di Matteo Vinci
Credo sia il tempo di costruire e non di picconare”, ha detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, a margine della Bit a Milano sulla tanto dibattuta “prescrizione”. “Non se ne può più di polemiche e di picconate”, ha aggiunto, “gli italiani si aspettano una comunità che produca i fatti. Ora avanti tutta per dare risposte a un Paese che se lo aspetta”.
Ma le tensioni sulla prescrizione con Italia Viva e Matteo Renzi non si placano. “La legge Bonafede cambierà. Come e quando cambierà dipende dalle arzigogolate tattiche parlamentari. Ma noi non ci fermeremo finché gli avvocati e i magistrati continueranno a dire che le proposte di Bonafede sono incostituzionali. Ci vorranno settimane di dibattito parlamentare ma non abbiamo fretta”, annuncia Matteo Renzi su Facebook. “Nessuno vuol far cadere il governo, ma non accetteremo mai di diventare grillini. Meno che mai sulla giustizia”. Il premier Conte insiste e dice che l’Italia necessita di una giustizia più celere con tutte le garanzie. E nella maggioranza da giorni si studia una soluzione per sciogliere il nodo entro lunedì, ossia domani. Dall’opposizione Salvini incalza: “Questo è il Governo dei rinvii, dei “tira a campare”.
Quello che però è certo è che la riforma di Buonafede, che è contrario allo stop della prescrizione, metterebbe a dura prova l’efficienza di molti uffici giudiziari, che si troverebbero circa 30 mila procedimenti in più da gestire ogni anno, con l’alta possibilità che si allunghino anche i tempi dei processi
Per molti giuristi, in primis per Eugenio Albamonte, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, il blocco della prescrizione non basterà ad assicurare il legittimo andamento della giustizia e a salvare quanto stabilito in primo grado. Occorrerebbe anche rafforzare i riti alternativi, depenalizzare molti reati ed aumentare le risorse.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio all’inizio di gennaio aveva detto: “La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo. Se il Pd poi vuol votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com’era ideata da Berlusconi sarà un Nazareno 2.0, ma non credo avverrà'”. Il Pd aveva replicato duramente alla sua dichiarazione, dicendo: “Di Maio forse non ha capito la gravità della situazione“. Queste le parole del presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci. “Sulla prescrizione, non faremo passi indietro. Non si può accettare una norma anticostituzionale come il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Non si possono sottoporre i cittadini a processi infiniti. Ci sono diverse soluzioni tecniche da affrontare ora, consiglio al capo del M5S di smetterla con le provocazioni”. Nel corso della conferenza stampa finale del vertice Nato, anche Conte intervenne sulla prescrizione anticipando che c’era “un tavolo tecnico dove si stava cercando una soluzione” per elaborare “un sistema di garanzie che assicurassero la durata ragionevole del processo”. Ora i nodi stanno venendo al pettine e lunedì sarà possibile già capire quali potrebbero essere i prossimi passi del Governo.
Cos’è la prescrizione? Perché la legge permette l’estinzione dei diritti e dei reati? La prescrizione è giusta?
La prescrizione, secondo il sito La leggepertutti, può essere un vantaggio o una vera e propria disgrazia a seconda della parte che ne beneficia o che la subisce: la prescrizione di un credito è senz’altro un bene per il debitore, un male per il creditore; la prescrizione di un reato è un bene per l’autore del crimine, un male per la persona offesa. Quindi a cosa serve la prescrizione?
Prescrizione: cos’è?
Come anticipato nelle precedenti righe, la prescrizione è una causa di estinzione: nel diritto civile, essa estingue i diritti, salvo quelli che la legge qualifica come indisponibili o che espressamente sottrae alla prescrizione; nel diritto penale, invece, estingue i reati, salvo quelli per i quali è prevista la pena massima, cioè l’ergastolo. Classico diritto imprescrittibile, ad esempio, è la proprietà (ma attenzione all’usucapione).
Prescrizione civile: come funziona?
La prescrizione estingue il reato decorso un determinato lasso di tempo. Per il diritto civile, la prescrizione ordinaria è di dieci anni che cominciano dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. Presupposto fondamentale è che, per tutto il tempo previsto affinché maturi la prescrizione, il titolare del diritto non faccia nulla per esercitarlo. Esempio: se hai prestato dei soldi a un tuo amico e dopo undici anni ti fai vivo per chiedergli la restituzione, non ti spetterà più nulla perché il tuo diritto nel frattempo è andato prescritto. Se, al contrario, pur non avendo ricevuto i soldi hai tentato di riaverli, ad esempio scrivendo al tuo “amico” di restituirteli, allora il tuo diritto non si è prescritto, perché la lettera che gli hai inviato è sufficiente a far cominciare da capo i dieci anni necessari affinché maturi la prescrizione.
Prescrizione penale: come funziona?
