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HONG KONG, I MANIFESTATNTI ATTACCANO XINHUA L’AGENZIA DI STAMPA UFFICIALE


di Chao Zeng

È di nuovo guerriglia urbana a Hong Kong, dove gli attivisti sono scesi in piazza, nonostante il ritiro dell’emendamento sull’estradizione e nonostante il monito lanciato venerdì della Cina secondo cui non sarebbe stata tollerata alcuna sfida al sistema di governo dell’ex colonia, Questa volta gli attivisti sono scesi in piazza per protestare contro il presunto tentativo del governo di fare slittare le elezioni distrettuali del 24 novembre, dalle quale è stato appena escluso Joshua Wong, figura di rilievo tra gli attivisti pro-democrazia ed ex leader del ‘movimento degli ombrelli’ . E per la prima volta gli atti di vandalismo oltre a danneggiare numerose attività commerciali, hanno colpito la sede della Xinhua, l’agenzia di stampa ufficiale, un vero simbolo. Vetrate in frantumi, porte danneggiate, un principio di incendio (subito domato) per il lancio di una molotov sono stati gli scenari ripresi dai media locali negli uffici dell’agenzia del distretto di Wan Chai, dove alcuni giornalisti erano ancora al lavoro.

Maschera anti-gas e ombrello nero: un ragazzo fotografato durante la manifestazione ph. REUTERS/Thomas Peter

La Hong Kong News Executives Association e la Hong Kong Journalists Association hanno diffuso i rispettivi comunicati di condanna dell’attacco, sollecitando la polizia a fare luce.

Poco efficaci sono risultate le nuove tattiche “aggressive e immediate”della polizia per disperdere i manifestanti, che hanno mostrato i loro limiti di fronte ai rapidi spostamenti dei dimostranti: i lacrimogeni e gli spray al peperoncino hanno poi colpito i media e addirittura i vigili del fuoco, secondo la testimonianza della tv pubblica Rthk. Dopo i primi tafferugli a Victoria Park, dove nel pomeriggio erano in corso iniziative non autorizzate, gli scontri hanno interessato le zone centrali ad alta densità abitativa:  Causeway Bay, Wan Chai, Central, Mong Kok e Tsim Sha Tsui, coi danneggiamenti alle stazioni della metro.

Al plenum del Partito comunista cinese, è stata ribadita la necessità di «difendere sovranità e sicurezza nazionale» rafforzando il controllo sulla città, risolvendo i nodi sulla sicurezza nazionale per tutelare «la prosperità e la stabilità» della città. Tra le altre misure, il miglioramento del sistema di nomina del chief executive (governatore) e quello legale, il rafforzamento dell’educazione per «un più forte senso d’identità nazionale». Su sicurezza ed educazione erano già stati fatti due tentativi di riforma, nel 2003 e nel 2011, naufragati per le proteste. La Cina rispetta «un Paese, due sistemi», il modello che regole l’autonomia di Hong Kong, ma il «due sistemi» è «legato e derivato» dall’accettazione di «un Paese», ha ammonito nella conferenza stampa di venerdì Shen Chunyao, direttore della Commissione su Hong Kong, Macao e la Basic Law. Shen ha chiarito che Pechino «non tollererà mai atti che possano» minacciare la sicurezza nazionale, i tentativi di dividere il Paese e le interferenze «di forze esterne». Al bilancio serale, la polizia, secondo i media locali, ha effettuato molti arresti, tra cui 5 nel blitz in un appartamento a Wan Chai, dove sono state trovate 188 molotov, tra finite e in preparazione, più altre armi da offesa. Sarebbero 11 le persone soccorse in ospedale, tra cui un uomo in gravi condizioni.



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