di Colin Anthony Groves
Nelle imminenti votazioni sull’impeachment di Trump, i leader repubblicani non prevedono diserzioni del GOP. E sul fronte dei democratici pare che siano tutti uniti a votare “sì all’impeachment”, contando sul sostegno di tutti i membri, tranne pochi, il cui numero però che non oltrepasserebbe le dita di una mano.
Probabilmente il processo, sull’opportunità di estromettere Trump dall’incarico o meno, si terrà a gennaio. Nessuno si aspetta che i democratici raccolgano la maggioranza dei due terzi del Senato necessaria per rimuovere Trump dall’incarico, ma è anche vero che nessuno ha la sferra di cristallo per sapere che cosa possa succedere nel futuro. Vero è che la storia che Trump abbia trattenuto degli aiuti militari che aveva promesso all’Ucraina in cambio di informazioni su un avversario politico, il più temuto, che quindi avrebbe potuto portargli via un po’ di voti ha diviso l’America almeno in tre parti, gli innocentisti, i colpevolisti e quelli che hanno detto basta a un tam tam mediatico che va avanti da mesi e tiene ancora banco quotidianamente sui principali media.
“La Costituzione vuole davvero proteggere la nazione dall’abuso del potere presidenziale. Qualsiasi marito potrebbe mentire sotto giuramento per una relazione. Non ci vogliono poteri presidenziali per farlo”, ha dichiarato venerdì in un’intervista la democratica Zoe Lofgren, che all’epoca dell’impeachment di Clinton, accusato di avere mentito a una giuria e ad altri sulla sua relazione con l’oramai arcinota stagista della Casa Bianca, Monica Lewinsky, era al Congresso e ne fa tuttora parte. Ma quella di Clinton era un’altra storia perché come ha detto lei, all’epoca Clinton era stato indagato per avere detto una bugia su un affaire di corna e non su “questioni di Stato”. Tra l’altro all’epoca Clinton era un presidente molto popolare che presiedeva un’economia in forte espansione e i sondaggi sull’impeachment mostrarono poco interesse a portarlo avanti sia da parte dei democratici sia da parte dei repubblicani. Le pagine dei giornali poi si riempirono di commenti pro e contro Hilary Clinton riguardo al fatto che alla fine la Clinton decise di perdonare il marito fedifrago – quando a detta di molte altre gli avrebbero messo le valige fuori casa, anche perché quello di Clinton fu un tradimento in mondovisione – ma lei fece spallucce e preferì alla fine giustificare quella debolezza e guardare oltre.
Trump continua a definire questo “je accuse” come “una caccia alle streghe” e i suoi proclami su Twitter che spesso fanno sorridere gli avversari in realtà dai commenti che li seguono hanno molta presa sul pubblico “perché lui alle riflessioni preferisce l’azione. E Twittere è sempre stato un suo valido alleato che lo ha aiutato a demolire le carriere politiche dei repubblicani che si sono opposti a lui. Come quella dei senatori Jeff Flake dell’Arizona e Bob Corker del Tennessee e del rappresentante della Carolina del Sud, Mark Sanford che hanno lasciato definitivamente il congresso.
Sanford divenne governatore della Carolina del Sud, ma poi abbandonò il lavoro dopo aver ammesso di avere una relazione extraconiugale e quando tornò alla Camera, fu sconfitto dopo essersi scontrato con Trump. Insomma una totale debacle. Al contrario, diversi repubblicani della Camera che si sono opposti ad almeno un articolo di impeachment di Clinton hanno visto prosperare la loro carriera politica. Includono John Thune del South Dakota, ora leader del GOP al Senato n. 2; John Kasich, che divenne un governatore dell’Ohio a due mandati e sfidò Trump per la nomina presidenziale del 2016; e l’attuale Sens. Rob Portman dell’Ohio e Richard Burr della Carolina del Nord.
L’impeachment di Clinton arrivò quattro anni dopo che i repubblicani guidati dal rappresentante Newt Gingrich della Georgia avevano conquistato il controllo della Camera per la prima volta dopo quattro decenni. Per la precisione i voti per l’impeachment di Clinton alla Camera arrivarono un mese dopo le elezioni del Congresso. Invece la votazione sull’impeachment per Trump coinciderà con l’avvio delle primarie 2020.
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