di Willy Feng
Le elezioni distrettuali di Hong Kong hanno segnato un record con un’affluenza che ha toccato il 71,2%, che tradotto in numero di elettori che si sono recati alle urne significa 4,1 milioni di votanti. Questi i dati comunicati da Barnabas Fung, presidente della Commissione per gli affari elettorali, in una conferenza stampa in streaming. L’affluenza è stata la più alta mai avuta dal passaggio del 1997 della città da Londra e Pechino, superando non solo quella del 2015 (47%, il massimo fino a oggi per il voto distrettuale), ma anche il 58% raggiunto nel 2016 per le più importanti elezioni del parlamentino locale. I candidati anti-governativi in corsa alle elezioni distrettuali di Hong Kong hanno conquistato quasi il 90% dei seggi, 396 sui 452 in palio, dando un duro colpo alla governatrice Carrie Lam e al governo centrale di Pechino. Mentre è in ballo ancora l’assegnazione di due seggi, riportano i media locali, il fronte pro-establishment ha perso più di 240 seggi rispetto alla tornata elettorale del 2015. Il governo di Hong Kong ascolterà “certamente con umiltà le opinioni dei cittadini e rifletterà su di loro con serietà”. Questo è il primo commento affidato a una nota della governatrice Carrie Lam, dopo la pesantissima sconfitta del fronte pro-establishment alle elezioni distrettuali di domenica. Il governo, ha assicura la Lam, “rispetterà il risultato del voto”. Ma se la Lam si espressa con toni misurati e collaborativi, come ha cercato di fare anche durante i momenti peggiori delle manifestazioni, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi invece ha messo le mani avanti dicendo: “Hong Kong è parte integrante della Cina, a prescindere dal risultato elettorale. Qualsiasi tentativo di danneggiare il livello di prosperità e stabilità della città, non avrà successo”.
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