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BREXIT L’EU DICE SÌ AL RINVIO MA SENZA DATA


Bandiere dell’Unione e un ombrello legato alle ringhiere davanti al Parlamento a Londra, oggi venerdì 25 ottobre 2019. I politici in Gran Bretagna e nell’Unione Europea vogliono sbloccare la situazione di stallo della Brexit. 
(Foto AP / Kirsty Wigglesworth)

di Colin Anthony Groves

A meno di una settimana prima della partenza della Gran Bretagna dall’Unione Europea, Jeremy Corbyn è pronto ad appoggiare la richiesta di Boris Johnson di elezioni anticipate il 12 dicembre per rompere lo stallo sulla Brexit, ma solo se il premier Tory lunedì si impegnerà ai Comuni a escludere per il futuro ogni ipotesi di divorzio no deal dall’Ue. Anche perché l’accordo raggiunto da Johnson con Bruxelles non garantisce di per sé che il no deal non ci possa essere, quindi questo è il motivo per cui anche la Camera dei Comuni ha chiesto esplicite rassicurazioni optando per ora per il rinvio alla prossima settimana di un eventuale sì .

Nel frattempo, oggi i capi delle altre 27 nazioni del blocco hanno concordato di accogliere la richiesta del Regno Unito di un’altra proroga alla scadenza della Brexit.

Una partita a scacchi, quella della Brexit, che va avanti da più di tre anni e che ci ha abituato a tanti colpi di scena. Ora i politici britannici vogliono conoscere la durata del ritardo prima di decidere se optare per le elezioni anticipate. E l’UE, nel frattempo, vuole sapere cosa intende fare la Gran Bretagna con i tempi supplementari.

Dopo l’incontro di Michel Barnier, capo negoziatore della Brexit con i capi delle altre 27 nazioni dell’UE, la portavoce della Commissione europea Mina Andreeva ha dichiarato che la proroga è stata accettata e che il lavoro su questa ulteriore concessione si concentrerà nei prossimi giorni.

Il capo negoziatore della Brexit dell’Unione Europea Michel Barnier partecipa a un incontro sulla Brexit al di fuori della sede centrale dell’UE a Bruxelles, oggi venerdì 25 ottobre
(Foto AP / Francisco Seco)

Due diplomatici europei hanno affermato che sono già stati programmati nuovi incontri la prossima settimana. Andreeva ha già fatto sapere che l’UE non terrà un vertice speciale sulla Brexit per approvare l’estensione e la decisione verrà probabilmente comunicata con una dichiarazione congiunta.

“Non siamo molto lontani, e non c’è dubbio che troveremo un accordo all’inizio della prossima settimana”, ha detto un diplomatico, che ha chiesto di non essere identificato perché i colloqui continuano. Il dibattito in corso in Gran Bretagna sulla richiesta del Primo Ministro Boris Johnson di elezioni generali potrebbe avere un impatto sulla durata del ritardo, ha detto il diplomatico.

La Gran Bretagna dovrebbe lasciare il blocco delle 28 nazioni il 31 ottobre dopo che la sua data di partenza iniziale del 29 marzo è stata rinviata due volte. Il Regno Unito ha chiesto una proroga di tre mesi a tale termine, mentre Johnson ora lotta per convincere i legislatori a approvare l’accordo di divorzio concordato con il blocco. Gli economisti sostengono che una partenza senza accordi danneggerebbe sia le economie del Regno Unito sia quelle dell’UE.

La Francia, tra le altre nazioni dell’UE, è stata riluttante ad approvare una lunga estensione della Brexit, dicendo che la Gran Bretagna deve presentare “uno scenario chiaro” per i progressi prima che venga concesso un altro ritardo sulla Brexit.

“La nostra posizione è che dare semplicemente più tempo, senza cambiamenti politici, senza ratifica, senza elezioni, sarebbe inutile”, ha detto Amelie de Montchalin, ministro degli affari europei in Francia, giovedì sera alla radio RTL. Per garantire un’elezione, Johnson, che guida un governo di minoranza, ora dovrà ottenere il sostegno di due terzi della Camera dei Comuni. Ma i partiti di opposizione affermano che non voteranno per le elezioni anticipate fino a quando il governo non assicurerà una proroga della scadenza della Brexit.

Sajid Javid, capo del Tesoro britannico, ha detto che l’unico modo per rompere il logjam politico del paese è quello di convocare una nuova elezione e sbarazzarsi di quello che ha chiamato l’attuale “Parlamento degli zombi”.



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