Il 19 gennaio del 2000 morì nella sua casa di Hammamet l’ex segretario del Partito Socialista Bettino Craxi. A vent’anni dalla sua scomparsa domenica 19 gennaio alle 21.15 su Sky TG24 e Sky Arte (e alle 23.05 su Sky Cinema Due), andrà in onda un docufilm “Il caso Craxi – Una storia italiana”, prodotto da Soul Movie in collaborazione con Sky e diretto da Andrea D’Asaro, che ripercorrerà la parabola politica e umana dello storico leader socialista. Su Sky TG24 il doc sarà presentato all’interno di un approfondimento, in onda dalle 21 condotto da Fabio Vitale, per capire cosa rimanga oggi dell’eredità di un personaggio sicuramente importante quanto discusso. In studio il giornalista Piero Colaprico, l’ex ministro Cirino Pomicino e lo storico Andrea Spiri.
Prodotto da Soul Movie in collaborazione con Sky, il docufilm traccia un ritratto della figura di Craxi, dagli onori agli inferi, ripercorrendo in ordine cronologico: la formazione, l’ascesa politica e la caduta; fino ad arrivare alle solitudini dell’ultimo periodo in Tunisia. Un racconto che si avvale di materiali esclusivi, un’intervista inedita a Craxi, immagini di repertorio e le voci di molti dei protagonisti dell’epoca, oltre che riprese originali da Hammamet.
SINOSSI
Nelle immagini della sua casa in Tunisia, la figura di Craxi sembra ancora aggirarsi tra stanze, nel giardino, su quella riva di mare che guarda l’Italia. E da lì, come fossero ricordi che irrompono nella sua memoria, si snodano agli eventi cruciali della sua vita, strettamente intrecciati a momenti storici importanti per il nostro Paese, come il sequestro Moro, la presidenza di Pertini ed il governo Craxi; ed ancora Sigonella, il glamour degli anni ‘80, Tangentopoli. Il docufilm alterna sequenze di repertorio a ricostruzioni cinematografiche, ed è arricchito da interviste, anche inedite, di oggi e di ieri, creando un ponte visivo e temporale tra il passato e il presente.
Tra gli intervistati, politici, giornalisti, magistrati, imprenditori: Claudio Signorile, Claudio Martelli, Claudio Pillitteri, Fedele Confalonieri, Filippo Facci, Gherardo Colombo, Gianpiero Mughini, Giovanni Minoli, Giuliano Ferrara, Marco Damilano, Maria Giovanna Maglie, Marcello Sorgi, Massimo D’Alema, Mattia Feltri, Peter Gomez, Pier Ferdinando Casini, Santo Versace, Stefania Craxi, Vauro Senesi, Vittorio Sgarbi.
Chi era Bettino Craxi
Bettino Craxi, all’anagrafe Benedetto Craxi (Milano, 24 febbraio 1934 – Hammamet, 18 gennaio 2000), è stato un politico italiano, Presidente del Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987 e Segretario del Partito Socialista Italiano dal 15 luglio 1976 all’11 febbraio 1993. Bettino Craxi è stato uno degli uomini politici più rilevanti della Repubblica italiana, oltre ad essere il politico italiano più importante degli anni ’80 e fu il primo socialista ad aver rivestito l’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Craxi aveva una forte sintonia con leader della sinistra europea come Felipe González e Mário Soares, e si impegnò fortemente per l’affermazione del ruolo del “socialismo mediterraneo”. Coinvolto in seguito nelle inchieste di Mani pulite condotte dai giudici di Milano, subì due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano, e morì mentre erano in corso altri quattro processi contro di lui. Egli respinse fino all’ultimo l’accusa di corruzione, mentre ammise di essere a conoscenza del fatto che il PSI aveva accettato finanziamenti illeciti, lamentando che “per decenni” tutti i partiti si erano finanziati illegalmente senza mai essere “oggetto di denunce”, con atteggiamenti di “complicità”. Il governo e il partito di Craxi vennero sostenuti anche da Silvio Berlusconi, con il quale il leader socialista aveva instaurato un rapporto personale. Ancor oggi, a diversi anni dalla morte, la sua memoria suscita sentimenti controversi. Quelli di apprezzamento si rivolgono a lui come precursore della modernizzazione del Paese e della politica italiana. Quelli di esecrazione sono cagionati dalle condanne riportate a seguito delle indagini di Tangentopoli e della sua decisione di abbandonare l’Italia. Essendosi rifugiato ad Hammamet in Tunisia, dove morì mentre erano ancora in svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti, per i suoi detrattori egli morì latitante. Per i suoi estimatori egli fu vittima di una giustizia politicizzata, supportata dalla stampa e dai cosiddetti “poteri forti”, che lo costrinsero all’esilio in Tunisia.
Claudio Martelli e il libro sull’ex leader del PSI
Claudio Martelli, ex ministro della Giustizia, ha presentato a Milano il suo libro “L’antipatico” (La nave di Teseo), ritratto del leader socialista scomparso 20 anni fa. “Fu costretto a espatriare sotto i colpi di una giustizia violenta e persecutoria”, racconta Martelli alla numerosa platea, “ma meriterebbe un ripensamento per ciò che ha fatto per questo paese”. “Di Pietro non lo cito perché non educativo”, sferza così l’ex pm simbolo del pool di Mani Pulite e a chi gli chiedeva se non si sentisse, comunque, di fare un’autocritica sulle modalità di finanziamento del Psi dell’epoca, Martelli risponde secco prima di allontanarsi: “Le autocritiche lo ho fatte trent’anni fa. Proposi nel 1984 un’autoriforma”
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