di Mary Harrison
Una seconda ricerca per terra nella vulcanica isola bianca della Nuova Zelanda domenica non è riuscita a localizzare i corpi delle ultime due vittime, che si presume siano quelli di una guida turistica neozelandese e un capitano di una barca che aveva portato i turisti sull’isola, di un’eruzione che ora ha causato 16 vittime, la maggior parte dei quali turisti. La polizia neozelandese ha confermato che la sedicesima vittima è morta sabato presso il Concord Hospital di Sydney, uno dei numerosi ospedali australiani in cui venivano curati i sopravvissuti con gravi ustioni, secondo le ultime notizie di Ap. Stamattina, due squadre di quattro persone sono atterrate sull’isola in elicottero e hanno cercato di recuperare i corpi di altre due vittime, le ultime che risultano ancora sull’isola.
Le squadre hanno indossando indumenti protettivi pesanti e hanno fatto uso di un autorespiratore che ha permesso loro di restare sull’isola 75 minuti. Poi però visto che il tempo stava per scadere hanno dovuto abbandonare le ricerche e hanno deciso di tornare sull’isola la prossima settimana. Purtroppo la loro ricerca non ha portato ad alcun risultato. I corpi non sono stati localizzati anche perché l’isola è completamente coperta di cenere e tutti gli 8 uomini delle due squadre, dopo essere stati esposti a ceneri e gas tossici, sono poi stati sottoposti a decontaminazione.
“Abbiamo sempre anticipato il recupero di tutti i corpi dall’isola e rimaniamo profondamente impegnati in tale obiettivo di consentire alle famiglie un po ‘di chiusura”, ha dichiarato il vice commissario di polizia John Tims. Anche le ricerche dei subacquei intervenuti perché le squadre di soccorso il giorno precedente avevano segnalato la possibile presenza del corpo di un uomo in mare, hanno dovuto rimandare le operazioni di ricerca nelle acque intorno all’isola a causa della visibilità quasi nulla che ha ostacolato i loro sforzi. La cenere e altre ricadute dell’eruzione hanno reso tossico il mare vicino all’isola e anche i subacquei dopo ogni immersione completata sono stati sottoposti a una pulizia di decontaminazione.
Nel frattempo la polizia ha reso noti i nomi di cinque vittime che sono state identificate formalmente, che sono quattro australiani e un neozelandese. La prima vittima ad essere identificata è stata Krystal Browitt, una studentessa di medicina veterinaria di Melbourne, in Australia, di soli 21 anni, compiuti lo scorso 29 novembre.
Le autorità hanno poi dato quantificato il numero totale delle persone sull’isola e la conta ha segnalato la presenza di 24 australiani, 9 americani, 5 neozelandesi, 4 tedeschi, 2 britannici, 2 cinesi e un malese. Molti provenivano da una nave da crociera della Royal Caribbean, che aveva lasciato Sydney due giorni prima
Il primo ministro Jacinda Ardern ha invitato i neozelandesi a osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime del disastro alle 14:11 di lunedì, esattamente una settimana dopo l’eruzione.
Due i miracolati sfuggiti alla lava del vulcano, Pratap e Mayuri Singh marito e moglie, che sono sopravvissuti all’esplosione. La coppia di Atlanta si sta riprendendo dalle ustioni nell’ospedale di Middlemore ad Auckland, dove le loro condizioni ora sono considerate stabili.
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