“Dimenticare i morti significa ucciderli una seconda volta.” ― Elie Wiesel, “La notte”
di Paola Gallo
In occasione del 75esimo anniversario della liberazione del lager nazista di Auschwitz-Birkenau (27 gennaio del 1945), si sono riuniti a Gerusalemme oltre quaranta capi di Stato per partecipare al forum internazionale su Shoah e antisemitismo al Museo di Yad Vashem. Si tratta del Quinto Forum Mondiale sulla shoah dal titolo “Ricordare l’olocausto: combattere l’antisemitismo”. Mattarella ieri, poche ore dopo il suo arrivo, ha partecipato al pranzo offerto dal Presidente dello Stato di Israele, Reuven Rivlin in onore dei Capi Delegazione partecipanti all’evento.
Honored to welcome HRH The Prince of Wales @ClarenceHouse who came mark the 75th anniversary of the liberation of Auschwitz-Birkenau. His clear voice of opposition to antisemitism and intolerance are vital as the #UK Jewish community faces growing threats#UnitedinMemory75 pic.twitter.com/AA8rUo4tnZ
— Reuven Rivlin (@PresidentRuvi) January 23, 2020
Nel corso del Pranzo sono intervenuti il Presidente dello Stato di Israele; il Re Felipe VI di Spagna; Yehuda Bauer, Professore Emerito di Storia e Studi sull’Olocausto presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, nonché Consigliere scientifico dello Yad Vashem; Moshe Kantor, Presidente della fondazione World Holocaust Forum.
Stamattina invece il presidente ha avuto incontrato il presidente Rivlin e, successivamente, con il presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor. Il Capo dello Stato si è poi recato allo Yad Vashem dove si è svolto il Quinto Forum Mondiale dell’Olocausto dal titolo “Ricordare l’olocausto: combattere l’antisemitismo”, alla presenza di numerosi Capi di Stato e di Governo provenienti da Europa, Nord America e Australia. Nel corso della Cerimonia sono intervenuti il Presidente Rivlin, il Primo Ministro Netanyahu, il Presidente della fondazione World Holocaust Forum Kantor, il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, il segretario di Stato Usa Mike Pence, il Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron e il principe Carlo. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ringraziato pubblicamente via Twitter l’ex ministro degli Esteri Silvan Shalom per avere messo le basi per questo incontro. ” In un giorno simile, e alla luce dello storico raduno dei leader mondiali in Israele, è degno di gratitudine e apprezzamento per l’ex ministro degli Esteri Silvan Shalom che ha avviato la mossa in occasione della Giornata internazionale dell’Olocausto. Sylvan, grazie! “
ביום כזה ולנוכח הכינוס ההיסטורי של מנהיגי העולם בישראל, ראוי להוקיר תודה והערכה לשר החוץ לשעבר סילבן שלום שיזם את המהלך לקביעת יום השואה הבינלאומי. סילבן, תודה!
— Benjamin Netanyahu (@netanyahu) January 23, 2020
Poi ha espresso preoccupazione per la mancanza di una posizione “unita contro il regime più antisemita al mondo”, quello iraniano. Ha ringraziato gli Usa perché combattono i “tiranni di Teheran” e ha esortato “tutti i governi” a fare altrettanto. “Senza gli Alleati, a cui siamo eternamente grati, non vi sarebbero stati superstiti oggi”, ma occorre ricordare che “80 anni fa, quando il popolo ebraico fronteggiava la distruzione, il mondo ci ha girato le spalle”. “Razzismo e antisemitismo sono morbi maligni che demoliscono paesi e popoli, nessuna democrazia e società ne è immune”, ha sottolineato il presidente israeliano Reuven Rivlin.
ha espresso preoccupazione per la mancanza di una posizione “unita contro il regime più antisemita al mondo”, quello iraniano. Ha ringraziato gli Usa perché combattono i “tiranni di Teheran” e ha esortato “tutti i governi” a fare altrettanto. “Senza gli Alleati, a cui siamo eternamente grati, non vi sarebbero stati superstiti oggi”, ma occorre ricordare che “80 anni fa, quando il popolo ebraico fronteggiava la distruzione, il mondo ci ha girato le spalle”. “Razzismo e antisemitismo sono morbi maligni che demoliscono paesi e popoli, nessuna democrazia e società ne è immune”, ha sottolineato il presidente israeliano Reuven Rivlin.
