di Colin Anthony Groves
Con le primarie in Iowa è ufficialmente iniziata la corsa per la candidatura alla Casa Bianca 2020. I democratici sono partiti in quarta, ma hanno dovuto affrontare un fuoriprogramma che ha cambiato o meglio rovinato la loro giornata visto il grande ritardo che hanno avuto nel comunicare i risultati elettorali. Tutta colpa, anche se loro hanno smentito, di una app (precedentemente non collaudata) con la quale avrebbero dovuto fare sapere i risultati delle prime consultazioni con i caucus, ossia di quei gruppi di elettori che di prassi si riuniscono in spazi come scuole, sale comunali, spazi parrocchiali e persino nei salotti di casa per dichiarare pubblicamente il sostegno per un candidato raggruppandosi fisicamente in un punto della sala. “Abbiamo rilevato delle incongruenze”, ha spiegato la dirigenza del partito democratico. Così la conta dei voti è rincominciata manualmente a causa di problemi con l’app di voto. In testa, a sorpresa, Pete Buttigieg (il 26,9% dei voti), seguito da Bernie Sanders. Terza, con un notevole distacco, Elizabeth Warren, mentre l’ex vicepresidente Joe Biden è arrivato ultimo. Nelle file repubblicane Trump si è scontrato con due candidati minori: l’ex membro del Congresso, Joe Walsh e l’ex governatore del Massachusetts Bill Weld. E ha avuto la meglio. Così nel suo discorso alla nazione, senza mai furbamente citare l’impeachment, Trump tronfio della vittoria appena conquistata, ha parlato di “Grande ritorno americano”. E quando Trump ha detto: “I nemici dell’America sono in fuga, le fortune dell’America sono in aumento e il futuro dell’America è straordinariamente luminoso. In soli tre anni, abbiamo infranto la mentalità del declino americano e abbiamo rifiutato il ridimensionamento del destino americano. Stiamo andando avanti a un ritmo inimmaginabile solo poco tempo fa, e non torneremo mai indietro ”, Nancy Pelosi, a capo della Camera, evidentemente contrariata, ha strappato la copia del discorso di Trump che aveva in mano. Su Twitter poi Trump non ha risparmiato ulteriori battute all’arsenico contro i democratici prendendoli in giro per il caos delle votazioni tramite app e definendoli degli incompetenti incapaci di gestire il governo.
Tra gli ospiti del presidente Usa, il leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaidó, che Trump ha definito durante il suo discorso sullo stato dell’Unione “il vero e legittimo presidente del Venezuela”. Aggiungendo che “il socialismo distrugge le nazioni”. Trump ha speso gran parte del discorso per evidenziare come durante il suo mandato l’economia americana si sia ripresa, parlando di numeri al ribasso sul fronte della disoccupazione, sottolineando il suo aiuto agli operai e alla classe media, dimenticandosi di dire però che il periodo di crescita ha avuto inizio con il suo predecessore, Barack Obama. E ciò che Trump chiama un boom senza precedenti, per molti aspetti, non così diverso dalla solida economia che ha ereditato dal presidente Barack Obama. Basta dire che la crescita economica nel 2019 che è stata del 2,3%, ha praticamente reiterato gli stessi risultati raggiunti da Obama dopo la Grande Recessione che si è conclusa un decennio fa nel primo anno della sua presidenza. Ma Trump è furbo e riesce sempre a girare la bussola come vuole lui. Trump ha sottolineato i nuovi accordi commerciali che ha negoziato con la Cina, con il Messico e il Canada che ha firmato il mese scorso. E ha anche dedicato ampio spazio ai “valori americani”, discutendo degli sforzi per proteggere le “libertà religiose” e limitare l’accesso all’aborto mentre continua a corteggiare gli elettori cristiani evangelici e conservatori che formano una parte cruciale della sua base. Che dire al momento Trump è in vantaggio e per i democratici è l’ora di studiare un piano b. Che non significa fossilizzarsi sul processo di impeachment.
Scopri di più da WHAT U
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.