«Non merito perdono. Ho paura anche a chiederlo, vista la gravità di quanto fatto». Queste le parole di Francesco Mazzega in una dichiarazione spontanea resa prima che la Corte d’Assise d’Appello di Trieste si ritirasse in camera di consiglio per decidere se confermare o riformare la sentenza di condanna pronunciata in primo grado nei suoi confronti dal Gup del tribunale di Udine. Nelle dichiarazioni, Mazzega, assistito dagli avvocati Federico Carnelutti e Mariapia Maier, aveva ribadito quello che aveva già detto al giudice di primo grado, ossia che non si capacitava di quanto aveva fatto e non sapeva come poteva essere accaduto. L’uomo aveva aggiunto di non riuscire nemmeno a sentir pronunciare più il suo nome, ora associato a un fatto tanto grave. Per la famiglia di Nadia Orlando, secondo quanto riferito dal loro legale, l’avvocato Fabio Gasparini, si trattava di «dichiarazioni abbastanza generiche, frasi di circostanza ancora del tutto insufficienti perché non spiegano i fatti». Poi la sentenza. La Corte d’Assise d’Appello di Trieste venerdì ha confermato la condanna a 30 anni per il delitto, mantenendo la sentenza del Tribunale di Udine, emessa l’11 luglio 2018, per l’omicidio dell’ex fidanzata Nadia, la 21enne di Vidulis di Dignano. Oltre alla pena di 30 anni, la Corte d’Appello ha anche applicato la misura dei tre anni di libertà vigilata una volta scontata la pena. Così Mazzega, ha deciso di farla finita e si è tolto la vita. L’uomo è stato trovato morto nel cortile di casa, a Muzzana del Turgano, dove si trovava ai domiciliari, nella tarda serata di venerdì 29 novembre. I genitori, assieme ai quali viveva, hanno lanciato l’allarme, ma per lui non c’era più nulla da fare. Mazzega aveva confessato il delitto, avvenuto nella notte del 31 agosto 2017, consegnandosi, la mattina dopo, alla Polstrada di Palmanova, con il corpo senza vita di Nadia ancora in auto. La difesa di Mazzega, a caldo, aveva ritenuto possibile il ricorso in Cassazione, in attesa di leggere le motivazioni, anche per verificare la decisione in merito all’aggravamento della misura cautelare, ma Francesco ha deciso che la sua vita dovesse prendere un’altra strada.
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