di Paul Maine
Le primarie dei democratici una settimana fa sono partite con più di una dozzina di candidati ed ora si sono trasformate in una corsa a due, da una parte il gran favorito Bernie Sanders, e dall’altra Joe Biden che sembrava sull’orlo del baratro prima del via alle votazioni.
Biden e Sanders, politici per tutta la vita con visioni nettamente diverse per il futuro dell’America, ora sono in corsa in pratica rimasti soli per la nomina presidenziale del partito per il 2020. Joe Biden al momento ha vinto in nove dei 14 stati che hanno votato per la selezione di un candidato democratico alla Casa Bianca, conquistando anche il Texas, stato chiave del suo sfidante. Mentre Sanders è già dato per certo come vincitore in California. Con i soldi si può fare molto, ma non si può comprare tutto, questa è la dura lezione che l’elettorato statunitense ha dato all’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, che nonostante abbia speso più di mezzo miliardo di dollari per la sua campagna, ma non ha vinto un solo stato. Come lui l’agguerritissima, senatrice Elizabeth Warren, la candidata soprannominata Pocahontas, dal presidente Trump, per le sue pubblicizzate parentele con nativi americani. La Warren non solo non ha vinto nulla, ma è stata pure sconfitta da Biden nel suo stato natale nel Massachusetts, dove lui stanotte è stato proclamato lui vincitore.
Ma quanti delegati servono per ottenere la nomination dei democratici alla Casa Bianca a luglio? Almeno 1.300 dei 1.991 e allo stato attuale, Biden ha 402 delegati e Sanders 314.
I VINCITORI
Joe Biden
Decisivo per Biden è stato il sostegno degli elettori neri, avuto non solo nella Carolina del Sud, ma anche in stati come la Carolina del Nord, la Virginia e l’Alabama, dove ha costantemente vinto ottenendo circa il 60% delle preferenze. Potere del suo slancio ora dicono in molti. Ma anche di altri candidati come Amy Klobuchar, Pete Buttigieg e Beto O’Rourke che abbandonando la corsa presidenziale hanno deciso di sostenerlo.
Bernie Sanders
Partito favorito all’inizio del Super Tuesday ha perso la partita contro Biden, ma ha controbilanciato la sconfitta perlomeno vincendo in California. Sanders però ha un’arma potente a sua disposizione, il supporto dei latini. E una delle grandi differenze tra Sanders nel 2016 e Sanders oggi è che la sua coalizione non è più solo di elettori bianchi liberali. Il suo appello agli elettori latini, in particolare ai giovani, per la prima volta anche in Nevada, gli ha fatto vincere il 35% dei loro voti. Sanders ha nuovamente dominato il voto under 29, vincendo il 65% dei consensi rispetto a Biden che ha sfiorato a fatica tra i giovani la soglia del 17%. Bernie però nonostante abbia perso in alcuni stati, come il Minnesota e il Massachusetts, dove pensava di avere una buona possibilità di vincere, continua a raccogliere donazioni per la sua campagna politica a differenza di qualunque altro suo avversario e solo a febbraio, è riuscito a sfiorare il tetto dei 46,5 milioni di dollari.
I PERDENTI
Mike Bloomberg
Bloomberg ha speso $ 34 milioni in pubblicità televisive e radiofoniche in Alabama, Carolina del Nord e Virginia, ma la sua campagna politica è stata un flop e la fiducia non si compra. I due obiettivi che voleva raggiungere quando ha presentato la sua candidatura, ossia vincere la nomination per sconfiggere Donald Trump e impedire a Bernie Sanders di proporsi come candidato ora sembrano parole buttate al vento. Così come sono volati al vento i soldi che finora ha investito più di $ 550 milioni in totale per vincere la nomination al Partito Democratico e ricevere ancora risultati deludenti in “Super Tuesday”. “Tre mesi fa, sono entrato nella corsa per il presidente per sconfiggere Donald Trump. Oggi lascerò la gara per lo stesso motivo: sconfiggere Donald Trump – perché è chiaro per me che restare dentro renderebbe più difficile raggiungere questo obiettivo ”, ha dichiarato Bloomberg, 78 anni. “Ho sempre pensato che per configgere Donald Trump occorresse sostenete “il candidato migliore” e così ho deciso di fare. E intendo continuare a lavorarci su “,” ha detto Bloomberg oggi. “Continuerò a lavorare per soluzioni politiche sensate e di buon senso che possano essere realizzate”.
Qual è stato lo sbaglio di Bloomberg? Quello di basare la sua campagna sull’avere e le finanze millantando di avere l’esperienza necessaria per sconfiggere il presidente repubblicano in carica Donald Trump nelle elezioni generali del 2020. “Sono in corsa per il presidente per sconfiggere Donald Trump e ricostruire l’America”, ha detto Bloomberg quando ha annunciato la sua corsa alla fine dell’anno scorso. “Non possiamo permetterci altri quattro anni di azioni sconsiderate e non etiche del presidente Trump”. Ma poi Mike ha dovuto fare i conti col passato, con il suo periodo razzista, seguito dal periodo in cui è stato incolpato da molte donne di violenza sessuale. Troppa roba per convincere gli elettori del contrario.
Elizabeth Warren
Dopo le perdite in Iowa, New Hampshire, Nevada e Carolina del Sud, gli analisti politici hanno chiesto se esistessero stati in cui Elizabeth Warren potesse essere competitiva. E nel corso del Super Martedì, era chiaro che la risposta è stata negativa. Anzi più che negativa visto che la Warren non è riuscita a vincere nemmeno a casa sua, nel Massachusetts, stato che gli è stato soffiato da Biden sebbene non avesse speso un solo dollaro di pubblicità in questo stato. Conclusione: si è ritirata.
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