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FACCIAMO IL PUNTO SUL CORONAVIRUS CON VIECCA, DIRETTORE DELLA CARDIOLOGIA E UTIC DEL SACCO


Il dott. Maurizio Viecca, direttore di Cardiologia e UTIC dell’ospedale Sacco di Milano
ph. Facebook

di Ines Roncaglia

Il Presidente Conte stasera ha comunicato di aver firmato il Dpcm che proroga fino al 13 aprile 2020 le misure fin qui adottate per il contenimento del contagio epidemiologico da Covid-19. What-u ha chiesto al dott. Maurizio Viecca, direttore di Cardiologia e UTIC dell’ospedale Sacco di Milano, in prima linea nella cura dei pazienti Covid-19 quali previsioni si possono fare nel breve e medio termine riguardo la possibilità che si torni ad avere una maggiore libertà fra soli 12 giorni. E la sua risposta non è stata positiva. «Io non intravedo assolutamente una via di uscita un così poco tempo, stiamo ancora studiando gli effetti del virus, le cause che provocano questa grave infiammazione dei polmoni», spiega Viecca, «che provoca i sintomi dell’ embolia polmonare ossia difficoltà respiratorie, dolore al torace, bassa saturazione di ossigeno nel sangue che nei casi più gravi possono portare al collasso e alla morte improvvisa. «Domani», anticipa Viecca, «con il mio comitato etico presenteremo uno studio sulle valutazione dei Covid secondo il quale viene ipotizzato che una micro-trombosi polmonare possa essere la causa dei peggioramento clinico dei malati».

Quindi in pratica lei sta dicendo che il Coronavirus protrebbe essere causato una micro-trombosi polmonare che nei peggiori dei casi provoca la morte delle persone?

«Sì proprio così ».

Quindi se fosse questa la causa, si potrebbero ipotizzare delle cure più mirate sia dal punto di vista della prevenzione sia della cura?

«Diciamo che per ora è meglio non lanciarci in troppe ipotesi. I farmaci non si possono sperimentare sui pazienti al di fuori dell’uso per i quali sono stati testati a meno che il paziente non sia come si dice in gergo ‘off level’ ossia in fin di vita e quindi l’eccezionalità in questi casi è ammessa solo per ‘uso compassionevole’.

Al momento l’unico monitoraggio che offre risultati utili è quello che viene fatto con l’ossimetro che misura la quantità di ossigenazione del sangue?

«Si, è uno strumento fondamentale perché misura il rapporto tra ossigenazione del sangue e il flusso di ossigeno erogato. Quando questo rapporto scende al di sotto a un certo livello, significa che la situazione si sta aggravando e quindi è quasi scontato che il paziente finisca in terapia intensiva»

Quando si è cominciato a parlare di Covid-19, si è parlato di una malattia che colpiva prevalentemente le persone anziane. Oggi a Londra un ragazzo di 13 anni è morto perché si è ammalato di Covid-19 e non è il primo di quell’età…

«Il virus contagia tutti. Anche se nei più giovani si è vista una maggiore resistenza alla malattia».

A suo avviso il contagio all’inizio di poteva contenere con maggiore tempestività?

«Assolutamente sì, tutto quello che è stato deciso ossia la chiusura delle scuole, il divieto di uscire se non per motivi di urgenza o necessità di lavoro sono state decisioni che se prese prima avrebbero sicuramente fatto contagiare meno persone. Oltre al fatto che la gente era anche poco informata all’inizio sulle modalità di trasmissione del virus. Pensi a quanti bambini a causa della chiusura delle scuole sono stati mandati dai nonni… E immagini questo cosa può avere causato in molti casi…. In Cina il problema è stato affrontato con molta più efficacia».

Ma loro avevano già fatto esperienza con la SARS…

«Certo, ma da noi quante persone hanno continuato a circolare da Nord a Sud impavidamente anche dopo gli alert governativi?»

Le mascherine sono ancora carenti, ieri il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Arcuri ha bloccato la distribuzione di una grossa partita perché quelle mascherine non erano idonee all’uso sanitario…

«Non c’è pace sul fronte delle mascherine che continuano a mancare e questo ad oggi diventa oramai inaccettabile».

In pillole

Cos’è il Coronavirus? 

Un coronavirus è un tipo di virus che può causare malattie negli animali e nelle persone. I virus si replicano con due principali meccanismi alternativi: il ciclo litico e il ciclo lisogeno causando in entrambi i casi la lisi ossia la rottura della cellule ospite, ovvero la sua degradazione, ma con modalità e tempistiche diverse. I Coronavirus prendono il nome dalla parola latina “corona”, che significa corona, perché sono racchiusi da un guscio a spillo che ricorda una corona reale. Il coronavirus di Wuhan è un virus nuovo, mai visto prima. L’International Committee on Taxonomy of Viruses l’ha chiamato SARS-CoV-2 perché è molto simile alla SARS che ha colpito la Cina nel 2002. La dottoressa Helena Maier, del Pirbright Institute, ha dichiarato: “I coronavirus sono una famiglia di virus che infettano una vasta gamma di specie diverse tra cui umani, bovini, suini, galline, cani, gatti e animali selvatici.

Prima che questo nuovo Coronavirus venisse identificato, c’erano solo sei diversi Coronavirus in grado di infettare l’uomo. Quattro di questi causavano una lieve malattia da raffreddore comune, ma dal 2002 sono emersi due nuovi Coronavirus che possono infettare l’uomo e provocare malattie più gravi (sindrome respiratoria acuta grave (SARS) e sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) coronavirus)

I Coronavirus sono noti per essere in grado di saltare occasionalmente da una specie all’altra che è esattamente quello che è successo nel caso di SARS, MERS e il nuovo Coronavirus. L’origine animale del nuovo Coronavirus però, non è ancora nota”. 

