di Nicolas Christian Cohen
Si chiama Oscar Seborer, nome in codice Godsend, il quarto scienziato, considerato una talpa del governo russo, che prese parte al cosiddetto Manhattan Project, il progetto per la bomba nucleare Usa, al quale parteciparono scienziati di grande spessore, e che ebbe gli albori a Los Alamos, un luogo vicino alla cittadina di Santa Fe, lungo la frontiera del New Mexico. Seborer, era il figlio più giovane di una famiglia di immigranti ebrei proveniente dalla Polonia, e come altre tre spie già note, lavorando al sito degli esperimenti atomici, riuscì a passare informazioni sensibili agli agenti di Mosca. L’Fbi venne a sapere della sua defezione e della sua attività di spionaggio, ma tenne segreta la vicenda. Il suo ruolo “è rimasto nascosto per 70 anni”, scrivono Harvey Klehr e John Earl Haynes nell’attuale numero di Studies in Intelligence , il giornale interno della CIA. Il loro articolo è intitolato “Sulle tracce di una quarta spia sovietica a Los Alamos”. Nel 1951, il signor Seborer fuggì dagli Stati Uniti con suo fratello maggiore Stuart, così come la moglie e la suocera di suo fratello, e si rifugiò nell’Unione Sovietica, dove, nel 1964, ricevette l’Ordine della Stella Rossa, un prestigioso premio militare. La sua morte risale all’aprile 2015 con il presunto cognome Smith. Ma chi erano le altre tre spie di Los Alamos già note all’FBI da tempo? Klaus Fuchs, un fisico arrestato all’inizio del 1950, poco dopo la prima detonazione sovietica. David Greenglass, un macchinista e Theodore Hall, il fisico più giovane di Los Alamos, che trasferendosi in Inghilterra non venne mai condannato per spionaggio.
La storia
La nascita della prima bomba atomica risale gli anni `40. La necessità di sviluppare la ricerca scientifica sulla fissione nucleare, per contrastare la Germania di Hitler, indusse il presidente degli Stati Uniti Roosevelt e il primo ministro inglese Churchill a richiamare un gruppo di scienziati di fama internazionale, esuli dall’Europa (Fermi, Teller, Szilard, Wigner), per lavorare al progetto denominato “Manhattan”. A capo del gruppo venne messo il fisico Robert Oppenheimer. Poiché le ricerche dovevano essere attivate nella più assoluta segretezza e sicurezza, bisognava trovare un luogo lontano dalle coste, poco abitato, ma facilmente raggiungibile, dove far convergere ricercatori e tecnici. Venne individuato nel Nuovo Messico, vicino alla cittadina di Santa Fe. In questo luogo di frontiera, nel 1942 iniziò la costruzione di case e laboratori per accogliere gli scienziati. Ai residenti venne persino proibito pronunciare il nome della città, indicata sulla corrispondenza e sui certificati come “casella postale 1663”, Santa Fe, New Mexico. Gli scienziati e le loro famiglie vivevano in condizioni spesso poco confortevoli, soggetti a regole rigide, ma erano tutti giovani e fiduciosi di lavorare a un progetto utile per il mondo intero.
A fine lavori la prima bomba venne fatta esplodere nel deserto di Alamogordo, 200 Km a sud di Los Alamos, nell’estate del 1945
Mentre la Nazione esultava per il successo ottenuto, molti degli scienziati che parteciparono a quel progetto tornarono a casa con l’amara convinzione di avere creato qualcosa di diverso da quello che pensavano, ossia un’arma che seppure speravano potesse essere impiegata solo per un utilizzo pacifico dell’energia nucleare, in realtà rappresentava un mezzo che poteva essere usato anche con il malevolo obiettivo di operare distruzioni di massa. Come poi è accaduto con i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, due attacchi nucleari operati sul finire della seconda guerra mondiale dagli Stati Uniti in Giappone, che segnarono l’epilogo del conflitto.
“È stato divertente studiare la storia di Seborer “, ha detto Klehr al New York Times riguardo l’articolo della CIA. Aggiungendo che ora lui Haynes sono in attesa di poter visionare i fascicoli governativi negli Stati Uniti che promettono di far luce sull’esatta natura delle azioni di spionaggio perpetrate da Seborer. ” Earl ed io abbiamo addirittura pensato che avremmo potuto essere morti prima che tutto fosse pubblicato”, ha detto Klehr.
Mark Kramer, direttore degli studi sulla Guerra Fredda ad Harvard, ha affermato che lo studio ha gettato nuova luce su “quanto fosse diffuso lo spionaggio “nel Progetto Manhattan. “Aiuta a riformulare un lungo dibattito, ha detto, “sull’importanza relativa delle spie americane e degli scienziati russi per la svolta atomica di Mosca del 1949”.
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