di Isabelle Dupont
Lavoratori delle ferrovie, insegnanti, dipendenti pubblici, avvocati, magistrati in sciopero, ma anche badanti che chiedono più risorse per l’ospedale: impiegati pubblici e privati si sono aggiunti alle proteste di questa nuova giornata di protesta contro l’istituzione di un sistema pensionistico universale a punti. “La mia determinazione, quella del governo, quella dell’intera maggioranza è totale” per realizzare la riforma e stabilire un sistema universale, ha ricordato davanti ai deputati il Primo Ministro, Édouard Philippe.
CGT, FO, CFE-CGC, Solidaires e FSU in almeno 50 città della Francia hanno marciato bloccando le strade per chiedere il ritiro definitivo del progetto.
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Come al solito tra la conta della Prefettura e quella dei sindacati c’è sempre un ampio gap ma i numeri alla fin fine delle persone che hanno protestato hanno raggiunto anche quota 40mila in alcune località.
Dodici giorni di sciopero dei trasporti, a meno di una settimana dal Natale con i parigini e i turisti esasperati, per i blocchi continui contro la riforma delle pensioni, hanno piegato il governo Macron. A farne le spese con le dimissioni l’artefice del progetto, Jean-Paul Delevoye, uomo di fiducia di Macron, che il premier aveva nominato due anni fa per disegnare la riforma delle pensioni, ma non tanto per il caos delle proteste sollevate in tutta la Francia, ma perché proprio ieri si è saputo che Delevoye, oltre a quella di ministro ricopriva ben altre 13 cariche, seppur non a scopo di lucro, e guarda caso aveva dimenticato di dichiarare che una di queste era quella di amministratore, sempre a titolo gratuito, di un istituto privato legato alle assicurazioni. Una dimenticanza che ha sollevato l’indignazione della popolazione e quindi le dimissioni sono state oltre che un atto dovuto, un atto obbligato. L’opposizione più radicale ha cantato vittoria per questo smacco al governo, e alcuni, come il responsabile dei sindacati autonomi dell’Unsa, Laurent Escure, ha ammesso che «ormai i negoziati e il dialogo si fanno con l’Eliseo e il governo». Oggi, che per i francesi è il tredicesimo giorno di mobilitazione, è stato ancora molto difficile spostarsi a causa del traffico ancora molto disturbato e dei numerosi ingorghi stradali. Un terzo dei lavoratori delle ferrovie (32,8%) e dei macchinisti il 75,8% era in sciopero, secondo la direzione della SNCF, che comunque oggi ha assicurato il trasporto a tutti i passeggeri già in possesso del biglietto TGV, con cambi di orario nella metà dei casi. La maggioranza dei francesi (62%) sostiene il movimento di sciopero secondo un sondaggio di Harris Interactive, ma il 69% vorrebbe una “tregua natalizia”. “Questa tregua è essenziale, i francesi devono riposare”, ha osservato Agnès Buzyn, ministro della sanità, responsabile solo del fascicolo dopo le dimissioni del lunedì dell’Alto commissario per le pensioni, Jean-Paul Delevoye. Domani a Matignon, il primo ministro Edouard Philippe incontrerà le organizzazioni sindacali e forse si potrà iniziare a capire quali passi vorrà fare il Governo da qui in avanti.
Lo sciopero non ha colpito solo i trasporti, ma tutti i servizi essenziali. Nella scuola primaria si è registrata una percentuale di scioperanti pari al 25,05% mentre in quella secondaria del 23,32% nella scuola secondaria, secondo i dati del ministero, mentre secondo i sindacati la percentuale a toccato punte rispettivamente del 50% e 60% . Anche il personale ospedaliero ha incrociato le braccia contro una riforma delle pensioni che non piace proprio a nessuno.
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