Durante il suo discorso alla riunione straordinaria del Consiglio europeo sul nuovo bilancio a lungo termine dell’UE, il Presidente, David Sassoli, ha sottolineato che il Parlamento europeo è pronto a respingere qualsiasi accordo che non garantisca all’UE i mezzi necessari per affrontare le nuove sfide. In apertura del suo discorso, il Presidente ha espresso solidarietà alle vittime e alle famiglie delle vittime coinvolte nell’attacco razzista della scorsa notte ad Hanau, in Germania. Dopo sul prossimo bilancio a lungo termine dell’UE, ha dichiarato: “Abbiamo grande rispetto per il ruolo del Consiglio e attendiamo con interesse la proposta che formulerà per poter negoziare sulla base di un testo che tenga conto delle indicazioni del Parlamento europeo. A tal proposito sento il dovere di affermare davanti a voi che il Parlamento non accetterà un accordo qualsiasi. Esiste una larghissima maggioranza pronta a rigettare qualsiasi proposta che non tenga in debito conto le sue posizioni. Si tratta di un calcolo fondato sulle esigenze dell’Unione, sugli impegni assunti dalla nuova Commissione e dall’agenda strategica del Consiglio, Senza budget aggiuntivo, il Green Deal, la transizione digitale e l’Europa geopolitica rimarranno una scatola vuota. Dobbiamo dotare l’Unione di tutti i mezzi necessari per le sfide che abbiamo deciso di affrontare. La prima e la più urgente riguarda ovviamente i cambiamenti climatici”, ha proseguito Sassoli. “Il Green Deal offre un percorso ambizioso affinché l’Europa possa diventare nel 2050 il primo continente a zero emissioni di gas serra. Sarà ovviamente necessario un grande sforzo finanziario per raggiungere questo obiettivo. Servono risorse per la crescita e lo sviluppo, e per accompagnare paesi, imprese, e cittadini in questa transizione. Vogliamo risorse perché l’Europa sia sempre all’avanguardia, in materia di ricerca e non si riduca a importare nuove tecnologie al cui sviluppo non avrà contribuito. Per il Parlamento europeo, i tagli proposti su agricoltura e coesione sono inaccettabili”, ha sottolineato Sassoli. Come potremo accorciare le distanze tra centro e periferia, se riduciamo i fondi per la coesione, oppure come potremo sviluppare un’Europa verde se non investiamo nell’agricoltura? È interesse di tutti rompere la dicotomia artificiale tra contribuenti e beneficiari: tutti gli Stati membri, senza eccezioni, traggono vantaggi dall’UE. Tutti hanno grandi benefici dal bilancio europeo e ancora di più dal mercato unico, di cui il bilancio è una componente fondamentale. Il Parlamento richiama la necessità di porre in essere un nuovo meccanismo di condizionalità in grado di proteggere il bilancio dell’Unione quando le regole dello Stato di diritto non sono rispettate e si verifica una violazione sistematica del quadro dei valori europei. Per la prima volta in più di 40 anni potrebbero finalmente essere introdotte nuove categorie di entrate. Il paniere proposto deve essere ampliato ed è essenziale fissare un calendario ragionevole per la sua attuazione ma almeno vediamo un passo nella direzione che il Parlamento europeo ha sempre auspicato”, ha concluso Sassoli.
David SASSOLI, presidente del PE, oggi ha tenuto una conferenza stampa a seguito della riunione speciale del Consiglio europeo che si tiene il 20/02/2020 a Bruxelles: qui sopra le domande e le risposte con i giornalisti
Durante il suo discorso alla riunione straordinaria del Consiglio europeo sul nuovo bilancio a lungo termine dell’UE, il Presidente, David Sassoli, ha dichiarato che il Parlamento europeo è pronto a respingere qualsiasi accordo che non garantisca all’UE i mezzi necessari per affrontare le sfide che abbiamo davanti
Come viene finanziata l’UE, e in che modo vengono spesi i fondi? Che cos’è il bilancio a lungo termine dell’UE e come viene stabilito?
