In Lombardia sono oltre 1.400 gli asili nido e le scuole d’infanzia privati, a Milano 250 (più di 120 le strutture convenzionate con il Comune che seguono 5mila bambini). L’offerta dei gestori privati alle famiglie lombarde è molto importante: il 70% dei posti per i bambini da 0 a 3 anni. Gli educatori in tutta la regione sono circa 5mila. Confcommercio Milano in questi giorni ha espresso grande preoccupazione per un settore, come quello degli asili nido e delle scuole all’infanzia privati, la cui condizione oggi è senza precedenti per l’emergenza Covid-19. E il rischio ora è quello di una drammatica ricaduta economica, ma anche sociale.
“Il 40% percento delle strutture, nel giro di 1-3 mesi al massimo”, spiega Federica Ortalli, presidente di Assonidi, l’Associazione aderente alla Confcommercio milanese, “rischia la chiusura definitiva. I costi di gestione tra stipendi del personale, locazione e utenze, senza un introito non si possono onorare. Siamo micro-piccole imprese vicinissime al collasso.” Particolarmente urgente è il problema della locazione: la categoria non rientra per ora fra quelle che possono usufruire del credito d’imposta. Confcommercio Milano tra l’altro ha anche sottolineato un importante passaggio della lettera che Assonidi ha di recente inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Nascerà un’ulteriore emergenza sociale per la Nazione: la mancanza di posti per soddisfare le richieste delle famiglie quando inizierà la ripresa del mondo produttivo italiano”.
Quando arriverà la ripresa “le famiglie – sottolinea Federica Ortalli – non ritroveranno quello che hanno lasciato. Potrebbero non trovare nidi e scuole d’infanzia, perché questa crisi li ha travolti, potrebbero non ritrovare gli educatori, perché il calo dei bambini imporrà soluzioni drastiche sul personale educativo. Troveranno ancora gestori pieni di passione. Operatori che adesso si sentono trascurati dalle istituzioni. In questo periodo di chiusura siamo al lavoro per far sentire la nostra voce forte e risoluta. Gli asili nido privati devono poter continuare a svolgere la loro funzione”.
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