Sulla repressione cinese degli uiguri i deputati europei ora hanno deciso di dire basta e hanno chiesto al governo cinese di chiudere immediatamente i “campi di rieducazione” nello Xinjiang.
Il fatto che centinaia di migliaia di uiguri e persone di etnia kazaka siano stati inviati in “campi di rieducazione” politica sulla base di un sistema di polizia predittiva è inaccettabile e ora i deputati europei hanno chiesto a chiare lettere al governo cinese di porre immediatamente fine alla pratica delle detenzioni arbitrarie di membri delle minoranze uigura e kazaka in assenza di capi d’accusa, di un processo o di condanne per reati, e chiudere tutti i campi e i centri di detenzione e a liberare immediatamente e incondizionatamente le persone detenute, compreso il vincitore del Premio Sacharov di quest’anno, Ilham Tohti
Esistono solide informazioni secondo cui gli uiguri e altre minoranze etniche, principalmente musulmane, nella provincia dello Xinjiang sono soggetti a detenzioni arbitrarie, torture, a pesanti restrizioni delle pratiche religiose e a un’ampia sorveglianza digitalizzata, sottolinea il Parlamento. I deputati chiedono alle autorità cinesi di garantire ai giornalisti e agli osservatori internazionali un accesso libero alla Regione autonoma uigura dello Xinjiang per valutare la situazione nel territorio.
I deputati sono poi preoccupati dalle segnalazioni su atti di vessazione delle autorità cinesi nei confronti degli uiguri residenti all’estero al fine di indurli a rivelare informazioni su altri uiguri, a fare ritorno nello Xinjiang o a non parlare della situazione di tale regione, talvolta ricorrendo alla detenzione dei loro familiari.
Sanzioni contro le autorità cinesi
L’approccio adottato e gli strumenti utilizzati fino ad oggi dall’UE non hanno prodotto progressi tangibili nella situazione dei diritti umani in Cina, che è invece peggiorata nell’ultimo decennio. Ora i deputati chiedono al Consiglio di adottare sanzioni mirate e di congelare i beni, se ritenuto opportuno ed efficace, contro i funzionari cinesi responsabili di questa grave repressionenello Xinjiang.
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