Il bilancio a lungo termine dell’UE aiuta milioni di studenti, migliaia di ricercatori, città, imprese, regioni e ONG. Contribuisce alla produzione di alimenti più sani e sicuri; strade, ferrovie e aeroporti nuovi e migliori; a un ambiente più pulito e a una maggiore sicurezza delle frontiere esterne dell’UE. L’idea fondante è che unire le risorse renda l’Europa più forte e assicuri pace e prosperità – finanziando progetti che migliorano la vita dei cittadini europei.
Cos’è il bilancio a lungo termine dell’UE?
Il bilancio a lungo termine dell’UE – conosciuto anche come quadro finanziario pluriennale (QFP) – fissa il limite di quanto denaro l’UE può spendere durante un periodo di almeno cinque anni per le diverse politiche. I recenti bilanci a lungo termine sono stati fissati per sette anni. Una delle ragioni per cui l’UE dispone di un bilancio a lungo termine e allo stesso tempo di bilanci annuali è l’esigenza di prevedibilità e quindi efficienza per i programmi che l’UE intende finanziare. La prevedibilità è necessaria, ad esempio, per i ricercatori che lavorano su progetti scientifici che durano diversi anni. Il bilancio a lungo termine ha anche bisogno di un certo grado di flessibilità per poter gestire crisi impreviste ed emergenze. Per questo motivo comprende un numero di strumenti per garantire che il denaro possa essere utilizzato dove serve maggiormente in circostanze non previste.
Il fondo di solidarietà dell’UE, ad esempio, è destinato a fornire assistenza finanziaria in caso di una grave catastrofe in uno stato membro – come nel caso dei terremoti nel centro Italia.
Esiste anche un “fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione” destinato ad aiutare i lavoratori in esubero – a causa di modifiche strutturali nei modelli di commercio mondiale o di una crisi economica – a trovare un nuovo impiego.
A differenza dei bilanci nazionali, il bilancio dell’UE soprattutto un bilancio di investimento: non è destinato a finanziare protezione sociale, istruzione primaria o difesa nazionale, ma si concentra su settori chiave che creano valore aggiunto europeo promuovendo crescita e competitività
Come viene speso il denaro?
Il bilancio dell’UE sostiene la ricerca e l’innovazione, gli investimenti nelle e lo sviluppo di piccole e medie imprese – con lo scopo di promuovere la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro nell’UE.
Nell’ambito dell’attuale bilancio a lungo termine, la (PAC) dell’UE e la politica comune della pesca e dell’ambiente ricevono la maggior parte dei finanziamenti. Seguono i programmi di coesione che mirano a ridurre le disparità tra i livelli di sviluppo delle regioni dell’UE. Il bilancio a lungo termine finanzia anche progetti internazionali di aiuto umanitario e di sviluppo.
Scopri di più sui programmi sostenuti dal bilancio a lungo termine (2014-2020) dell’UE e sui progetti finanziati nella tua regione
Come viene finanziato il bilancio a lungo termine dell’UE?
Il bilancio a lungo termine dell’UE ha diverse fonti di entrata ed è complesso. Tra le fonti ci sono: i contributi degli stati membri, i dazi di importazione su prodotti provenienti da paesi non appartenenti all’UE, le multe inflitte alle imprese che violano le regole di concorrenza dell’UE. Il Parlamento vuole riformare le modalità di finanziamento del bilancio a lungo termine giudicandolo “non trasparente e del tutto incomprensibile per i cittadini dell’UE”. Un sistema nuovo e semplificato dovrebbe introdurre nuove fonti di entrata. Il Parlamento suggerisce che il denaro potrebbe essere ricavato da un nuovo regime fiscale per le imprese (che comprenderebbe la tassazione delle grandi aziende del settore digitale), le entrate derivanti dallo scambio di emissioni e una tassa sulla plastica. Questo potrebbe ridurre i contributi diretti degli stati membri.
