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PIAZZA FONTANA TUTTI DI NUOVO IN PIAZZA PER NON DIMENTICARE


A 50 anni dalla strage di piazza Fontana, in cui morirono 17 persone per l’esplosione di una bomba nella Banca Nazionale dell’agricoltura, l’antifascismo milanese, la sinistra, i collettivi e movimenti hanno organizzato un calendario di iniziative che parte da novembre e si concluderà il 16 dicembre, per riflettere sulla “strage di Stato” dicendo no alle celebrazioni rituali e per ricordare la figura di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico che morì la notte tra il 15 e il 16 dicembre in seguito alla caduta da una finestra della questura di Milano. Il 12 dicembre, anniversario dello scoppio della bomba, si terrà il corteo promosso da Milano Antifascista, antirazzista, meticcia e solidale. Il 14 dicembre una catena umana e musicale animerà le strade della città, tra piazza Fontana e via Fatebenefratelli, vicino alla sede della Questura, per ricordare Pinelli. ” Non dimentichiamo le stragi, non dimentichiamo le responsabilità e non dimentichiamo Pino Pinelli”, ha detto la figlia Claudia Pinelli.

La storia

La strage di piazza Fontana fu considerato il “primo e più dirompente atto terroristico compiuto dal dopoguerra”, che a detta di molti segnò l’inizio del cosiddetto periodo degli anni di piombo. Il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano, a due passi dal Duomo, presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura, a causa dello scoppio di una bomba, morirono 17 persone e ne rimasero ferite 88. Ma quel giorno questo non fu l’unico attentato. Gli attentati terroristici furono cinque, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, e colpirono contemporaneamente Roma e Milano, le due maggiori città d’Italia. A Roma ci furono tre attentati che provocarono 16 feriti, uno alla Banca Nazionale del Lavoro in via San Basilio, uno in Piazza Venezia e un altro all’Altare della Patria. Una seconda bomba venne poi ritrovata inesplosa in piazza della Scala a Milano.

La strage della Banca dell’Agricoltura non fu la più atroce tra quelle che hanno insanguinato l’Italia, ma diede avvio al periodo stragista della Strategia della tensione in Italia, che vide realizzare numerosi attentati come la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 (8 morti), la strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (12 morti) e la più sanguinosa strage di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti). Le lunghe e innumerevoli indagini hanno rivelato che la strage fu compiuta da terroristi dell’estrema destra, collegati con apparati statali e sovranazionali, i quali però non sono mai stati perseguiti. Nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha stabilito che la strage fu opera di “un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo. capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più perseguibili in quanto precedentemente assolti con giudizio definitivo dalla Corte d’assise d’appello di Bari”. Gli esecutori materiali, ossia coloro che hanno portato la bomba dentro l’istituto di credito, sono sempre rimasti ignoti.

Giuseppe Pinelli

Il 12 dicembre l’anarchico Giuseppe Pinelli (già fermato ed interrogato con altri anarchici nella primavera 1969 per alcuni attentati, venne fermato e interrogato a lungo in questura. Il 15 dicembre, dopo tre giorni di interrogatori, morì dopo essere precipitato dal quarto piano della questura; l’inchiesta giudiziaria, coordinata dal sostituto procuratore Gerardo D’Ambrosio, individuò la causa della morte in un malore, in seguito al quale l’uomo sarebbe caduto da solo, sporgendosi troppo dalla ringhiera del balcone della stanza dove si trovava. La prima versione, risalente al 16 dicembre, indicava che Pinelli si era buttato dopo che il suo alibi era crollato, urlando «È la fine dell’anarchia». L’autopsia non fu mai pubblicata e fu accertato durante l’inchiesta che il commissario Luigi Calabresi non si trovava nel suo ufficio al momento della caduta.



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