“La cerimonia di oggi con tanti capi di Stato sarà un richiamo a tutto il mondo perché non si abbassi mai la guardia contro l’antisemitismo, la violenza e il fascismo”, ha dichiarato il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella durante il suo colloquio con l’omologo israeliano Reuven Rivlin a Gerusalemme, a poche ore dalla cerimonia. Una iniziativa “straordinaria di ricordo” ha sottolineato il Capo dello Stato. “E’ importante che avvenga a Gerusalemme. Quando sono avvenuti quegli orrori eravamo entrambi già al mondo e per questo siamo così sensibili e vigilanti verso questo problema, perché abbiamo percepito fin da bambini gli orrori di quel periodo. Le leggi razziali sono state “una pagina nera particolarmente grave e per questo siamo consapevoli dell’esigenza di affermare la necessità di combattere continuamente l’antisemitismo e di trasmettere questa consapevolezza ai giovani”. Il presidente ha ricordato di aver nominato senatrice a vita Liliana Segre proprio “nel gennaio del 2018, nel ’90esimo anniversario delle leggi razziali con cui il fascismo aveva perseguitato gli ebrei”. “La testimonianza” che Segre “ha reso in questi ultimi decenni sulla Shoah è stata per l’Italia un patrimonio prezioso”, ha concluso Mattarella.
Anche la presidente von der Leyen assieme al presidente Charles Michel presidente del Consiglio Europeo, e al Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha voluto ricordare la liberazione del lager nazista di Auschwitz-Birkenau con una dichiarazione congiunta: “Settantacinque anni fa le forze alleate liberavano il campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau, ponendo così fine al crimine più odioso della storia europea: lo sterminio pianificato degli ebrei in Europa. Sei milioni di bambini, donne e uomini ebrei sono stati assassinati, insieme ad altri milioni di innocenti, tra cui centinaia di migliaia di rom, perseguitati per la loro appartenenza etnica. Il prezzo è stato indicibilmente alto, ma non potrebbe esserci trionfo più simbolico e più grande sul nazismo del commemorare questa vittoria in Israele. Il revisionismo e la mancanza di istruzione minacciano la comune comprensione dell’unicità della Shoah, necessaria per tradurre, ora, il nostro grido “Mai più!” in azioni concrete. Con la nostra partecipazione all’incontro di oggi tra i capi di Stato e di governo a Gerusalemme, uniamo le nostre voci a quelle di chi intende fermamente impedire a estremisti e populisti di varcare indisturbati ogni linea di demarcazione, mettendo in discussione – ancora una volta – la dignità umana e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. L’Olocausto è stato una tragedia europea, un punto di svolta nella nostra storia, e il suo retaggio è ormai intessuto nel DNA dell’Unione europea. Ricordare la Shoah non è fine a se stesso. È una delle pietre angolari dei valori europei: un’Europa che ponga l’umanità al centro, tutelata dallo Stato di diritto, dalla democrazia e dai diritti fondamentali. Siamo ormai ad un bivio. Poiché il numero dei sopravvissuti si fa sempre più esiguo, dovremo trovare nuovi modi per ricordare, accogliendo le testimonianze dei loro discendenti, che ci rammentano che occorre essere vigili di fronte alla crescente ondata di antisemitismo che minaccia i valori a noi cari: il pluralismo, la diversità e la libertà di religione e di espressione – valori che tutelano indistintamente tutte le minoranze, ora e sempre. Le comunità ebraiche hanno contribuito a plasmare l’identità europea e ne saranno sempre parte integrante. Tutti gli attori della nostra società, vecchi e nuovi, devono far propri gli insegnamenti della Shoah. È nostro dovere stare al fianco delle comunità ebraiche, che si sentono nuovamente minacciate in tutt’Europa – da ultimo a Halle, in Germania. Tutti gli Stati membri dell’UE dichiarano con voce unanime e forte che in Europa non c’è posto per alcuna forma di razzismo, antisemitismo e odio, che noi contrasteremo in tutti i modi possibili. È necessario che le autorità nazionali e gli attori di ogni settore della società civile si uniscano per ribadire la ferma vigilanza dell’Europa ovunque e ogni volta che i valori democratici vengono minacciati. E se è vero che noi non possiamo cambiare la storia, è anche vero che le lezioni della storia possono cambiare noi”.
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