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ECCO COSA DICONO I MEDICI IN PRIMA LINEA SUI FARMACI CHE VENGONO GIÀ SPERIMENTATI PER COMBATTERE IL CORONAVIRUS


Medici e personale di Belcolle, in provincia di Viterbo, in prima linea contro la diffusione del contagio da Covid-19. Per questo prosegue incessante la campagna social #iorestoincorsia #turestaacasa: per ricordare a tutti le direttive ministeriali da seguire in modo da non vanificare gli sforzi dei camici bianchi e degli operatori sanitari che in questi giorni sono impegnati a curare e limitare gli effetti del Coronavirus anche nella Tuscia
(ph. ViterboNews24.it)

di Marisa Roberta Gasperetti

“La situazione è tragica”, lo racconta a What-u uno di quei giovani dottori appena laureati che ora si trova in trincea in un affollatissimo ospedale del milanese. E riguardo alla possibilità che nuovi farmaci possano aiutare la guarigione dice: «La situazione è un po’ controversa, ci sono farmaci che non si possono usare per patologie differenti rispetto a quelle per le quali sono stati creati e precedentemente testati per la cura dei pazienti. Difatti nel mio ospedale non si usano perché non è un centro universitario dove la sperimentazione è ammessa. In medicina tutto deve essere comprovato. Tra l’altro esiste un altro farmaco, oltre all’oramai più volte citato Tolicizumab, l’anticorpo monoclonale utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide sulla polmonite indotta dal Coronavirus che si sta usando per la cura del Covid-19, che è l’idrossiclorochina che di prassi viene utilizzato nella terapia, oltre che della malaria, anche dell’artrite reumatoide e del lupus eritematoso sistemico. E anche per questo farmaco vale lo stesso discorso fatto precedentemente».

Massimo Puoti, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Niguarda di Milano

Massimo Puoti, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Niguarda di Milano, che domenica scorsa è stato intervistato nel corso del talk-show “Live-Non è la D’Urso”, aveva detto di avere 180 ricoverati con Covid-19 di cui 32 interventi in intensiva, sottolineando che il suo ospedale però continuava ad essere un punto di riferimento per accogliere anche i grandi traumi, le emergenze, le ischemie. “L’ospedale è completamente cambiato nella sua organizzazione stiamo aprendo una serie di reparti per accogliere questi pazienti contagiati dal Coronavirus, però dobbiamo anche dire che anche il resto va avanti, perché il nostro dovere è anche garantire il funzionamento del resto la sanità per tranquillizzare i cittadini lombardi. Dal 20 febbraio all’ospedale Niguarda sono stati fatti 8 trapianti di fegato e un trapianto di cuore”. Puoti, come altri suoi colleghi, ha poi sottolineato l’importanza di stare a casa: “È importante rimanere a casa perché così in ospedale possiamo avere un flusso di pazienti che ci consente di dare un’assistenza sanitaria, seppur in una situazione d’emergenza così particolare, a tutti”. Riguardo il flusso di gente che continua ad andare in giro e ad affollare le metropolitane – 7000 denunciati per avere gravemente violato le norme restrittive – Puoti ha ribadito: “Se noi riusciamo ad avere tempo e a mantenere le attività delle terapie intensive a regime per poter supportare la necessità urgentissima che abbiamo per il Covid-19 riusciamo a tenere in piedi anche tutto il resto dell’attività sanitaria. Qui stiamo lavorando al massimo anche noi facciamo turni di 12 – 14 ore, ci serve tempo per raccogliere dei dati, per sperimentare farmaci e senza tempo noi non riusciremo a fare quello che serve per mitigare l’epidemia”.

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, di Bergamo

“La situazione a Bergamo è drammatica”, ha detto Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, di Bergamo intervistato nel talk Live- Non è la d’Urso. “Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare trasformando il nostro ospedale sostanzialmente in un ospedale per Covid-19, in pratica adesso abbiamo solo reparti Covid-19, c’è un reparto solo dove vanno più o meno tutti gli altri ammalati. La cosa positiva è che ci sono ragazzi delle scuole di specialità che sono meravigliosi bravi secondo me avrebbero dovuto entrare in ospedale sempre e dall’inizio. Si laureano sono dottori fatti finiti, devono venire in ospedale”. Riguardo all’utilizzo di nuovi farmaci per le cure Remuzzi ha aggiunto: “Non fatemi dire troppo perché poi potrei essere smentito. ma un farmaco che si usa per l’ipertensione per esempio che noi utilizzavano per la non far progredire le malattie renali, potrebbe essere utile”.