Nel diritto penale, invece, la prescrizione comincia a decorrere automaticamente dal giorno in cui il crimine è stato commesso, a prescindere dal fatto che un procedimento sia stato intrapreso nei confronti del reo. La prescrizione penale estingue il reato decorso il tempo corrispondente al massimo della pena edittale stabilita dalla legge e comunque un tempo mai inferiore a sei anni se si tratta di delitto e a quattro anni se si tratta di contravvenzione, anche se puniti con la sola pena pecuniaria. In poche parole, per capire quando un reato si prescriverà, sarà necessario far riferimento alla pena massima prevista dalla legge per il reato stesso. Facciamo un esempio: il peculato è punito con la pena da quattro a dieci anni e mezzo di reclusione [4]: questo vuol dire che il delitto di peculato si prescriverà decorsi dieci anni e mezzo dal fatto. La concussione, invece, è punita con la reclusione da sei a dodici anni: si prescriverà, quindi, in dodici anni. I delitti che sono puniti con una pena inferiore ai sei anni, invece, si prescriveranno sempre in sei anni: è questa la soglia minima posta dalla legge. Così, ad esempio, il furto semplice, pur essendo punito al massimo con tre anni di reclusione, si prescriverà comunque in sei anni. Per le contravvenzioni, invece, il termine di prescrizione non è mai inferiore a quattro anni.
Prescrizione civile e penale: differenze
La prescrizione è legata al decorso del tempo: trascorso un determinato periodo, il diritto oppure il reato si intende prescritto. Quali le differenze? Di prassi è più semplice che maturi la prescrizione penale anziché quella civile: ed infatti, mentre quest’ultima può facilmente essere interrotta e non decorre per tutta la durata (presumibilmente molto lunga) del processo, la prescrizione penale invece comincia a scorrere dal momento della commissione del reato e che solo per determinati periodi (più o meno lunghi) resta sospesa. Di conseguenza, mentre il processo civile, anche se di durata biblica, impedisce la prescrizione, poiché durante lo stesso essa rimane interrotta, al contrario il processo penale non blocca la prescrizione del reato, il quale ben potrà maturare anche nelle more del processo stesso. Di conseguenza, mentre il giudice civile potrà dichiarare estinto un diritto solamente se prescritto prima ancora che l’azione giudiziaria venisse intrapresa, il giudice penale (e accade tantissime volte!) può dichiarare prescritto il reato durante il processo, anche nella fase finale.
Prescrizione: a che serve?
Rispondiamo ora alla fatidica domanda, prosegue la legge per tutti.it: a cosa serve la prescrizione? Nonostante i suoi detrattori siano tanti, la prescrizione è un istituto importantissimo per il diritto; non a caso, la prescrizione c’è da quando esiste il diritto stesso: possiamo dire che è ad esso connaturato. Devi sapere che il mondo giuridico mal tollera i rapporti giuridici perpetui, cioè quelli che restano immutati nei secoli; questo perché è contrario all’economia e alla circolazione della ricchezza che un diritto resti per sempre in capo ad una persona.
Ora, la legge ti dice: se tu usi il tuo diritto, allora va bene, puoi tenerlo finché vuoi e farci quello che ritieni più opportuno; ma, se tu te ne dimentichi e mostri disinteresse nei suoi riguardi, allora non è giusto che esso resti tuo. Il vincolo che grava sul debitore non può essergli imposto in eterno, se il creditore non mostra alcun interesse nei suoi riguardi. Possiamo dire, quindi, che la prescrizione “uccide” i diritti inutili, quelli stantii, messi in soffitta e lasciati ad ammuffire. Per il diritto penale la questione è un po’ più delicata, ma il significato della prescrizione resta lo stesso: non è possibile chiedere all’autore di un crimine di rimanere indagato o imputato a vita. Se la giustizia è troppo lenta ad accertare la verità, allora non è colpa del delinquente, il quale ha diritto di scrollarsi di dosso l’imputazione. Ciò vale per quasi tutti i delitti: come detto sopra, i reati più gravi (quelli puniti con l’ergastolo) sono imprescrittibili. Nell’ambito penale, poi, c’è un altro elemento da tenere in conto che è l’interesse della Repubblica a perseguire gli autori dei reati. Ogni processo penale è intrapreso dallo Stato contro il presunto criminale; che vi sia, poi, anche la parte civile (cioè la persona danneggiata dal reato), non significa che si tratti di una questione privata. Quindi, se passano anni e anni dall’episodio criminoso, lo Stato non ha più interesse a punire l’autore del fatto, essenzialmente per due motivi:
- la funzione rieducativa della pena non avrebbe più alcun senso, visto che verrebbe punito un uomo che ha commesso un fatto tantissimo tempo prima (è un po’ come voler punire il figlio per un episodio di disobbedienza accaduto anni addietro);
- la società non avverte più il bisogno di riequilibrare il torto subito dal gesto criminale, proprio perché è passato troppo tempo dallo stesso.(fonte: leggepertutti.it)
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