di Colin Anthony Groves
Lo scorso 31 gennaio alle ore 23 britanniche, la mezzanotte in Italia, il Regno Unito ha detto addio all’Europa dopo 3 anni e mezzo dal famoso referendum del 2016 che decretò con un plebiscito la vittoria del TO LEAVE. Tornando indietro tutti ricordano che non fu un percorso facile e condiviso da tutti perché tanti erano anche coloro che non volevano questa scissione e votarono per il REMAIN. La votazione avvenne il 23 giugno 2016 presso 41mila seggi elettorali e il giorno il popolo britannico seppe che con il 51,9% dei consensi aveva vinto il TO LEAVE contro il 48,1% di coloro che avevano votato per TO REMAIN. All’epoca il premier era David Cameron. In quel periodo mi trovavo in Inghilterra e ricordo perfettamente di avere seguito le cronache locali e vedendolo parlare in Tv , con maggiore frequenza rispetto a quello che avrei potuto fare in Italia, ho sempre avuto l’impressione che in quel momento Cameron stesse percorrendo un obiettivo politico più per dovere e convenienza che per convinzione. C’erano molte persone che volevano un referendum perché volevano andarsene. Lo scrive anche lui nel suo libro di memorie For the Record, che ha sentito una forte responsabilità, ma ha anche provato un grande rimpianto. “Capisco che molte persone sono molto arrabbiate perché non volevano lasciare l’Ue . Nemmeno io”, ha ammesso durante un’intervista. Quello che però è anche vero è che in quel periodo Cameron si era trovato in una situazione di empasse dalla quale poteva uscire solo spingendo verso il referendum. E non viceversa. Non a caso era stato criticato da figure sia a sinistra sia a destra , ed anche accusato di elitismo e opportunismo politico. Un percorso in salita il suo ma anche in discesa come quando è stato elogiato per essere riuscito a modernizzare il Partito conservatore, a ridurre il deficit nazionale del Regno Unito, per avere introdotto cambiamenti su larga scala in termini di welfare , politica di immigrazione , istruzione e assistenza sanitaria, per avere privatizzato la Royal Maile alcuni altri beni statali e per avere riconosciuto il matrimonio omosessuale legalizzato in Inghilterra e Galles. Nel suo libro Cameron ammette anche di avere sperato, dopo le sue dimissioni, di restare a Downing Street per un periodo di 3 -4 mesi per aiutare durante il passaggio il nuovo premier, ma quando ha capito che non sarebbe stato possibile non è stato possibile. E così quando è stata nominata Theresa May come suo successore, come si suol dire, per non darla a vedere, è uscito dal numero 10 di Downing Street, canticchiando.
Che cosa comprenderà l’accordo sulle relazioni future?
Le tematiche coperte nell’accordo sulle relazioni future spazieranno dalla difesa e la lotta al terrorismo fino all’ambiente, la ricerca, e l’istruzione.Uno dei negoziati principali riguarderà le condizioni e i principi per i commerci futuri, compresa la questione relativa a possibili tariffe, standard di prodotto, condizioni di parità e risoluzione di controversie.
I diritti dei cittadini
L’accordo di uscita dall’UE protegge i diritti dei cittadini. I cittadini dell’UE che vivono nel Regno Unito e quelli britannici nell’UE hanno il diritto di continuare a vivere e lavorare nell’attuale luogo di residenza. La tutela dei diritti dei cittadini UE nel Regno Unito rimarrà una delle principali preoccupazioni per il Parlamento europeo, come ad esempio la libertà di circolazione e la copertura sanitaria.
Il periodo di transizione
Nel quadro dell’accordo, ci sarà un periodo di transizione fino alla fine di dicembre 2020, durante il quale il Regno Unito avrà ancora accesso al mercato unico e sarà soggetto alla legislazione dell’UE, anche se non potrà più prendere parte alle riforme legislative dell’UE. Tra i suoi doveri per tutto il 2020 ci sarà quello di continuerà a contribuire al bilancio dell’Unione europea durante il periodo di transizione, ma non avrà più voce in capitolo sul bilancio annuale o a lungo termine dell’UE, che sarà negoziato quest’anno. L’obiettivo è quello di concludere i negoziati prima della fine del periodo di transizione. Il periodo transitorio può essere prorogato una sola volta su richiesta, ma la decisione in tal senso dovrà essere presa prima del 1 luglio.
In mancanza di un accordo entro la fine del periodo di transizione, il Regno Unito effettuerà scambi commerciali con l’UE in base alle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio
Come funzionano i negoziati
L’ex commissario Michel Barnier guiderà i negoziati a nome dell’UE, sulla base di linee guida definite dal Consiglio europeo. Barnier ha anche condotto i negoziati sull’accordo di ritiro. I deputati possono influenzare i negoziati adottando risoluzioni che definiscono la posizione del Parlamento. Il Parlamento ha inoltre istituito un gruppo di contatto nel Regno Unito, guidato dal presidente della Commissione per gli affari esteri David McAllister, per mantenere i contatti con il negoziatore Barnier e coordinarsi con le commissioni parlamentari interessate. Qualsiasi accordo potrà entrare in vigore solo se approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. A differenza dell’accordo di ritiro, è anche possibile che l’accordo sulle relazioni future debba essere approvato anche dai parlamenti nazionali se fa riferimento a competenze che l’UE condivide con gli stati membri. Dovrà inoltre essere approvato dal Regno Unito.
La posizione del Parlamento europeo
In una risoluzione adottata nel settembre 2019, il Parlamento ha già affermato che i negoziati sulle future relazioni UE-Regno Unito richiederebbero forti tutele e regole di parità sul campo al fine di salvaguardare il mercato interno dell’UE ed evitare che le imprese dell’UE subiscano un potenziale svantaggio competitivo – qualsiasi accordo di libero scambio che non rispetti tali standard di tutela non sarà ratificato dal Parlamento.
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