di Colin Anthony Groves
Oggi Parlamento europeo si è riunito oggi per votare le misure urgenti proposte dall’UE per affrontare la pandemia COVID-19, tra cui sostegno ai sistemi sanitari e assistenza finanziaria per gli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi. È la prima sessione plenaria del Parlamento europeo che utilizza il voto a distanza. All’apertura della sessione, il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha dichiarato: “Stiamo vivendo una situazione straordinaria ed inaspettata che ci ha condotto in queste settimane a prendere delle decisioni senza precedenti, anticipando spesso la rapida evoluzione delle circostanze con l’obiettivo di proteggere la salute dello staff e dei deputati ed allo stesso tempo garantire la vita democratica della nostra istituzione. Abbiamo dovuto rallentare, certo. Ma non ci siamo fermati, perché la democrazia non può essere sospesa soprattutto nel mezzo di una crisi tanto drammatica. È nostro dovere anzi, proprio in questi tempi così difficili”, ha proseguito Sassoli, “essere al servizio dei nostri cittadini che tanto stanno soffrendo, dare loro una guida, una speranza per affrontare questo momento buio e quelli che verranno. Come legislatori noi abbiamo i mezzi, la possibilità e il dovere di essere utili. Oggi siamo qui vicini seppur lontani, riuniti con questo formato inedito, straordinario ma determinati a dare il nostro contributo nella lotta alla pandemia garantendo la nostra funzione democratica e la continuità dei lavori del parlamento perché è solo così che possiamo rendere un servizio alle persone, alle nostre comunità ed al personale sanitario che si sta sacrificando nelle corsie dei nostri ospedali in tutta l’Europa. Qualche giorno fa questo orribile virus ci ha colpito molto da vicino, ha portato via una giovane vita, un ragazzo che lavorava proprio qui con noi al Parlamento europeo. Alla famiglia del caro Giancarlo vanno le nostre più sentite condoglianze cosi come vanno alle famiglie di tutte le persone che hanno perso la vita a causa del COVID-19. Voglio rivolgere infine un pensiero a tutte quelle persone che questo virus lo combattono quotidianamente con coraggio e determinazione”, ha detto in conclusione il presidente del Parlamento Europeo, “alle persone malate prima di tutto, al personale medico che in tutta Europa lavora senza sosta ed anche ai nostri cittadini che con il loro comportamento responsabile saranno decisivi per debellare questa pandemia”.
La ricetta di Draghi
Si torna a parlare di Mario Draghi. L’ex presidente della Bce in un intervento sul Financial Times suggerisce ai governi di intervenire subito a sostegno dell’economia, perché perdere tempo potrebbe significare sprofondare in una recessione dalla quale potrebbe essere molto difficile venir fuori. Tutte le risorse devono essere mobilitate per proteggere le imprese e i lavoratori, comprese quelle del settore finanziario.
Draghi definisce quello che sta accadendo una “tragedia di proporzioni bibliche” non solo per la perdita di vite umane, ma anche per le conseguenze economiche e invita i governi a mobilitare tutte le risorse disponibili, non importa se il costo è l’aumento del debito pubblico perché l’alternativa, “una distruzione permanente della capacità produttiva e quindi fiscale, sarebbe ancora più dannosa per l’economia” e in futuro per la credibilità del governo. Insomma l’aut aut di Draghi va in una sola direzione: “Agire, agire subito, senza remore sui costi del debito anche perché “visti i livelli attuali e probabilmente anche futuri dei tassi d’interesse” rimarranno bassi. I livelli più elevati di debito pubblico diventeranno una caratteristica economica e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato”. Insomma anche questa volta Draghi, tuttora ricordato (e un po’ rimpianto) se non altro per la risolutezza con cui seppe affrontare la crisi dell’Unione Monetaria Europea, resta sulla linea del “whatever it takes” frase divenuta famosa e già pronunciata in occasione di un discorso il 26 luglio del 2012 alla Global Investment Conference di Londra, che diede inizio alla politica del quantitative easing, scelta che permise di salvaguardare l’euro. La Lagarde, attuale presidente della Bce, è già noto che la pensi diversamente da Draghi. E le sue dichiarazioni alla conferenza del 12 marzo hanno avuto un effetto funesto sulle Borse Mondiali. “Ridurre lo spread non è nostro compito”, ” “Whatever it takes due? Non è il mio scopo” frasi che dette nel corso di una conferenza stampa del 12 marzo non solo sollevarono una marea di polemiche, ma fecero fare pure un tonfo alle borse in tutto il mondo. Motivo per cui poi la Lagarde cercò poi di aggiustare il tiro dicendo: “Avevo detto che speravo di non dover mai fare un ‘whatever it takes” e “non intendo passare alla storia per un ‘whatever it takes due'”, perché lo ripeto “ridurre lo spread non è nostro compito, ma sappiate che c’è un forte sostegno a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per far fronte ai rischi che possono rappresentare una minaccia per l’Eurozona”. E in aggiunta: “Se si sommano tutte le misure annunciate finora si arriva a 27 miliardi di euro, un quarto dell’uno per cento del Pil dell’area dell’euro. L’Italia, con le sue banche, le sue imprese, i suoi cittadini, beneficerà pienamente di tutti gli strumenti” messi in campo oggi dalla Bce”.
Draghi sul Financial Time pur elogiando le azioni intraprese finora dai governi europei, definendole “coraggiose e necessarie”, e sicuramente degne di sostegno, ha però dichiarato che non bastano. “Una profonda recessione è inevitabile”. L’importante è che non diventi la tomba dell’Europa: “è il compito specifico dello Stato utilizzare le proprie risorse per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock dei quali il settore privato non è responsabile, e che non può assorbire e come europei siamo chiamati a darci supporto l’un l’altro per quella che è , in tutta evidenza, una causa comune”.”In primo luogo bisogna evitare che le persone perdano il loro lavoro”, raccomanda Draghi, altrimenti “emergeremo dalla crisi con un livello di occupazione stabilmente più basso”, e le famiglie faranno fatica a ritrovare un loro equilibrio finanziario. Per questo non è sufficiente rinviare il pagamento delle tasse: bisogna immettere subito liquidità nel sistema, e le banche devono fare la loro parte, “prestando danaro a costo zero alle imprese” per aiutarle a salvare i posti di lavoro. Subito: “i costi dell’esitazione potrebbero essere irreversibili”. La memoria delle sofferenze degli anni 20 “dovrebbe metterci in guardia”.
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