di Andrea Sassi
Milano vince per il secondo anno consecutivo la Qualità della vita 2019, la graduatoria del Sole 24 Ore giunta alla trentesima edizione e pubblicata oggi. Facendo un rapido giro di domande ai cittadini non tutti concordano con questo risultato. «Onestamente sono molto perplesso di questo risultato perché in realtà credo che Milano sia peggiorata negli ultimo 15 anni», dice Paolo che abita in zona Bovisa. «Probabilmente per chi la vive come fanno i ragazzi giovani andando all’università o in giro per locali, Milano offre molto da quel punto di vista, ma per chi come me deve prendere i mezzi pubblici ogni giorno per andare al lavoro è un vero disastro. Nonostante l’aumento del costo dei biglietti, la metro si fa spesso aspettare più del dovuto ad alcune fermate. E poi è una città sporca, l’altro giorno per buttare la carta di una caramella ho dovuto camminare per un chilometro prima di vedere un cestino.
Ho chiamato l’AMSA per farlo presente e mi hanno detto di fare una raccolta firme per chiedere l’aumento dei cestini dove a mio avviso mancano. Quindi sono io che come cittadino devo chiedere che a Milano venga aumentato il numero dei cestini butta-rifiuti? Rob de matt!
E poi quando c’è un temporale e le foglie degli alberi cadono copiose sui marciapiedi prima che passi qualcuno a pulire passano giorni e giorni. Così tante persone anziane spesso sono costrette a camminare in mezzo alla strada per evitare di cadere con il rischio però di essere investiti. Per non parlare di quando si forma il ghiaccio sui marciapiedi per il freddo». Anche Maria che abita nella zona 5 a sud di Milano concorda sul fatto che ci sia poca pulizia. «Non ci sono cestini butta-rifiuti, quando sono in giro con il mio cane e percorro la strada interna parallela a via dei Missaglia da Selvanesco in avanti, intendo verso il centro, devo stare continuamente attenta a quello che c’è per terra per timore che il mio cane possa mangiare qualcosa che non va buttato da qualcuno che non trovando un cestino butta qualsiasi cosa quotidianamente per terra. I cestini butta rifiuti sono a distanza chilometrica l’uno dall’altro, quando ci sono. E questa sarebbe una città europea?» Per Antonio che abita in zona Brera mancano le panchine. «Milano è una città dove si va sempre di corsa. Un giorno ho provato a fare una camminata un po’ più lunga del solito e in un lungo tratto di strada intendo da Corso Torino a via Cermenate non ho visto lungo il mio percorso una sola panchina ad eccezione di quelle dentro i parchi. E poi ti dicono di non prendere l’auto e andare a piedi se puoi o in bici… ». Sul fronte sicurezza i campanelli di allarme sono tantissimi. Racconta la veronese Mary: «Questa estate mi è capitato di fare una passeggiata con un paio di amiche in attesa di prender il treno nella zona di via Vitruvio e tutte siamo state importunate da numerosi ragazzi, sbandati, che si capiva che erano degli habitué della zona, che alla fine ci hanno costretto a chiuderci dentro un locale, per sfuggire alla loro insistenza. Pensavo che a Milano ci fosse più sicurezza invece in giro non c’era nemmeno un agente». Sul fronte del senso civico molti sono coloro che lamentano un’ineducazione alla guida senza eguali. Dice André di Bruxelles, che spesso viene a Milano per lavoro: «La prima volta che sono venuto a Milano sono rimasto scioccato riguardo al fatto che qui sono i pedoni che danno precedenza alle auto e non viceversa. Difficilmente ho visto qualcuno fermarsi in prossimità delle strisce pedonali. La gente di prassi aspetta che passino tutte le auto, poi attraversa la strada. Una cosa per me inverosimile». Antonio uno dei pochi milanesi Doc, che abita nella periferia Est, ci ha detto: «Milano città europea? Ma per carità. Io sono anni che non vado più in centro. Gente ineducata nel traffico, senso civico zero, parcheggi zero a meno che non paghi un salasso per 4-5 ore. Poi se devi chiedere qualsiasi servizio al Comune, devi tornarci 4 volte, funzionano meglio i servizi dei comuni fuori Milano che i nostri. Non sono assolutamente d’accordo con questo primato». Tra i pochi che abbiamo intervistato d’accordo con questo riconoscimento c’è Sonia. «Trovo che Milano sia una delle città con il maggior numero di servizi, università e in più ti offre una scelta su vari fronti che altre città, non danno».
L’ultima classificata, quest’anno, è Caltanissetta mentre Roma e Napoli salgono alcuni gradini. Se il caso di Milano è emblematico, questa classifica fotografa le performance positive di tutte le province delle grandi città: Roma, diciottesima, sale di tre posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno. Subito dietro Milano, nella classifica generale 2019, si confermano le province dell’arco alpino: sul podio ci sono anche Bolzano e Trento, rispettivamente al secondo e al terzo posto, seguite da Aosta. Nella top ten delle province più vivibili si incontrano anche Trieste (5) e Treviso (8). La coda della classifica è occupata dalle province del Sud: Caltanissetta occupa l’ultimo posto per la quarta volta nella storia dell’indice dopo le performance negative del 1995, nel 2000 e nel 2008. Foggia (105ª) e Crotone (106ª) la precedono di poco.
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