccolta dei metalli. Confrontando questi indicatori con la quota di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato nel 2017 e le politiche adottate per il corretto conferimento dei rifiuti, emerge che tutti i comuni capoluogo con il 65% e oltre di differenziata effettuano la raccolta di almeno 5 tipologie di rifiuti tra quelle considerate in almeno una delle loro sedi e adottano almeno 7 delle 11 politiche di corretto conferimento complessivamente considerate.



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