di Rudi Fernández
A larga maggioranza, il Consiglio nazionale del CER ha detto sì all’accordo tra repubblicani e PSOE per garantire l’ investitura di Pedro Sánchez come presidente del governo. L’accordo, scrive El Mundo, si basa sulla creazione di un tavolo negoziale “bilaterale” che dovrà iniziare 15 giorni dopo la costituzione del nuovo governo. Al momento però manca l’approvazione dei cittadini della Catalogna che dovranno esprimere il loro parere. “I firmatari di questo accordo confermano che ci troviamo di fronte all’opportunità di sbloccare e incanalare il conflitto politico sul futuro della Catalogna e stabilire le basi per la sua risoluzione, in quanto vi è la volontà di dialogare per raggiungere un accordo che ci consenta di superare la situazione attuale Il riconoscimento di questa opportunità, la volontà politica e la fermezza espresse da entrambe le parti, ci consentono di esplorare e affrontare l’apertura di una nuova fase basata su un dialogo efficace, aperto e sincero e scommettere sul riconoscimento e la comprensione istituzionali “, dice l’accordo. Ecco perché le due parti riconoscono i “principi di lealtà istituzionale e bilateralità” tra il governo e la Generalitat, ammettono “il conflitto politico e l’attivazione del percorso politico per risolverlo” e che solo “può essere risolto attraverso canali democratici, attraverso dialogo, negoziazione e accordo, superando la sua legalizzazione “. Inoltre, propongono di creare “un tavolo di dialogo, negoziazione e accordo tra i governi, che partirà dal riconoscimento e dalla legittimità di tutte le parti e proposte e che agirà senza limiti oltre al rispetto degli strumenti e dei principi che regolano il sistema legale democratico” .
Al tavolo verranno presentate tutte le proposte dettagliate sul futuro della Catalogna che saranno valutate e discusse nel dettaglio”. “In questo spazio, dovrebbero essere cercati accordi che godano di ampio sostegno da parte della società catalana. A questo proposito, entrambe le parti si impegnano a promuovere l’efficacia degli accordi adottati attraverso procedure appropriate”, ha affermato l’accordo, che stabilisce che tali misure saranno sottoposte a “convalida democratica mediante consultazione con i cittadini della Catalogna, conformemente ai meccanismi previsti o che possono essere previsti nell’ambito del sistema giuridico politico”. Un altro punto saliente del patto, precisa sempre El Mundo, è che il tavolo dei negoziati che “sarà coordinato con altri spazi di dialogo istituzionale e parlamentare esistenti, che dovrebbero essere rafforzati” come la Commissione bilaterale Stato-Generalitat. Il CER ritiene che sia “un’opportunità per sbloccare e incanalare il conflitto politico” in Catalogna e risolverlo “attraverso un dialogo, efficace, aperto, sincero e senza esclusioni”.
L’accordo tra repubblicani e PSOE non ha raccolto l’entusiasmo di JxCat, (Uniti per la Catalogna), ossia la coalizione politica catalana guidata dall’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont e formata dal Partito Democratico Europeo Catalano, successore dell’ormai defunta Convergenza Democratica di Catalogna, in occasione delle elezioni parlamentari catalane del 2017 e del presidente della Generalitat, Quim Torra, che hanno espresso la loro reticenza riguardo l’investitura di Pedro Sánchez. “Qualsiasi accordo con il governo deve essere gestito e convalidato dalla presidenza del governo. Nulla può essere negoziato con il governo a parte gli accordi dei governi”, ha affermato Torra.
Conti in rosso
Ma la Spagna non ha problemi solo al suo interno. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo di deficit fissato da Bruxelles ha fatto alzare l’asticella rossa alla Commissione Europea. La Commissione, dopo aver ricevuto l’ultimo progetto di bilancio, ha dichiarato che il deficit strutturale della Spagna continua a crescere e lo ha calcolato al 3,2% del PIL per quest’anno, quindi ha detto che sarà necessario ridurlo, almeno, dello 0,65%. Questo adeguamento proposto da Bruxelles prevede che il governo spagnolo rimpingui con circa 8.000 milioni i prossimi bilanci dello Stato. Nel programmi delle due coalizioni, repubblicani e PSOE, presentato lo scorso 30 dicembre è previsto un aumento della spesa di almeno 35.000 milioni che significa un progressivo aumento della spesa pubblica per riuscire a raggiungere gli obiettivi richiesti da Bruxelles. Partendo dalla rivalutazione delle pensioni con l’IPC, l’aumento della spesa sanitaria, dell’istruzione, gli aumenti fiscali con le nuove tasse come la tariffa Google o Tobin, che l’opposizione dice già che non saranno sufficienti per bilanciare i conti.
Nel documento Progressive Coalition, si legge che l’accordo di PSOE e United ha come obiettivo quello di “rispettare i meccanismi di disciplina fiscale per garantire la sostenibilità dei conti pubblici”, assicurando che il futuro governo svilupperà “una politica fiscale responsabile , che garantisca la stabilità del bilancio e la riduzione del disavanzo e del debito pubblico”. Se Sanchéz riuscirà a rispettare questi impegni e a superare tutti questi ostacoli si saprà tra pochi mesi, per ora la sua strada, nonostante l’accordo con i repubblicani, sembra tutta in salita.
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