“Il motivo per cui a Bergamo i casi sono in aumento”, ha proseguito Remuzzi, “è dovuto al fatto che proprio a Bergamo, ma prima a Nembro e poi ad Alzano Lombardo, il Covid-19 circolava già dalla fine dello scorso anno. “Alcuni medici di medicina generale, medici di famiglia che hanno le antenne sul territorio mi hanno detto che da novembre-dicembre avevano cominciato a curare delle polmoniti un po’ particolari che non si riuscivano a curare con gli antibiotici in 15 giorni come accade di solito. Quindi è possibile che il Coronavirus circolasse prima di gennaio e che magari molti di noi lo hanno anche contratto e vissuto come una febbre alta, con tosse e che poi siano guariti”.

Paolo Ascierto, direttore della clinica immunologica dell’Istituto Pascale di Napoli

Il New York Times ha elogiato la cura di Paolo Ascierto, direttore della clinica immunologica dell’Istituto Pascale di Napoli

“I medici italiani di almeno due ospedali hanno cominciato a curare i casi di Covid-19 con un farmaco normalmente prescritto ai pazienti con malattie infiammatorie croniche autoimmuni, come l’artrite reumatoide. Paolo Ascierto, direttore della clinica immunologica dell’Istituto Pascale di Napoli, è stato intervistato sabato scorso sulla rete televisiva nazionale, e ha affermato che, su sei pazienti in terapia intensiva a cui è stato somministrato il farmaco, tre hanno mostrato miglioramenti importanti”. Si legge sulle pagine del New York Times

Ascierto, intervistato anche da Il Mattino.it, ha fatto il punto della situazione sull’uso all’ospedale Cotugno di Napoli del Tolicizumab, l’anticorpo monoclonale utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide sulla polmonite indotta dal coronavirus e ha detto: «Da sabato abbiamo trattato sei pazienti tutti intubati. Di questi, tre hanno avuto un miglioramento importante. Il primo paziente ha evidenziato segni di miglioramenti alla Tac di controllo effettuata ieri sera, per questo motivo prevediamo di stubare il paziente se rimarrà stabile”. 

“L’apporto indispensabile dei ricercatori nella lotta al coronavirus conferma ulteriormente l’eccellenza dei nostri scienziati”, ha detto Laura Garavini, presidente della commissione Difesa del Senato sempre a Il Mattino.it. “Bene che l’Aifa abbia accolto l’appello dei medici del Pascale di Napoli, del quale anche io mi ero fatta promotrice, estendendo l’utilizzo del farmaco antiartrite Tocilizumab, che sta dando segnali incoraggianti di efficacia sui pazienti affetti da Covid-19. Un passo in avanti nel contrasto all’epidemia e un segnale importante per i tanti contagiati e i loro familiari”.

La proteina CyclophilinA, potrebbe davvero fermare la replicazione del virus?

Fra i lavori in corso per sconfiggere il Covid-19, che vedono in prima linea l’Istituto Mario Negri, due si concentrano su una particolare proteina, che si chiama si chiama CyclophilinA che ha un doppio risvolto: da un lato, potrebbe essere una chiave per fermare la replicazione di Sars-CoV-2; dall’altro, potrebbe aiutare anche a identificare i pazienti con un rischio più alto di ammalarsi gravemente.

Un altro studio sulla stessa proteina, scrive Laleggeper tutti.it, ha preso il via in collaborazione con le terapie intensive dell’ospedale Niguarda con l’ausilio di Roberto Fumagalli e Arturo Chieregato. Come? Valutando la CyclophilinA come possibile marcatore che aiuti a identificare i pazienti con rischio elevato di sviluppare un quadro clinico grave in modo da poter organizzare un’assistenza efficace e tempestiva. Un altro lavoro sul Sars-CoV-2, si continua a leggere su Laleggeper tutti.it, è quello di Mario Salmona, capo Dipartimento di Biochimica e Farmacologia molecolare del Mario Negri, che sta coordinando uno studio che utilizza molecole sintetiche (peptidi) che impediscono l’accesso del virus nella cellula.

