La popolazione mondiale invecchia e le aspettative di vita crescono. Risultato: gli over 60 sono sempre più in salute e più attivi, con lo sguardo rivolto al futuro, consapevoli che la rivoluzione demografica in atto può essere un’opportunità. BVA Doxa, in occasione dell’evento Seniors Impact Initiative nell’ambito del SingularityU Italy Summit 2019, di cui è partner, ha realizzato una ricerca dedicata agli over 60 italiani con l’obiettivo di raccontare il loro approccio al mondo del lavoro.
VOGLIA DI FUTURO — In Italia sono oltre 2 milioni gli over 60 che lavorano. E in più della metà dei casi (il 55%) lo fanno per scelta, anche se potrebbero smettere. Secondo la fotografia scattata da BVA Doxa, solo il 15% dei senior indica i motivi economici come la motivazione principale a rimanere nel mondo del lavoro. Uno su 3 lavora ancora perché non può smettere, ma, se potesse, opterebbe per la pensione. Il mondo del lavoro richiede impegno continuo e dedizione. Per il 50% degli intervistati è necessario mantenere viva «la voglia di imparare e di restare aggiornati». Si deve «guadagnare dimestichezza con la tecnologia» (45%) e «creare un legame tra i giovani e le diverse generazioni» (41%). Lavorare è quindi un modo per sentirsi giovani e parte attiva del proprio presente e del proprio futuro. Il 12% degli over 60 italiani crede di avere ancora «tanto da dare». Un approccio in linea con uno dei nuovi trend già evidenziati da BVA Doxa in una recente indagine secondo cui in Italia si inizia a sentirsi vecchi addirittura a 70 anni! Solo in Finlandia vi è la stessa percezione. Nel resto del mondo la percezione di inizio della vecchiaia scatta in media con il 56esimo compleanno.
TECNOLOGIA IMPRESCINDIBILE — La tecnologia può diventare uno strumento per migliorare la qualità della vita: oltre il 50% degli over 60 italiani trova che possa portare impieghi utili e concreti in ambiti come la sicurezza in casa, fuori casa, la salute e, non ultimo, il mondo del lavoro. Nel dettaglio: per gli attuali lavoratori senior «la tecnologia migliora la qualità del lavoro» (77%), «ottimizza i tempi necessari per svolgere le attività lavorative (60%) e «permette di fare cose che altrimenti non si riuscirebbero a fare» (58%).
FORMAZIONE, PRIMA DI TUTTO — Il 60% dei lavoratori ed ex lavoratori ha vissuto situazioni di difficoltà legate al cambiamento organizzativo. Per diversi motivi: in primis per la scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie (38%), direttamente correlata alla «mancanza di una formazione adeguata da parte dell’azienda per l’uso dei nuovi strumenti» (31%). A seguire «il crescente utilizzo dell’inglese o di altre lingue non conosciute» (35%) e il «doversi rimettere ad imparare» (36%) connesso alla inadeguatezza delle competenze acquisite negli anni. In questa evoluzione, solo 1 lavoratore senior su 3 crede che la propria esperienza sia stata valorizzata dall’azienda. Dai dati raccolti da BVA Doxa, emerge come il 74% vorrebbe partecipare a corsi per l’apprendimento delle nuove tecnologie e il 49% auspica un maggior coinvolgimento nei momenti di incontro e confronto aziendale.
I BABY BOOMERS INCONTRANO I GEN Z – È chiara la volontà degli over 60 di confrontarsi con i più giovani lavoratori per far fronte al cambiamento, in un’ottica di collaborazione a due vie che sia di beneficio per entrambe le parti. I più senior vorrebbero «trasmettere le proprie competenze» ai giovani (nel 41% dei casi) e «apprendere (a loro volta) le skill che non hanno, a partire da quelle tecnologiche» (34%). Nel 2020, i primi Gen Z – la generazione dei nati tra il 1997 e il 2010 – faranno il proprio ingresso nel mondo del lavoro. Risultato: in azienda saranno presenti fino a quattro generazioni diverse. Ed è la prima volta che accade! Come a dire, la sfida è aperta. Per tutti.
«Dal nostro osservatorio emerge come gli over 60 italiani siano carichi di desideri, ancor più che di bisogni, con voglia di futuro e di progettualità. E pronti a vivere con positività la contaminazione con le generazioni più giovani» afferma Vilma Scarpino, ceo di BVA Doxa. «La sfida per aziende e istituzioni è iniziare a riflettere sull’evoluzione demografica come un’opportunità. Il capitale umano va considerato e valorizzato nel suo insieme e non in continue contrapposizioni (giovani vs vecchi). Si deve abbandonare il solo agire ‘qui ed ora’, il senso di urgenza continua, a vantaggio di una logica di più lungo periodo che valorizzi ruoli e caratteristiche positive di ciascuna generazione. Per le aziende sarà sempre più importante fare evolvere il ruolo dei senior all’insegna di una sempre più proficua collaborazione fra generazioni».
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