Il Presidente Conte è stato a Venezia per fare il punto sui danni causati dal maltempo. Questa mattina, dopo una riunione operativa in Prefettura, ha tenuto un punto stampa. “Sto rientrando di corsa a Roma dopo avere constatato di persona i danni che il maltempo ha provocato a Venezia. Ho visitato anche l’isola di Pellestrina, una delle zone più danneggiate dall’acqua alta. Nel pomeriggio avremo un Consiglio dei Ministri: ci servirà per adottare subito misure concrete per sostenere Venezia e i suoi abitanti. Potremo così dichiarare lo stato di emergenza e stanziare subito le prime risorse per i soccorsi e il ripristino dei servizi. Avvieremo anche il piano per gli indennizzi: nella fase più immediata potremo erogare ai privati sino a 5.000 euro, mentre per le attività produttive sino a 20.000 euro. Per il 26 novembre ho convocato anche il ‘Comitatone’, per affrontare questioni cruciali come l’approdo delle grandi navi, il completamento del Mose e assicurare il coordinamento tra le varie Autorità. Venezia può contare sul sostegno del governo”, ha scritto Conte su Facebook. .
In seguito, prima di ripartire per Roma, dove nel pomeriggio si terrà il Consiglio dei Ministri convocato per l’approvazione della “dichiarazione dello stato di emergenza” e lo stanziamento delle prime risorse per i soccorsi e il ripristino dei servizi, il Presidente ha visitato l’isola di Pellestrina, una delle zone maggiormente colpite dal maltempo. Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 13 novembre, dopo la riunione operativa presso il Centro di comando previsto per il “Piano acqua alta” a Palazzo Poerio con la Protezione civile e le altre Autorità coinvolte nella situazione di emergenza, il Presidente Conte ha tenuto un punto stampa insieme al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.
Ora i fari si riaccendono sul Mose
Il MO.S.E. (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) è un progetto di ingegneria civile, ambientale e idraulica tuttora in fase di realizzazione, finalizzato alla difesa di Venezia e della sua laguna dalle acque alte, attraverso la costruzione di schiere di paratoie mobili a scomparsa poste alle cosiddette bocche di porto (i varchi che collegano la laguna con il mare aperto attraverso i quali si attua il flusso e riflusso della marea) di Lido, di Malamocco e di Chioggia, in grado di isolare temporaneamente la laguna di Venezia dal mare Adriatico durante gli eventi di alta marea. La realizzazione dell’opera è stata avviata nel 2003 contemporaneamente alle tre bocche di porto lagunari e ha raggiunto un avanzamento pari a oltre l’85%. Il 4 giugno 2014, nell’ambito di un’inchiesta anti-corruzione da parte della magistratura italiana, vennero effettuati 35 arresti e vennero indagate ben 100 persone, indagati eccellenti tra politici di primo piano e funzionari pubblici, per reati contestati quali creazione di fondi neri, tangenti e false fatturazioni. A seguito delle vicende giudiziarie verificatesi tra il 2013 e il 2014, che hanno visto coinvolti parte degli organi dirigenziali del Consorzio Venezia Nuova e delle sue imprese, lo Stato è intervenuto al fine di assicurare il proseguimento dei lavori e la conclusione dell’opera: a dicembre 2014 l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha proposto la straordinaria gestione del Consorzio, cui è seguita la nomina di tre Amministratori Straordinari.
A suonare il campanello di allarme oggi ci ha pensato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che durante la sua visita a Venezia, da due giorni devastata dall’acqua alta, accompagnato da Renato Brunetta, ha detto: “Il Mose va finito. Sarebbe una follia pura non finire in fretta questa opera e non metterla in funzione. La partita del Mose”, ha aggiunto, “è decollata sotto il mio Governo, me lo ricordo benissimo , venimmo qui anche per dare una spinta alla velocità dei lavori e alla fine furono assolutamente tutti convinti che le cose erano così avanti che bisognava continuare”.
“L’Italia e Venezia stanno vivendo ore drammatiche e questo è il momento di stare vicino ai veneti, ma non possiamo far finta di non vedere che qualcuno ha delle colpe e chi ce le ha deve pagare. Non possono essere sempre i cittadini a pagare il conto degli errori politici”. Queste invece sono state le parole del leader del M5s Luigi Di Maio che ha anche aggiunto: “Opere come il Mose sono “nate vecchie e infarcite di tangenti e corruzione” ma “ora, benché non sia la migliore soluzione possibile, va terminata al più presto per proteggere Venezia subito”.
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