Le relazioni con l’Iran sono state tormentate per anni dal timore che il paese stesse sviluppando armi nucleari. Il Piano d’azione congiunto globale del 2015 avrebbe dovuto prevenire esattamente questo, ma i recenti eventi che hanno portato alla morte del generale Soleimani, uno dei capi militari iraniani in un attacco aereo statunitense all’inizio di gennaio 2020 hanno riacceso le tensioni.
L’accordo per il nucleare
Firmato nel 2015 da Iran, Francia, Germania, Regno Unito e UE, assieme a Cina, Russia e Stati Uniti – il Piano d’azione congiunto globale è un accordo stipulato per garantire che il programma nucleare dell’Iran rimanesse pacifico in cambio della revoca delle misure restrittive nei confronti del paese. L’attuazione dell’accordo risale al 16 gennaio 2016, in seguito alla conferma da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica sul fatto che l’Iran avesse rispettato i propri impegni riguardo allo smantellamento nucleare.
Il ruolo di Donald Trump
Donald Trump, eletto presidente degli Stati Uniti a gennaio 2017, si è costantemente opposto all’accordo. A gennaio 2018 ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero interrotto l’attuazione dell’accordo fino a che i suoi “disastrosi difetti” non fossero stati corretti. Nonostante gli sforzi da parte dell’UE di far fronte alle sue preoccupazioni, a maggio 2018 Trump ha annunciato che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dall’accordo e avrebbero imposto di nuovo sanzioni all’Iran. Queste sanzioni avrebbero impedito alle aziende americane di fare affari con l’Iran, mentre le imprese straniere avrebbero rischiato multe sostanziose nel farlo – oltre ad essere bloccate dal sistema bancario e finanziario americano.L’UE ha continuato a difendere l’accordo nucleare, dichiarando che veniva sottoposto a rigorose ispezioni nucleari e che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica aveva confermato diverse volte che l’Iran aveva rispettato gli impegni assunti nell’ambito dell’accordo. L’Unione europea ha tentato di elaborare delle misure per permettere alle aziende di continuare a stringere affari con l’Iran senza essere penalizzate. Inizialmente l’Iran ha continuato a rispettare l’accordo, ma ha gradualmente annunciato deviazioni dall’accordo originale, come ad esempio il superamento del limite sulla quantità di uranio che poteva conservare.
Le fasi della tensione
La tensione è esplosa all’inizio di gennaio 2020 quando gli Stati Uniti hanno rivendicato l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani in un attacco aereo. Le autorità statunitensi hanno dichiarato che Soleimani stava attivamente sviluppando piani per attaccare diplomatici americani e membri del servizio in Iran e nei paesi vicini. Poco dopo l’attacco, l’Iran ha annunciato il suo ritiro dal Piano d’azione congiunto globale e ha attaccato due basi militari statunitensi in Iraq con attacchi missilistici per rappresaglia. La situazione si è ulteriormente aggravata l’11 gennaio quando l’Iran ha dichiarato di aver accidentalmente abbattuto un volo Ukraine International Airlines, uccidendo tutte le 176 persone a bordo scatenando l’ira del popolo iraniano è sceso in strada a protestare.
Il ruolo dell’UE
L’Ue ha chiesto un ridimensionamento delle tensioni e domenica 12 gennaio Francia, Germania e il Regno Unito hanno sollecitato l’Iran a rispettare di nuovo gli impegni presi nell’accordo per il nucleare. Il Parlamento continua a monitorare la situazione in Iran e nel medio Oriente, tiene regolarmente dibattiti e adotta risoluzioni per mettere in luce problemi specifici. Il 19 dicembre 2019, ad esempio, i deputati hanno adottato una risoluzione per denunciare lo sproporzionato uso di forza da parte delle forze di sicurezza iraniane contro i ‘protestanti non violenti’. Il Parlamento ha anche garantito il proprio sostegno per l’accordo nucleare nel corso degli anni. “Noi in quanto Unione europea dobbiamo chiarire agli Stati Uniti che l’assassinio di Soleimani è stato un’infrazione del diritto internazionale e alimentare i conflitti in medio Oriente è una minaccia alla pace mondiale”, ha detto la deputata tedesca di Sinistra unitaria europea Cornelia Ernst, capo della delegazione del Parlamento per le relazioni con l’Iran. “Dobbiamo anche fare comprendere agli iraniani che è assolutamente sbagliato usare la violenza per trattare con i dimostranti.
L’UE può e deve giocare un ruolo importante di moderatore”. A farle eco il deputato tedesco del Partito popolare europeo David McAllister, capo della commissione affari esteri, che ha dichiarato: “Sono estremamente preoccupato dagli ultimi violenti sviluppi in Iraq, dopo la recente morte del generale iraniano Soleimani e il capo della milizia iracheno Abu Mahdi al-Muhandis. Ora c’è un urgente bisogno di smorzare le tensioni e tutte le parti coinvolte devono agire con molta moderazione per fermare il ciclo di violenza e rappresaglie. Bisogna evitare ulteriori scontri e perdite di vite umane, dopo tanti anni di sforzi congiunti per combattere l’ISIS e portare pace e stabilità in Iraq e nell’intera regione che è chiaramente a rischio. A tale riguardo, preservare la Coalizione è essenziale”.
Scopri di più da WHAT U
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.