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SEA-WATCH, LA CORTE DI CASSAZIONE DÀ RAGIONE A CAROLA RACKETE


di Mark Müller

Anche la Corte di Cassazione dà ragione a Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 arrestata a giugno dello scorso anno per avere forzato il blocco delle motovedette della Guardia di finanza, con cui entrò leggermente in collisione senza però nessuna conseguenza. portando fino al molo di Lampedusa la nave umanitaria carica di migranti, in condizione di emergenza dopo i tanti giorni trascorsi in mare in attesa di un’autorizzazione all’approdo che il Viminale si rifiutava di dare. Il 12 giugno dell’anno scorso Carola salvò 53 persone in zona Sar libica dopo essere rimasta 17 giorni in attesa di un porto che né Italia né Malta volevano concedere. Dopo aver evacuato dieci persone tra bambini e donne, la Rackete aveva dichiarato lo stato di emergenza chiedendo l’autorizzazione ad entrare in acque italiane nonostante le fosse stato notificato il decreto di divieto firmato da Matteo Salvini.

“La suprema Corte italiana ha confermato oggi che non avrei dovuto essere arrestata a giugno per aver salvato delle vite. Questo è un verdetto importante per tutti gli attivisti impegnati nel salvataggio in mare! Nessuno dovrebbe essere perseguito perché aiuta le persone in difficoltà. La direttiva Ue sui ‘crimini di solidarietà’ necessita di essere riformata”, ha commentato Rackete su Twitter.

“La Rackete non andava arrestata”,  la capitana aveva solo fatto il suo dovere, salvando vite umane e portandole nel porto sicuro più vicino. Queste le motivazioni che i supremi giudici hanno ritenuto fondate respingendo il ricorso dei pm.  

“Avevamo ragione noi, Carola non andava arrestata”, h a dichiarato il legale di Sea Watch Alessandro Gamberini, mentre l’avvocato Leonardo Marino ha aggiunto: “La pronuncia su Carola Rackete costituisce un importante precedente nelle tante inchieste sulle Ong ancora aperte nelle Procure siciliane”.



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