di Kimi Suzuki
Il viaggio di tre giorni di Papa Francesco aveva due prime tappe fondamentali: Nagasaki e Hiroshima. A Nagasaki, il papa, dopo aver deposto una ghirlanda di fiori e pregato ai piedi del memoriale alle vittime, ha manifestato il suo dolore per quegli eccidi di massa, dicendo che detto che quello sarà il luogo che sarà per sempre il ricordo di come “noi esseri umani siamo in grado di infliggerci dolore a vicenda”.
I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki furono due attacchi nucleari operati sul finire della seconda guerra mondiale dagli Stati Uniti in Giappone, che segnarono l’epilogo del conflitto. Il mattino del 6 agosto 1945 alle ore 8:15 l’aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell’ordigno “Fat Man” su Nagasaki. Il numero di vittime stimato fu di circa quasi 200mila vittime, (140mila a Hiroshima e 74mila a Nagasaki), quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti e indiretti causati dagli ordigni e per le implicazioni etiche comportate dall’utilizzo di un’arma di distruzione di massa, quello fu il primo e unico utilizzo in guerra di tali armi. “Per quanto io sia convinto che un mondo senza armi nucleari sia possibile e necessario, chiedo ai leader politici di non dimenticare che queste armi non possono proteggerci dalle attuali minacce alla sicurezza nazionale e internazionale”, ha proseguito il papa con il viso cupo, visibilmente turbato da quel ricordo. Migliaia i giapponesi che sono arrivati riparandosi con impermeabili di plastica per sentire il discorso di papa Francesco e con lui rendere omaggio alle vittime. Francesco ha ricordato che la Santa Sede è stata tra i primi paesi a firmare e ratificare il nuovo trattato di proibizione nucleare delle Nazioni Unite, e poi ha detto che non solo l’uso, ma il semplice possesso di armi atomiche “deve essere condannato. Uno dei desideri più profondi del cuore umano”, ha sottolineato, ” è per la sicurezza, la pace e la stabilità. Il possesso di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa non è la risposta a questo desiderio; anzi sembrano sempre contrastarlo”. E ancora più incisivo ha proseguito: “In un mondo in cui milioni di bambini e famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi sprecati e le fortune fatte attraverso la fabbricazione, il potenziamento, la manutenzione e la vendita di armi sempre più distruttive, sono un affronto che grida in cielo”.
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