Nel 2018 le aziende agrituristiche autorizzate sono 23.615 (+0,9% sul 2017). La dinamicità del settore emerge dall’aumento del numero di comuni che ospitano agriturismi (+2,9%), delle presenze (+5,6%) e degli arrivi (+5,9%)
10.934 aziende (il 46% del totale) si trovano in Toscana (20%), nella Provincia Autonoma di Bolzano (13%), in Lombardia (7%) e Veneto (6%)
La tipologia di servizi agrituristici offerti si diversifica sempre di più. È in aumento soprattutto l’attività di degustazione che cresce nel 2018 del 7,2% rispetto all’anno precedente
Gli agriturismi tra continuità e cambiamento
L’agricoltura è al centro di importanti cambiamenti che stanno modificando il tessuto socio-economico delle aree rurali. Uno dei motori di tale cambiamento è rappresentato dal settore agrituristico che innesta sulle tradizionali forme di conduzione economica una nuova ‘mentalità’ imprenditoriale, sensibile alla domanda di servizi e attenta alla tutela ambientale e paesaggistica. La centralità di questo settore emerge dalle tendenze di medio/lungo periodo. Tra il 2007 e il 2018 la crescita delle aziende agrituristiche è stata superiore al 33%, con un saldo attivo di 5.895 aziende(1). A livello territoriale tale andamento interessa soprattutto le aree del Nord-ovest (+56,3%) e le Isole (+34,9%) mentre al Nord-est il tasso di crescita è più contenuto (+25,7%). Nel 2018, su un totale di 7.960 comuni, sono 5.034 quelli che ospitano almeno un agriturismo (nel 2007 erano 4.259 su 8.101). Il numero medio di aziende agrituristiche per comune sale nel periodo da 4,2 a 4,7. Emerge dunque sia un aspetto ‘intensivo’, dato dalla crescita del numero complessivo di agriturismi, sia un aspetto ‘diffusivo’ dovuto alla maggiore articolazione a livello comunale. I comuni con almeno 100 aziende agrituristiche sono 8 (Grosseto, Castelrotto, Appiano sulla strada del vino, Cortona Caldaro sulla strada del vino, Manciano, Assisi, San Gimignano). Il numero di presenze negli agrituristi (numero di notti trascorse dai clienti) passa da 8,2 milioni del 2007 a circa 13,4 milioni nel 2018 (+5,2 milioni, pari a poco meno della popolazione della Campania). Gli aumenti maggiori si registrano nel Nord-est (+2,4 milioni) e nel Centro (+1,6 milioni).
In crescita il valore economico e il turismo del settore
Tra il 2007 e il 2018 il valore corrente della produzione agrituristica sale da 1,08 a 1,39 miliardi di euro (+29%). Nonostante le flessioni registrate nel 2009 e 2012 in una fase segnata da una forte crisi economico-finanziaria, l’andamento della produzione mostra un trend positivo che riprende la sua crescita a partire dal 2013. Nello stesso periodo, il ciclo economico del settore sembra seguire, con diversa intensità, quello più generale del Paese, anche in termini di ricadute. Nel 2009 la flessione più marcata si associa a una contrazione delle strutture e delle presenze. Tra il 2014 e il 2016 i ritmi di variazione della produzione e delle presenze sono in tendenziale espansione per poi rallentare nell’ultimo biennio. Tra il 2017 e il 2018 la dimensione economica del settore segna una crescita del 2,5%. Quasi il 77% del valore corrente della produzione è generato da aziende localizzate nel Centro e nel Nord-est. Nel 2018 si registrano 3,4 milioni di arrivi (+0,2 milioni rispetto al 2017) 1,8 milioni di nazionalità italiana e 1,6 milioni estera. L’incremento di clienti provenienti da altri Paesi è, tuttavia, quasi più del doppio di quello domestico (8,6% contro 3,5%). Anche la permanenza negli agriturismi (numero medio di notti trascorse) è più alta per gli stranieri (4,8 notti contro le 3,1 degli italiani). La distinzione per provenienza sembra quindi indicare una diversa articolazione nella fruizione delle strutture ricettive: anche se la clientela è composta prevalentemente da italiani, i tassi di crescita di quella estera sono più elevati sia come arrivi che come permanenze. Le presenze si concentrano per l’80% negli agriturismi del Centro (5,9 milioni) e del Nord-est (4,9 milioni) con un crescita rispetto all’anno precedente rispettivamente del 7,7% e del 6,3%.