L’ossigenoterapia

“Sono diversi i fronti su cui siamo impegnati”, spiega Remuzzi. E comprendono anche la ricerca clinica. Per esempio, è al vaglio di Guido Bertolini, capo Laboratorio di Epidemiologia clinica dell’Irccs, una terapia di sostegno farmacologico nei pazienti in trattamento ventilatorio. La terapia di sostegno è effettuata attraverso ossigenoterapia come Cpap (Continuous Positive Airway Pressure) o ventilazione invasiva. È anche in via di definizione uno studio sperimentale per valutare l’effetto dell’inizio precoce della Cpap, per evitare le necessità di ventilazione invasiva nei pazienti Covid. “Inoltre sul piano del primo intervento, con Guido Bertolini siamo membri dell’unità di crisi della regione Lombardia per un supporto epidemiologico a pronto soccorso e rianimazioni”, spiega ancora Remuzzi. “L’obiettivo è dividere il flusso dei pazienti Covid-19 negativi e Covid-19 positivi/sospetti e individuare i pazienti da rinviare al domicilio per non sovraccaricare le strutture ospedaliere”.

Rete e registro delle unità ospedaliere

Parallelamente, in collaborazione con il Policlinico di Milano e l’ospedale Sacco, l’Istituto, con il coordinamento di Alessandro Nobili, il Laboratorio di Valutazione della qualità delle cure e dei servizi per l’anziano, sta lavorando alla creazione di un Registro e di una Rete delle unità ospedaliere con l’obiettivo di monitorare le caratteristiche epidemiologiche e cliniche dei pazienti affetti da Covid-19 che non richiedono un ricovero in terapia intensiva. Il registro permetterà la valutazione degli interventi e delle terapie adottate durante il ricovero e il loro impatto a 3, 6 e 12 mesi.

L’informazione alla cittadinanza e ai medici delle terapie intensive

Con il coordinamento di Antonio Clavenna, a capo del Dipartimento di Salute pubblica, è stato messo a punto uno sportello online per rispondere a domande e dubbi sul virus e un servizio continuativo con aggiornamenti e risposte pubblicate sui canali dell’Istituto, come anche del Ministero della salute. Anche Guido Bertolini, capo del Laboratorio di Epidemiologia clinica dell’Irccs, coordina un appuntamento settimanale in tele-conference in diretta su YouTube che ha l’obiettivo di favorire lo scambio di informazioni tra i medici.

Stefano Finazzi, invece, del Laboratorio di Epidemiologia clinica, coordina un altro appuntamento settimanale che dedicato ai medici delle terapie intensive italiane già parte del network Giviti (Gruppo italiano per la valutazione degli interventi in terapia intensiva).

Medici sul Web: #iorestoincorsia #turestaacasa

Pietro Amodio, responsabile UOSD Chirurgia Minivasiva dell’Ospedale Belcolle di Viterbo, ha deciso di diffondere un chiaro, semplice, ma importantissimo messaggio con uno scatto pubblicato via social: la campagna social #iorestoincorsia #turestaacasa. Un messaggio rilanciato sul profilo Facebook dell’onorevole Mauro Rotelli (FdI), che ricorda che all’ospedale di Belcolle è ancora in corso la raccolta fondi per rafforzare il reparto di terapia intensiva. Di seguito il link per partecipare alla campagna ed effettuare donazioni:  gf.me/u/xqf6ph 

