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SARDI, L’EX DI LORY DEL SANTO, OFFRE IL SUO HOTEL PER OSPITARE LE PERSONE IN QUARANTENA PER IL CORONAVIRUS


Silvio Sardi, 56 anni, ha messo a disposizione il suo hotel Erbaluce per chi non ha una dimora per restare in quarantena

di Patrizia Galli

Di Silvio Sardi, siamo abituati a sentirne parlare per la tormentata love story che ha avuto con Lory Del Santo. Dalla loro unione il 23 agosto 1991, è nato Devin, che di fatto ora detiene suo malgrado il triste primato di figlio unico per mamma Lory, che ha dovuto affrontare ben due tremendi lutti, il primo per la perdita del primogenito, Conor Loren Clapton, nato il 21 agosto 1986 dalla relazione con il musicista Eric Clapton e tragicamente morto il 20 marzo 1991, cadendo dal 53º piano del grattacielo Galeria di New York. E il secondo, per la morte Loren, nato nel 1999, dall’unione con un uomo di cui la soubrette non ha mai rivelato l’identità, morto suicida a Miami nel 2018. Sardi, già papà di Valentina, (N.d.R. nata dal suo primo matrimonio), che ora ha 36 anni, dopo la separazione dalla Del Santo nel ’93, si è sposato e ha avuto altri due figli, Stephan nato nel ’93 e Sebastian nato nel ’96, che assieme al fratello Jan adottato dalla mamma, nel corso della precedente unione, sono sempre stati un gruppo affiatatissimo. Poi Sardi ha dovuto affrontare una nuova separazione, un nuovo divorzio, e il 22 dicembre 2018, si è sposato con Manuela, di professione avvocato, e da imprenditore multitasking quale è, ha deciso di allargare il suo business, investendo anche nel settore ricettivo.

Così è nata l’idea dedicarti a un nuovo progetto, l’Hotel Erbaluce, nel Canavese, per la precisione a Caluso. Quindi ora vuoi fare l’imprenditore nel settore turistico?

«Sì l’idea è quella di aprire una catena di ristoranti i Sardi’s restaurants. Sono partito da Caluso, perché è qui che si trova la mia tenuta di famiglia, ed è qui che sono nato. L’obiettivo di aprire altri luoghi di ristoro ha un solo fine, quello di far conoscere anche all’estero la cucina piemontese che non è così nota oltre confine come invece lo sono le specialità culinarie».

Ora però anche tu vuoi inserirti nella filiera di coloro che stanno dando una mano per affrontare questa pandemia causata dal Coronavirus. Insomma un ottimo modo per unire filantropia e business…

«Proprio oggi avrei dovuto incontrare degli investitori che sarebbero dovuti arrivare da Los Angeles, ma questa pandemia ha fatto saltare tutto. Così nel frattempo ho deciso di mettere a disposizione il mio albergo per ospitare le persone costrette alla quarantena volontaria. L’ho fatto contattando la prefettura di Torino. La struttura potrebbe essere utilizzata come dimora da coloro che devono affrontare la quarantena in isolamento e non hanno la possibilità di farlo presso la propria residenza. L’ho proposto ai sindaci dei Comuni del Canavese, e in particolare in quei pochi territori comunali dove al momento non si sono registrati casi di Covid-19. Un’azione di emergenza per cercare in tutti i modi possibili di limitare il contagio».

Prima mi hai detto che vorresti fare un appello a tutti i sindaci del canavese attraverso What-u. Quale sarebbe?

«Sì vorrei dire a questi sindaci che in questo momento stanno lavorando non stop per difendere i propri cittadini che devono blindare tutte le strade di accesso in entrata e in uscita dei loro comuni per evitare che il virus arrivi anche in quei pochi territori comunali, dove al momento non risultano casi positivi. Attivarsi dopo potrebbe essere troppo tardi, in particolare per quei piccoli Comuni dove ci sono alte percentuali di anziani. Se non avete abbastanza risorse sono certo che numerosi volontari si renderanno disponibili pur di salvaguardare le proprie famiglie. Bisogna agire senza perdere tempo».

Dopo la morte di Loren avevi scritto una lettera a Devin per consolarlo e manifestare il tuo cordoglio, ti ha risposto?

«No. E non lo biasimo. So che ha affrontato un grande dolore. Io con lui non sono mai riuscito ad avere un rapporto e ora è tardi per cambiare le cose».

Sembra una risposta più di comodo la tua. Mai dire mai con un figlio. Non ti pare?

«No lo dico sul serio. Lo so che sembra una risposta di comodo, ma dopo tanti anni mi sono arreso. Le cose sono andate come sono andate. Lui non ne ha colpa. Io lo accoglierei sempre a braccia aperte. Ma non voglio forzarlo, e soprattutto rompere i suoi equilibri. Per me questo sarebbe fare il suo male e non il suo bene».

L’hotel lo gestisci con tua moglie Manuela?

«No, con mia figlia Valentina, abbiamo 12 dipendenti. La pandemia del Coronavirus è stata un disastro in primis perché ha fatto morire e continua a fare morire tante persone e poi perché sta bloccando l’economia mondiale. Ma sono sicuro che non dovremmo aspettare molto per vedere la luce alla fine del tunnel, quella luce che ci farà tirare un sospiro di sollievo a tutti e ci farà dire finalmente “è finita”».



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