Sud territorio più dinamico
Nel 2018 le aziende agrituristiche segnano, rispetto al 2017, una lieve crescita (+0,9%), con un saldo positivo di 209 aziende. A livello territoriale si registra un aumento nel Sud (+4,6%), nel Centro (+1,4%) e nel Nord-ovest (+1,3%) e una flessione nelle Isole (-7,6%). Rimane sostanzialmente invariato il Nord-est (0,5%). Al Sud la regione più dinamica è la Puglia (+16,5%), nel Centro sono l’Umbria e il Lazio (+ 2%) mentre nel Nord-est la crescita maggiore si registra nel Veneto (+2,2%). Nel Nord-ovest, a un aumento del 2,2% della Lombardia si associa una flessione del 3,2% della Valle D’Aosta. Nel complesso, questa variazione è la risultante di una dinamica demografica che da un lato vede un incremento delle aziende che cessano la loro attività (+15,2%) e, dall’altro, una flessione di quelle che hanno chiesto l’autorizzazione per l’apertura di una nuova attività (-16,5%), ma che in termini assoluti generano comunque un saldo positivo. Nel 2018, il 52,5% delle aziende agrituristiche si localizza in aree collinari, il 31,4% in zone montane e il 16,1% in zone pianeggianti. Toscana, Umbria e Trentino Alto Adige sono le regioni con la più alta densità di aziende agrituristiche (più di 20 aziende per 100 kmq). Altre aree ad alta densità si trovano nel Piemonte meridionale, nel settore occidentale della Liguria e sul versante occidentale del Veneto. Nel Mezzogiorno le zone a maggiore densità si localizzano nella Puglia e in particolare nella zona del Salento.
Stabile il numero di agriturismi condotti da donne
Tra il 2017 e il 2018, resta invariata la quota delle aziende a conduzione femminile sono il 36% del totale nazionale e passano da 8.483 a 8.563 (+0,9%). La presenza femminile è più elevata in Basilicata (50,8%), Liguria (49,8%), Campania (49,1%), Valle D’Aosta (48,3%) e Abruzzo (48%). Il Trentino-Alto Adige si conferma invece la regione con la minor incidenza di aziende agrituristiche a gestione femminile (14,8%) soprattutto nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen (13,3%).
Agriturismi con fattorie didattiche: anche qui arrivano le donne
Nel 2018, le aziende agrituristiche che svolgono attività di fattoria didattica (AFD) sono 1.516, il 6,4% del totale delle aziende (6,7% nel 2011 primo anno per il quale sono disponibili i dati). Rispetto al 2011 gli AFD a gestione donne aumentano del 40% (per gli agriturismi non AFD gestiti da donne l’incremento è del 16%), mentre per gli AFD gestiti da maschi l’incremento è pari al 31%. Le aziende agrituristiche con fattorie didattiche sono un settore gestito prevalentemente da imprenditori giovani e, in particolare, da donne.
In crescita la diversificazione dell’offerta di servizi
Tra le attività in forte aumento sono da segnalare le aziende che propongono la degustazione (tra il 2007 e il 2018 sono cresciute del 61,3%); seguono le attività di ristorazione (+36,8%) e di alloggio (+30,6%), mentre le ‘Altre attività’ segnano un incremento del 32,5%. In quest’ultima classe rientrano quelle aziende autorizzate all’esercizio di altre attività agrituristiche (equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike corsi, sport e varie) tra cui le fattorie didattiche. A livello provinciale, l’equitazione caratterizza soprattutto gli agriturismi siracusani (con un’incidenza del 95,6%). Nelle aziende agrituristiche della stessa provincia è diffusa anche l’offerta di attività escursionistiche (proposta dal 97,1% delle aziende del territorio). L’osservazione naturalistica è un’attività che connota diversi agriturismi della Campania, in particolare: Napoli (79,4% delle aziende agrituristiche), Benevento (70,5%) e Salerno (58,7%). In quest’ultima provincia gli agriturismi in cui è possibile svolgere attività di trekking sono il 40,4%.
