di Juan Contreras
Migliaia di cileni sono scesi di nuovo in piazza per protestare contro la disuguaglianza economica che sta danneggiando la crescita economica del paese. Venti finora i morti accertati in scontri tra saccheggi e incendi che hanno costretto il premier Sebastián Piñera a cancellare due importanti vertici internazionali. “La protesta ha avuto un inizio pacifico, con l’arrivo dei manifestanti nelle strade del centro della città che hanno iniziato a marciare in modo pacifico. Poi alcuni di loro hanno iniziato a lanciare pietre e Molotov contro gli agenti di polizia antisommossa – che hanno risposto con raffiche di lacrimogeni e colpi di cannone ad acqua per cercare di disperdere la folla. Il governo ha dichiarato che almeno sei agenti di polizia sono rimasti feriti.
Le manifestazioni sono iniziate il mese scorso dopo che il governo ha annunciato un aumento delle tariffe della metropolitana e così come è accaduto anche a Hong Kong, ma qui senza la guida di alcun leader, le persone sono scese in piazza sempre più numerose formando una sorta di movimento nazionale per chiedere al Governo di porre fine alle disuguaglianze economiche sempre più crescenti. “Il sistema della metropolitana di Santiago ha dichiarato di aver subito danni per quasi 400 milioni di dollari USA”, scrive Globalnews, “mentre si stima che le imprese cilene abbiano perso oltre 1,4 miliardi di dollari per danni causati da incendi doloso, saccheggi e blocco delle attività”.
A fornire indicazioni più precise ci ha pensato il ministro delle finanze Ignacio Briones che ha precisato che gli impatti economici negativi delle proteste nel Paese, che è il principale produttore di rame del pianeta, hanno costretto i funzionari a ridurre la loro previsione di crescita economica del 2019 facendo scendere le stime dal 2,6% al 2-2,2% . Una dichiarazione che ha acceso maggiormente gli animi dei manifestanti che hanno alzato il velo su un Paese etichettato come un modello economico “neoliberista”, che si è distinto dagli altri per i suoi successi economici, ma che invece cela tante pecche a cominciare dal sistema pensionistico ampiamente criticato e dai sistemi ibridi di sanità pubblica e privata e sistemi educativi che danno migliori benefici ai ricchi e a chi può permettersi di pagare di più, motivo per cui chiedono anche una nuova costituzione per sostituire la carta del 1980 scritta sotto la dittatura militare 1973-1990 del generale Augusto Pinochet. Oltre alle dimissioni del presidente Piñera, uno degli uomini più ricchi del Paese, che ha introdotto una serie di riforme economiche, tra le più infelici quella della riduzione delle pensioni statali, che hanno impoverito chi già viveva poco al di sopra della soglia della povertà. Ora il Paese è diviso in due: l’ala radicale vuole che Piñera si dimetta mentre i gruppi più moderati vogliono ottenere alcune riforme che avranno un impatto positivo sulla vita delle persone, in particolare aumenti delle pensioni e il salario minimo. Nel Paese regna il caos già da diversi giorni e la situazione potrebbe ancora peggiorare.
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