di Zhou Yang
Una forte escalation di violenza ad Hong Kong solleva ancora una volta la domanda su come risponderà il governo centrale cinese: interverrà o consentirà al caos di persistere? Quello che oramai è certo è che le manifestazioni non hanno più lo stile “peace and love” delle prime volte. Lunedì scorso durante una discussione con i manifestanti, un uomo è stato dato alle fiamme e lo stesso giorno un agente della polizia ha sparato a un metro di distanza a un manifestante, apparentemente disarmato. Per gli abitani di Hong Kong oramai da mesi è difficile avere una vita normale. Al passaggio dei manifestanti le saracinesche dei negozi vengono chiuse alla velocità della luce altrimenti il rischio per i poveri commercianti è quello di vedersi buttare la merce in mezzo alla strada e di restare pure con le vetrine divelte.
Gli studenti dell’Università cinese, sede di alcuni degli scontri più violenti in cui gli studenti ieri hanno lanciato più di 400 bombe a fuoco contro la polizia e si sono barricati nel campus suburbano. Altri già dalle prime ore di oggi, giovedì 14 ottobre, hanno usato le motoseghe per far cadere gli alberi nelle strade del campus e si sono preparati per un possibile confronto con la polizia, che non è intervenuta. Una grande linea ferroviaria che collega Kowloon alla Cina continentale è stata chiusa per un secondo giorno e cinque grandi stazioni della metropolitana sono state chiuse insieme a sette linee di metropolitana leggera, ha annunciato il dipartimento dei trasporti. “Stamattina i servizi di trasporto su strada sono stati gravemente colpiti a causa di continui blocchi stradali e danni alle strutture stradali. A causa di problemi di sicurezza e condizioni stradali incerte, gli autobus possono fornire solo servizi limitati “, ha affermato il dipartimento. Uno dei principali tunnel trasversali che collegano l’isola di Hong Kong a Kowloon e il resto della città è stato chiuso dopo che i manifestanti hanno dato fuoco ad alcuni caselli il mercoledì sera. Anche il traffico è stato interrotto perché i manifestanti hanno distrutto almeno 240 semafori in città. Che non sia questo il modo di chiedere i propri diritti oramai è palese a molti. Difatti ora Pechino spera che la comunità di Hong Kong dica basta a questi disordini in modo deciso e prenda le distanze dai manifestanti, che non sono più quelli che a giugno manifestavano con gli ombrelli colorati, ma gruppi di persone il cui obiettivo sembra sia più quello di seminare il caos con azioni azioni oramai definite terroristiche, come l’incendio di automobili e lo sfondamento di vetrine, che hanno alienato molti residenti.
Ora la Cina pensa a nuove leggi più restrittive
Mentre in precedenza le autorità cinesi chiamavano i manifestanti “rivoltosi” con comportamenti “vicini al terrorismo”, ora li chiamano “assassini” e li legano più esplicitamente al terrorismo.
Ora la Cina vuole rafforzarsi sul fronte sicurezza nazionale
Verso la fine di ottobre i leader cinesi hanno proposto di istituire e rafforzare il “sistema giuridico e il meccanismo di applicazione per la sicurezza nazionale” in speciali regioni amministrative come Hong Kong e Macao. L’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua , senza entrare nel dettaglio, ha anticipato che i funzionari cinesi hanno puntato la loro attenzione sull’articolo 14, l’articolo 18 e l’articolo 23 della Legge fondamentale, la costituzione de facto di Hong Kong, annunciando l’emanazione di nuove leggi per la tutela nazionale. Zhang Xiaoming, capo dell’ufficio degli affari del governo di Hong Kong e Macao del governo, ha dichiarato che proprio in forza di queste leggi verranno previste misure ancora più restrittive contro i trasgressori.
La proposta di una nuova legislazione sulla sicurezza nazionale probabilmente metterà benzina sul fuoco, dando il via a proteste più feroci, ma oramai è chiaro che così non si può più andare avanti. La Cina ha chiarito che intende mantenere una linea dura rifiutando di fare qualsiasi concessione ai manifestanti. “I manifestanti pur con le proteste reiterate non potranno mai ottenere quello che non possono ottenere”, ha detto e ribadito la Lam, criticata da molti per la sua mancanza di leadership. Il presidente cinese Xi Jinping però, durante gli incontri della scorsa settimana a Shanghai e Pechino, ha espresso sostegno per il suo lavoro riconoscendole grande impegno e valore per la sua inflessibilità e per avere fedelmente portato a termine la volontà di Pechino.
“Ci sentiamo tutti molto depressi perché non vediamo la luce alla fine del tunnel”, hanno detto molti abitanti. Probabile un coprifuoco per il fine settimana.
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