Sempre più numerosi gli agriturismi con degustazione e ristorazione
Nel 2018 sono 5.199 le aziende autorizzate alla degustazione, pari al 22% delle aziende agrituristiche nel complesso(con una crescita del 7,2% sul 2017); oltre il 70% di questi agriturismi si colloca nel Centro-nord. Tra le aree più dinamiche il Mezzogiorno (+17,4%), mentre nel Nord-ovest la crescita è del 5,4%. A livello regionale, l’aumento più consistente si registra in Puglia (+65,2%) e in Sardegna (+16,4%). Nel 2018 sono 11.649 gli agroristori (o aziende agrituristiche autorizzate alla ristorazione) che segnano una crescita del 2,1% rispetto al 2017. Quasi il 44% si colloca nel Nord e in particolare nel Nord-est (24%), circa il 30% nel Mezzogiorno (il 20% nel Sud) e il 26% nel Centro. A primeggiare sono Lombardia (con il 9,7% del totale nazionale), Emilia-Romagna (7,2%), Toscana (12,6%), Puglia (5,5%) e Sardegna (5%). Come per le altre attività, le aziende ristoratrici possono offrire contemporaneamente anche altri servizi. In particolare, il 72,7% associa alla ristorazione l’alloggio, il 56,9% propone la possibilità di effettuare altre attività (come la equitazione, escursionismo, sport, corsi, ecc.) e solo il 13,1% non integra con altre offerte. Il Friuli-Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Bolzano sono i territori con la maggiore prevalenza di aziende che propongono la sola ristorazione rispetto alla media nazionale, mentre Toscana, Calabria, Umbria e Sicilia si distinguono per abbinare ristorazione e l’alloggio. In queste ultime due regioni, oltre il 90% delle aziende integra la ristorazione anche con altre attività.
FOCUS: Aspetti demografici del conduttore e dell’azienda
L’analisi congiunta degli anni di permanenza dell’azienda sul mercato e dell’età del conduttore al momento della costituzione dell’agriturismo permette di delineare scenari diversificati in funzione dei valori assunti da queste variabili sulle probabilità di sopravvivenza delle aziende. L’età media degli agriturismi attivi fino al 2018 è di poco inferiore ai 12 anni; i più e i meno longevi sono, rispettivamente, quelli del Nord-est (13,4 anni) e del Sud (10,7 anni). Al momento dell’avvio dell’azienda l’età media del conduttore è di poco inferiore ai 43 anni. I conduttori più giovani sono nel Nord-est (41,1 anni) e quelli più anziani nel Centro (43,8 anni). La probabilità di sopravvivenza delle aziende agrituristiche a un anno dalla nascita è pari al 94% variando tra l’89% nelle Isole e il 98% nel Nord-est. Dopo 10 anni di vita questa probabilità si riduce significativamente ma, ad eccezione del Sud, non scende mai sotto il 52%. La probabilità di lunga durata (oltre 20 anni) è nel complesso pari al 13% e solo per il Nord-est è del 20%. Per le aziende agrituristiche del Sud la probabilità di sopravvivenza a 20 anni, anche se di poco, è superiore a quella delle aziende che si localizzano nel Centro. Le probabilità delle aziende di permanere sul mercato è maggiore se queste sono gestite da giovani imprenditori (18-25 anni). Le probabilità a 20 anni si riducono notevolmente, in particolare per i conduttori anziani (>55 anni) assume valori bassissimi (1%) mentre per i giovani conduttori tale probabilità è superiore al 18%. Questo enorme divario sembra porre in evidenza come i conduttori/fondatori “giovani”, “cresciuti” con le loro aziende, abbiano maturato un’esperienza, per così dire, endogena al settore che probabilmente ha indirizzato e facilitato l’attività imprenditoriale. Un ulteriore elemento di approfondimento è dato dalla stratificazione delle probabilità di sopravvivenza per macroarea geografica e per età dei conduttori (ovvero quelli più giovani – 18-25 anni – e quelli più anziani – con più di 55 anni). Dopo 5 anni le probabilità di sopravvivenza delle aziende diminuiscono in modo significativo, tale riduzione è meno accentuata per le aziende gestite da giovani conduttori (18 – 25 anni) e, in particolare, per quelle del Nord-est. Per le aziende gestite da conduttori che hanno 55 anni ed oltre, la probabilità di sopravvivenza, sempre dopo 5 anni, si riduce maggiormente per le aziende del Centro e del Sud.
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