Scopri di più sulla posizione del Parlamento per il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE
Come viene stabilito il bilancio a lungo termine dell’UE?
Oggi pomeriggio ha preso il via il Consiglio europeo straordinario per discutere del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ovvero il bilancio a lungo termine dell’Unione europea. Il confronto è stato tra paesi dell’Europa settentrionale, intenzionati a mantenere previsioni di spesa contenute, e altri paesi etichettati come più ambiziosi. “È giunto il momento di raggiungere un accordo al nostro livello sul quadro finanziario pluriennale”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Sono convinto che con il buon senso e la determinazione possiamo giungere a un accordo che andrà a beneficio di tutti gli europei. A tal fine, tutte le parti dovranno dar prova di spirito di compromesso”, ha scritto Michel nella lettera d’invito ai 27 capi di Stato e di governo.
La situazione però si presenta difficile perché da un lato mancano all’appello tra i 60 e i 70 miliardi di euro che provenivano dal Regno Unito e, dall’altro, sono aumentate le esigenze di finanziamento delle nuove politiche proposte dalla Commissione Ue, prime fra tutte il Green Deal e la rivoluzione digitale che si vanno ad aggiungere alle tradizionali politiche agricole e di coesione. “Crediamo che non sia adeguato per il monte di grandi ambizioni che la Commissione ha e che l’agenda strategica ha presentato per i prossimi anni. Ci sono sul lato delle entrate alcuni elementi su cui chiediamo ancora chiarezza. Persistono i rebates, le correzioni. Abbiamo visto che i paesi cosiddetti frugali hanno indicato la necessità di un bilancio all’1 per cento. Allo stesso tempo sono paesi che godono di rebates che dopo la Brexit secondo noi non hanno più senso”, ha detto in uscita dal Consiglio Affari generali della settimana scorsa il ministro agli Affari europei, Vincenzo Amendola. “Ci sono passaggi in avanti su alcuni capitoli. Ma su altri, sulle sfide che abbiamo, come digitale, difesa, un’Europa che investe sul Green New Deal, a partire da Invest Eu, vediamo che ancora i numeri non sono all’altezza dell’ambizione. E per quanto riguarda i capitoli principali della spesa, coesione e agricoltura, ci sono indici interni e ammontare di risorse che noi vorremmo che vengano delucidate”, ha spiegato Amendola. Il Parlamento Ue è ora sul piede di guerra e pronto a far valere le sue ragioni. “Sono sicuro che tutti si stanno rendendo conto che non siamo in una partita facile. L’accordo in Consiglio non è trasferibile in Parlamento. Mi auguro che non sia questo”, ha ribadito il presidente dell’Eurocamera, David Sassoli, sottolineando che i deputati europei chiedono l’1,3 per cento e che non sono disposti a scendere sotto questa percentuale. Nella discussione, inoltre, si aggiunge un altro elemento: la questione dei rebates, ovvero dei rimborsi accordati ad alcuni paesi come Germania, Svezia, Austria, Danimarca e Paesi Bassi. Per l’Italia e altri 17 paesi, questi rebates sono dei privilegi a cui mettere fine. Il primo motivo è che il sistema nacque nel 1984 per il Regno Unito, quando il bilancio Ue era composto per due terzi da spese per la politica agricola comune di cui Londra beneficiava in misura minore rispetto agli altri Stati membri, ed ora, con Brexit, verrebbe a perdere di senso. La seconda ragione è che nel bilancio 2021-2027 non ci sarà una politica dominante come era, appunto negli anni ’80, quella per l’agricoltura. Terza motivazione, infine, è che gli Stati membri che godono di rimborsi sono tra i più sviluppati e contribuiscono in maniera minore al bilancio Ue in proporzione al loro Reddito nazionale lordo.
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