di Sophie Bernard
Papa Francesco passerà alla storia come uno dei Papi più innovatore e riformatori della storia della Chiesa Cattolica. Lo ha sempre ripetuto subito dopo la sua elezione, «non si deve avere paura di uscire dagli schemi per cambiare». E anche oggi durante durante l’Angelus, lo ha ribadito: “Si annuncia quello che si vive, e per vivere di Cristo bisogna uscire da sé stessi”.
Questa volta però il messaggio fa riferimento al Sinodo dell’Amazzonia appena concluso: “Il Vangelo non si impone, non cancella una cultura” e ora l’obiettivo di papa Francesco è quello di affrontare e riaprire vecchie questioni che riguardano possibili aperture alle donne diacono e ai preti cattolici sposati.
Alcuni conservatori e tradizionalisti hanno avvertito che qualsiasi apertura papale a sacerdoti sposati o donne diaconi porterebbe alla rovina della chiesa. Hanno accusato gli organizzatori del sinodo in Amazzonia e persino il papa stesso di eresia per aver persino considerato la flessibilità sul celibato sacerdotale obbligatorio.
Il sacerdozio celibe è una tradizione della Chiesa cattolica di rito latino sin dall’XI secolo, imposto in parte per motivi finanziari per garantire che i beni dei sacerdoti passino alla chiesa e non agli eredi. Francesco ha a lungo affermato di apprezzare la disciplina e il dono del celibato, affermando comunque che può cambiare, visto che si tratta di modificare disciplina e tradizione, e non la dottrina.
Ma quasi tutti i 180 vescovi cattolici di tutta l’Amazzonia ieri hanno chiesto di riaprire il dibattito sull’ordinazione delle donne come diaconi e l’ordinazione di uomini sposati come sacerdoti non per rovesciare secoli di tradizione cattolica romana, ma per affrontare la carenza di clero nella loro regione affermando che “è urgente per la chiesa promuovere e conferire ministeri in Amazzonia a uomini e donne in modo equo”. Le proposte tutte contenute in un documento finale approvato sabato, con la maggioranza dei voti (128-41), alla fine di un sinodo di tre settimane sull’Amazzonia, se venissero accettate, darebbero per la prima volta una vera e propria scossa alla chiesa di rito latino. Va anche detto però che queste proposte richiedono anche l’elaborazione di un nuovo “rito amazzonico” che rifletta la spiritualità, le culture e le esigenze uniche dei fedeli amazzonici, affinché si possano ordinare sacerdoti adatti e stimati uomini della comunità, che abbiano avuto un proficuo diaconato permanente e una formazione adeguata per il sacerdozio e una famiglia legittimamente costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle aree più remote della regione amazzonica.
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