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STRAGE BOLOGNA, ERGASTOLO PER CAVALLINI, ORA PERÒ BISOGNA TROVARE I MANDANTI


Gilberto Cavallini con l’amico giornalista Massimiliano Mazzanti durante una pausa del processo a Bologna
(ph. ANSA/GIORGIO BENVENUTI)

Dopo 40 anni dai fatti, e quasi due anni di dibattimento e innumerevoli interrogatori la Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Michele Leoni, dopo 6 ore e mezza di camera di consiglio, chiude il cerchio su una delle stragi più efferate della storia del nostro Paese, quella del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. E per l’ex terrorista dei Nar Gilberto Cavallini, giudicato colpevole del reato di concorso in strage viene deciso l’ergastolo. La strage di Bologna fu di matrice fascista. “Ma portata a termine da Nar con inquietanti collegamenti con apparati dello Stato deviati”.

Per quella stessa strage, che provocò 85 morti e oltre 200 feriti, altri 3 imputati sono già stati condannati in via definitiva Francesca Mambro e Valerio Fioravanti all’ergastolo e Luigi Ciavardini a trent’anni di carcere 

Immagini di repertorio
General view of Bologna Central station and of wagons of the Ancona-Chiasso train pictured on August 02, 1980 in Bologna after a terrorist bombing which killed 85 people and wounded more than 200. At 10:25 am., August 02, a timed improvised explosive device (IED) contained in an unattended suitcase detonated inside an air-conditioned waiting room, which, the month being August (and with air conditioning being uncommon in Italy at the time), was crammed full of people. The IED was made of TNT, T4 and a “Compound B”, also known as Composition B. The explosion destroyed most of the main building and hit the Ancona–Chiasso train that was waiting at the first platform. The attack has been attributed to the neo-fascist terrorist organization, Nuclei Armati Rivoluzionari. AFP PHOTO (Photo credit should read -/AFP/Getty Images)

Poco prima della sentenza Cavallini che non era presente in aula ha rilasciato dichiarazioni spontanee: “Sono in carcere dal 12 settembre 1983, da 37, 38 anni…. Ho perso il conto. Anni di galera che mi sono meritato e che non li contesto. Li ho scontati tutti – ha spiegato – e sono pronto a scontarne altri, la cosa non mi piace ma la accetto. Credo comunque di aver fatto cose per le quali queste condanne siano meritate. Quello che non accetto è dover pagare per quello che non ho fatto, non tanto e non solo in termini carcerari ma anche di immagine. E di credibilità. Noi, e mi riferisco anche ai miei compagni di gruppo, tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto alla luce del sole, a viso scoperto; lo abbiamo rivendicato e pagato. Io sono pentito di quello che ho fatto, di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Dico anche a nome dei miei compagni di gruppo che non abbiamo da chiedere perdono a nessuno per quanto successo il 2 agosto 1980″, ha concluso Cavallini. “Ribadisco il concetto espresso da Francesca Mambro davanti a una Corte di assise, molti anni fa. Non siamo noi che dobbiamo abbassare gli occhi a Bologna”.

Alla lettura della sentenza erano presenti invece una trentina di familiari delle vittime, tra i banchi del pubblico, che hanno accolto il verdetto in maniera composta, con evidente soddisfazione. “La sentenza non cancella gli 85 morti e i 200 feriti, ma rende giustizia a noi familiari delle vittime che abbiamo sempre avuto la costanza di insistere su questi processi”, è il primo commento di Anna Pizzirani, madre di una bambina che fu ferita nell’esplosionee oggi vice presidente dell’Associazione familiari vittime della strage del portavoce dei familiari delle vittime, assieme all’avvocato delle parti civili Andrea Speranzoni e al presidente dell’associazione Paolo Bolognesi a Il Resto del Carlino. La difesa Cavallini aveva detto che 40 anni dopo è inumano condannare una persona: “No, non è inumano, perché hanno condannato anche quelli della Shoah dopo 70 anni, non vedo perché debba essere inumano. È una giustizia che viene fatta ai familiari delle vittime, per la nostra perseveranza. E, se le carte processuali lette, rilette esaminate da questa Corte hanno stabilito così è una sentenza corretta”. Poi l’affondo: “Questo processo ha condannato il quarto Nar alla pena dell’ergastolo, in questa strage fascista e, aggiungiamo, con inquietanti collegamenti con apparati dello Stato deviati, il cui ruolo in questa istruttoria ha iniziato a emergere. C’è da due anni un’indagine sul tema dei mandanti davanti alla Procura generale. In questo dibattimento”, sottolinea il legale di parte civile che rappresenta l’associazione dei famigliari delle vittime, “è emerso che Cavallini aveva dei numeri di telefono di una struttura di intelligence, è emerso un covo dei Nar a Roma in via Gradoli, in un luogo noto per altre vicende di terrorismo, sono emersi molti punti contatto di Cavallini in particolare, e dei Nar, con apparati deviati dello Stato. Quindi, questa sentenza di condanna alla pena dell’ergastolo, riteniamo che recepirà anche questi accertamenti che l’istruttoria ha consentito di fare e che ci mostrano non più dei Nar spontaneisti, ma dei Nar collegati con apparati dello Stato“.

“Non so se è giusto arrabbiarsi ancora ma sicuro è giustissimo urlarlo. Nessuno di noi era a Bologna“, ha ribadito Cavallini sui social. “Grazie a quei pochi che hanno saputo in questi lunghi mesi mettere in risalto le contraddizioni emerse da questo processo, non è stato sufficiente ma grazie a chi ne ha avuto il coraggio”.

Piena la soddisfazione della Procura per la condanna inflitta a Cavallini espressa dal pm Antonello Gustapane, che con i colleghi Antonella Scandellari e Enrico Cieri ha condotto l’accusa.

Quello che ora è importante è che gli sforzi compiuti in questi anni non finiscano con questo processo. “La condanna per Gilberto Cavallini conferma ancora una volta la matrice neofascista della strage del 2 agosto 1980. E aggiunge un altro importante tassello verso la verità che sarà piena quando saranno individuati anche i mandanti“, questa la dichiarazione del sindaco di Bologna, Virginio Merola a Il Resto del Carlino.



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