I primi casi umani sono stati segnalati pubblicamente dalla città cinese di Wuhan, dove vivono circa 11 milioni di persone, dopo che i medici hanno iniziato a segnalare pubblicamente le infezioni lo scorso 31 dicembre

Da dove viene il virus?

Secondo gli scienziati, il virus proviene quasi sicuramente dai pipistrelli. I Coronavirus in generale tendono ad avere origine negli animali: si ritiene che virus simili quali quello della SARS e della MERS abbiano avuto origine rispettivamente in gatti e cammelli. Basta pensare che i primi casi di COVID-19 sono stati individuati in persone che visitavano o lavoravano in un mercato di animali vivi a Wuhan, che da allora è stato chiuso per indagini.

Grazie a studio del Wuhan Institute of Virology, pubblicato nel febbraio 2020 sulla rivista scientifica ‘Nature’, si è scoperto che i campioni di virus trovati in pazienti in Cina erano identici al 96% di un Coronavirus che era stato trovato nei pipistrelli. Tuttavia, poiché non c’erano molti pipistrelli sul mercato, è probabile che un animale abbia agito da intermediario, contraendolo e trasmettendolo a un essere umano. Ad oggi non si è ancora scoperto che tipo di animale possa essere

Perché i medici ancora così preoccupati? 

Gli esperti affermano che la comunità internazionale è preoccupata per il virus perché si sa così poco e sembra che si stia diffondendo rapidamente. È simile alla SARS, che ha infettato 8000 persone e ne ha uccise quasi 800 in uno scoppio in Asia nel 2003, in quanto è un tipo di Coronavirus che infetta i polmoni umani. È meno mortale della SARS, tuttavia, che ha ucciso circa una persona su 10, rispetto a circa una su 50 per COVID-19.

Un altro motivo di preoccupazione è che questo nuovo virus si diffonde molto più rapidamente nella popolazione rispetto ai virus che circolano continuamente perché non abbiamo ancora una difesa immunitaria per debellarli.

Come si diffonde il virus?

La malattia può diffondersi tra le persone solo attraverso tosse e starnuti, rendendola un’infezione estremamente contagiosa. E può anche diffondersi anche prima che qualcuno abbia sintomi. Si ritiene che viaggi nella saliva e persino attraverso l’acqua negli occhi, quindi un contatto ravvicinato, un bacio e la condivisione di posate o utensili sono tutti rischiosi. Può anche vivere su superfici, come plastica e acciaio, per un massimo di 72 ore, il che significa che le persone possono essere contagiate toccando superfici contaminate. Inizialmente, si pensava che la gente potesse essere contagiata solo frequentando un mercato di animali vivi come nella città di Wuhan, ma poi i medici si sono resi conto che si stava diffondendo rapidamente anche da persona a persona. 

Cosa provoca il virus? Quali sono i sintomi?

Per capire se qualcuno è stato contagiato dal virus COVID-19, potrebbero essere necessari dai due ai 14 giorni, o anche più a lungo, per mostrare qualsiasi sintomo, e le persone possono essere contagiose anche durante questo periodo. I segni tipici includono naso che cola, tosse, mal di gola e febbre alta. Di prassi la maggior parte dei pazienti si riprende senza avere bisogno del medico. Ma in medicina nulla si può dare per scontato. Gli studi dei contagi hanno evidenziato che i bambini non sembrano essere particolarmente colpiti dal virus, ma non è del tutto chiaro il perché. 

Cosa hanno rivelato i test genetici sul virus? 

Gli scienziati cinesi hanno registrato le sequenze genetiche di circa 19 ceppi del virus che ora esperti in tutto il mondo stanno studiando per comprendere come trattare e curare la malattia che causano. Gli esami degli esperti finora hanno rivelato che il virus sta cambiando mentre si diffonde attraverso le persone. Ciò significa che gli sforzi per studiare il virus e per controllarlo potenzialmente potrebbero essere resi più difficili perché il virus potrebbe apparire diverso ogni volta che gli scienziati lo analizzano.   

Ulteriori studi potrebbero essere in grado di rivelare se il virus ha prima infettato un piccolo numero di persone poi si è modificato e diffuso nel resto del mondo oppure se esistevano varie versioni del virus provenienti da animali che si sono poi sviluppati separatamente.

Quanto è pericoloso il virus?  

Il virus ha un tasso di mortalità di circa il due per cento. Questo è un tasso di mortalità simile all’epidemia di influenza spagnola che, nel 1918, uccise circa 50 milioni di persone.

Il virus può essere curato? 

Gli antibiotici non funzionano contro i virus, quindi sono fuori discussione. I farmaci antivirali possono funzionare, ma il processo di comprensione di un virus, quindi sviluppo e produzione di farmaci per curarlo richiederebbe anni e enormi quantità di denaro. Sul fronte vaccino per il Coronavirus è improbabile che ne venga sviluppato uno in tempo utile per debellare questo focolaio. Il National Institutes of Health negli Stati Uniti e la Baylor University di Waco, in Texas, affermano che stanno lavorando a un vaccino basato su ciò che sanno sui Coronavirus in generale, utilizzando le informazioni dell’epidemia di SARS. Ma questo potrebbe richiedere un anno o più di studi prima di arrivare a una conclusione utile . Attualmente, i governi e le autorità sanitarie stanno lavorando per contenere il virus e prendersi cura dei pazienti che sono malati, impedendo loro di infettare altre persone. L’epidemia è stata dichiarata una pandemia l’11 marzo.



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