Donazioni in arrivo

La notizia della donazione di Silvio Berlusconi, che ha regalato alla Regione Lombardia 10 milioni di euro, per la realizzazione del reparto di 400 posti di terapia intensiva alla fiera di Milano (o, eventualmente, per altre emergenze)», annunciata con una nota di Forza Italia, è riuscita, a mitigare le polemiche scaturite dalla decisione del Governo di inserire nel decreto #CuraItalia uno stanziamento di un miliardo di euro per provare a salvare di nuovo le sorti di Alitalia. L’assegno dell’ex premier – comunicato in diretta al governatore Attilio Fontana al telefono – verrà girato a Guido Bertolaso, neo consulente del presidente della Regione Lombardia, al lavoro per reperire macchinari e personale medico. Prima di lui anche  Fedez Chiara Ferragni hanno raccolto fondi da destinare a favore del San Raffaele di Milano superano l’obiettivo dei 4 milioni di euro (quasi 200 mila donazioni complessive). Francesco Facchinetti con la moglie Wilma si è fatto portavoce della campagna «Non lasciamo indietro nessuno» per raccogliere fondi che verranno devoluti alle strutture ospedaliere in maggiore difficoltà, per dare un’adeguata risposta al contenimento dell’epidemia e al mondo della ricerca», scrive sulla sua piattaforma GoFundMe. L’attrice comica, Luciana Littizzetto via Instagram per fronteggiare l’emergenza coronavirus si è fatta promotrice di una raccolta fondi per aiutare l’Unità di crisi della Regione Piemonte alla quale è possibile tuttora contribuire anche con piccoli importi, a partire da 5 euro. “Comincio io con ventimila euro”, aveva detto l’attrice e ora la campagna che si chiama «Riprendiamo fiato» ha quasi raggiunto l’obiettivo che si era prefissata, 500mila euro. Nel mondo dello sport, sono in aumento i gesti di generosità. Il bomber svedese del Milan, Zlatan Ibrahimovic, per esempio,  ha donato mascherine FFP2 agli ospedali dell’Humanitas, Lorenzo Insigne, capitano del Napoli ha donato 100 mila euro agli ospedali campani. Simone Zaza, l’attaccante del Torino, ha avviato una raccolta fondi per la Regione Basilicata da destinare agli Ospedali di Policoro, Potenza e Matera ed incrementare le postazioni di terapia intensiva. Francesco Totti, ex calciatore della Roma, assieme a Dash, di cui è uno dei volti nella pubblicità, ha donato allo Spallanzani di Roma 15 apparecchiature per la terapia intensiva. Non solo i singoli giocatori, ma anche squadre intere sono scese in campo: la Roma ha donato 100 mila euro all’ospedale Spallanzani e la Juventus ha avviato una raccolta fondi per gli ospedali piemontesi. Anche il mondo della moda è intervenuto per offrire un aiuto ai nostri medici e ospedali in difficoltà. Giorgio Armani, per esempio, ha donato un milione e 250mila euro. François-Henri Pinault, patron del gruppo Kering, colosso del lusso cui fanno capo numerosi marchi italiani ha destinato due milioni di euro ad ospedali «in quattro aree dove il gruppo e i marchi sono maggiormente presenti»: Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio. La famiglia Benetton, attraverso la holding Edizione ha donato tre milioni agli ospedali Ca’ Foncello di Treviso, Sacco di Milano, Spallanzani e Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Donatella Versace, direttore creativo della griffe della Medusa, e la figlia Allegra Versace Beck, hanno donato 200mila euro all’ospedale San Raffaele di Milano, somma devoluta a favore del dipartimento di terapia intensiva della struttura medica in supporto alla lotta contro il Coronavirus. Altri finanziamenti sono arrivati da Dolce&Gabbana per un progetto di ricerca sviluppato da Humanitas University in collaborazione con i virologi dell’Ospedale San Raffaele di Milano e da Etro al laboratorio di virologia del Sacco di Milano. Il gruppo Prada ha donato due postazioni complete di terapia intensiva a tre ospedali milanesi. Mentre Lavazza ha messo 10 milioni di euro a disposizione, per progetti di sostegno a sanità, scuola e fasce deboli della Regione Piemonte. La Fondazione Andrea Bocelli è scesa in campo per sostenere l’ospedale di Camerino, uno dei «Covid hospital» delle Marche, riservato a pazienti positivi al coronavirus. Le donazioni possono essere effettuate attraverso Gofundme o contattando direttamente la «Andrea Bocelli Foundation» all’’indirizzo development@andreabocellifoundation.org.



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