di Matteo Valle
Si svolgeranno stamattina alla parrocchia del Preziosissimo Sangue in via Flaminia Vecchia a Roma, i funerali di Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, le due 16enni investite e uccise nella notte tra sabato e domenica scorsi a Corso Francia. Per l’omicidio stradale è indagato il il figlio ventenne del regista Paolo Genovese, Pietro, da ieri agli arresti domiciliari. Dalle prime indagini sembra che Pietro si sia messo alla guida della sua auto dopo aver bevuto troppo. Sulla Renault Koleos Pietro non era solo c’erano due suoi amici del ragazzo, Davide A., accanto a lui, sul lato passeggero, ed Edoardo Tommaso L. F., seduto sul sedile posteriore. Non è ancora chiaro se siano stati proprio loro a convincere Pietro, sotto choc, a tornare indietro subito dopo l’impatto, una volta che l’auto si era fermata a circa duecentocinquanta metri di distanza dal luogo dell’incidente, sulla rampa di accesso a via del Foro Italico, direzione piazzale Clodio. O se invece avrebbero cercato di spingerlo a fuggire. Nel suo sangue sono state rinvenute tracce di droghe che però non dimostrano che il giovane fosse alla guida sotto effetto di quelle sostanze. Per questo motivo il gip Bernadette Nicotra, ha escluso l’aggravante contestata dalla procura, ossia che Pietro stesse guidando in stato di alterazione da stupefacenti, scrivendo nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale ha disposto gli arresti domiciliari: “Le sostanze stupefacenti riscontrate sebbene presenti ben potevano essere state assunte dal Genovese in epoca precedente”. Il gip però ha anche precisato che Pietro “si era messo alla guida dell’autovettura nonostante avesse assunto bevande alcoliche e nonostante in passato gli fosse stata già ritirata la patente di guida per violazioni del codice della strada. Questo comportamento dimostra noncuranza, se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti e i moniti dell’autorità amministrativa e di pubblica sicurezza ed è sintomo di una personalità incline alla violazione delle regole”. Per questo motivo secondo il giudice ha deciso che “sussiste l’esigenza cautelare per il concreto pericolo di reiterazione della condotta criminosa“. “La personalità dell’indagato – si legge – lascia ragionevolmente presumere che il medesimo non si scoraggi dall’usare comunque l’automobile per il solo fatto dell’avere avuta ritirata la patente di guida. Sicché allo stato al fine di neutralizzare il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di condotte analoghe appare necessario limitare la libertà di movimento di Genovese, il quale sebbene incensurato e di età giovane potrebbe mettersi alla guida di autovetture di amici o conoscenti anche senza patente e porre in essere condotte gravemente colpose in violazione delle norme della circolazione stradale compromettendo così la propria e l’altrui incolumità”.
Le due vittime dal canto loro hanno attraversato la strada col semaforo rosso, tenendo una “condotta vietata, incautamente spericolata, così concorrendo alla causazione del sinistro mortale”, scrive ancora il gip. “Nella ricostruzione di un incidente stradale, nella sua dinamica e nella sua eziologia, il giudice di merito deve necessariamente tenere conto delle condotte dei singoli utenti della strada coinvolti per accertarne le responsabilità, determinare l’efficienza causale di ciascuna eventuale colpa concorrente. “Alla luce di quanto accertato in questa prima fase, le due ragazze, in ora notturna, in zona scarsamente illuminata e con pioggia in atto” stavano “attraversando la carreggiata, scavalcando il guard rail, nel momento in cui il semaforo era fermo sulla luce rossa per i pedoni”. Nell’incidente stradale mortale”, precisa il gip di Roma, “ha influito anche un’illuminazione ‘colposamente’ insufficiente“. Ma “una velocità prudenziale e una condizione di sobrietà in rapporto alla prossimità di un attraversamento semaforico, all’insistenza di un affollato agglomerato urbano, di locali notturni assai frequentati soprattutto di sabato sera, di un asfalto bagnato per causa della pioggia, di una scarsa visibilità per causa di illuminazione ‘colposamente’ insufficiente, avrebbe, con ogni probabilità, permesso all’indagato di meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo davanti a ostacoli prevedibili”.
Chiesa gremita di gente per Gaia e Camilla
I feretri bianchi di Gaia e Camilla sono usciti dalla chiesa del Preziosissimo Sangue del Fleming accompagnati da un lungo applauso sulle note di ‘A te’ di Lorenzo Jovanotti e ‘Ti voglio bene’ di Tiziano Ferro. Tanta la commozione, anche durante l’omelia durante la quale il don ha detto parole che hanno toccato il cuore. “Si è persa una delle fondamenta della nostra famiglia. Eri la piccola di casa. Tu che trovavi imbarazzo ogni volta che si parlava di te, non ti piaceva sentirti gli occhi addosso. Ti sentivi imperfetta”, ha detto Giorgia, durante il suo intervento ricordando la sorella Camilla. “Qualche giorno a tavola avevi chiesto qual era il senso della vita e non ti ho saputo rispondere. A qualche giorno di distanza ho trovato la risposta: il senso della mia vita sei tu”, ha concluso.
“La morte di un figlio è talmente innaturale da aver reso la nostra condizione indicibile. Anche per questo non abbiamo finora parlato con nessuno e oggi chiediamo rispetto per il nostro dolore e il nostro silenzio”, queste le uniche parole dei genitori di Gaia. Le altre sono arrivate per tramite di una nota letta dai legali nominati dalla famiglia, Giulia Bongiorno, Gabriella Saracino e Edward von Freymann. “Quando troveremo le parole giuste diremo la nostra sulle tante ricostruzioni diffuse dai media con troppa leggerezza, Gaia era piena di gioia di vivere, ma era anche matura e responsabile, Chi perde il coniuge è vedovo, chi perde i genitori è orfano. Chi, come noi, perde una figlia non ha nemmeno un nome che lo definisca: la morte di un figlio è talmente innaturale da aver reso la nostra condizione indicibile, è letteralmente ‘qualcosa che non può essere detto’. Anche per questo non abbiamo finora parlato con nessuno e oggi chiediamo rispetto per il nostro dolore e il nostro silenzio. Quando troveremo le parole giuste parleremo, e diremo la nostra sulle tante ricostruzioni che in questi giorni sono state diffuse dai media con troppa leggerezza. Per il momento, invitiamo alla prudenza e alla scrupolosità chi scrive di questa tragedia. Gaia era piena di gioia di vivere, ma era anche matura e responsabile. Ci manca moltissimo. Per questo desideriamo ringraziare chi ha pianto con noi, chi ci ha offerto conforto e sostegno”.
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