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CONTE SOLLECITA VON DER LEYEN SUGLI AIUTI FINORA RIMANDATI, EU ALLE PRESE COL NUOVO BILANCIO


di Paola Sacco

Il premier Giuseppe Conte scrive al presidente della Commissione Europea e pubblica la sua lettere su Fb per rendere note le sue richieste a un pubblico ancora più eterogeneo di Italiani. E dopo i primi convenevoli di rito Conte arriva alla ‘reason why’ della sua missiva, e chiede alla Von der Leyen “cosa è disposta a fare l’Europa non per l’Italia, ma per se stessa”.

“In questi giorni ho ricordato spesso come l’emergenza che stiamo vivendo richieda una risposta straordinaria, poiché la natura e le caratteristiche della crisi in corso sono tali da mettere a repentaglio l’esistenza stessa della casa comune europea. Non abbiamo scelta, la sfida è questa: siamo chiamati a compiere un salto di qualità che ci qualifichi come “unione” da un punto di vista politico e sociale, prima ancora che economico”. Anche per ribadire la mancanza di coesione inaccettabile per Unione Europea che si qualifica unita ma che evidentemente, mai come oggi nell’emergenza vera, ha dimostrato di esserlo nelle parole ma non nei fatti. “L’Italia sa che la ricetta per reggere questa sfida epocale non può essere affidata ai soli manuali di economia”, sottolinea Conte. “La solidarietà europea, come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c’è altro tempo da perdere. Accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di sostenere, attraverso il piano “Sure” da 100 miliardi di euro, i costi che i governi nazionali affronteranno per finanziare il reddito di quanti si trovano temporaneamente senza lavoro in questa fase difficile. È una iniziativa positiva, poiché consentirebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo di 100 miliardi di euro, a fronte di garanzie statali intorno ai 25 miliardi di euro. Ma le risorse necessarie per sostenere i nostri sistemi sanitari, per garantire liquidità in tempi brevi a centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, per mettere in sicurezza occupazione e redditi dei lavoratori autonomi, sono molte di più. E questo non vale certo solo per l’Italia”. E Conte quindi ribadisce che occorre fare di più e andare oltre.
Altri player internazionali, come gli Stati Uniti, stanno mettendo in campo uno sforzo fiscale senza precedenti e non possiamo permetterci, come italiani e come europei, di perdere non soltanto la sfida della ricostruzione delle nostre economie, ma anche quella della competizione globale. Quando si combatte una guerra, è obbligatorio sostenere tutti gli sforzi necessari per vincere e dotarsi di tutti gli strumenti che servono per avviare la ricostruzione. A questo proposito”, sottolinea nella missiva, “nei giorni scorsi ho lanciato la proposta di un European Recovery and Reinvestment Plan. Si tratta di un progetto coraggioso e ambizioso che richiede un supporto finanziario condiviso e, pertanto, ha bisogno di strumenti innovativi come gli European Recovery Bond: dei titoli di Stato europei che siano utili a finanziare gli sforzi straordinari che l’Europa dovrà mettere in campo per ricostruire il suo tessuto sociale ed economico. Come ho già chiarito, questi titoli non sono in alcun modo volti a condividere il debito che ognuno dei nostri Paesi ha ereditato dal passato, e nemmeno a far sì che i cittadini di alcuni Paesi abbiano a pagare anche un solo euro per il debito futuro di altri”. Poi Conte rammenta: “Al termine dell’ultimo Consiglio europeo dello scorso 26 marzo, ci siamo dati due settimane di tempo per raccogliere questa sfida. Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato”.

Poi sul fronte Mes aggiunge: “Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati. È il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio. Di fronte a una tempesta come quella del Covid-19 che riguarda tutti, non serve un salvagente per l’Italia: serve una scialuppa di salvataggio solida, europea, che conduca i nostri Paesi uniti al riparo. Non chiediamo a nessuno di remare per noi, perché abbiamo braccia forti. Le decisioni che prendiamo oggi verranno ricordate per anni. Daranno forma all’Europa di domani. Ciascun attore istituzionale sarà chiamato a rispondere, anche ai posteri, delle proprie posizioni e del proprio operato. Solo se avremo coraggio, solo se guarderemo davvero il futuro con gli occhi della solidarietà e non col filtro degli egoismi, potremo ricordare il 2020 non come l’anno del fallimento del sogno europeo ma della sua rinascita”.

Garanzie 90% per i prestiti alle imprese

“Stiamo lavorando a prestiti con interessi a zero che possono arrivare fino al 25% del fatturato, cioè tre mesi su dodici, e che siano di lungo periodo con una percentuale di garanzia statale fino al 90%”, queste le parole di Antonio Misiani, viceministro dell’Economia, su Radio 24. “La garanzia al 100% non è attualmente possibile per nessun paese europeo perché il Temporary framework agreement permette di arrivare al 90% e non al 100%. Ma arrivare al 100% avrebbe una contro indicazione dal punto di vista dell’effetto leva attivabile attraverso le garanzie statali. Abbiamo fatto già unno sforzo importante nel decreto di marzo attivando garanzie per 350 miliardi di euro per prestiti e finanziamenti alle imprese. Vogliamo rafforzare questo intervento con un provvedimento che sarà emanato nei prossimi giorni che dovrebbe attivare ulteriori garanzie per 200 miliardi di euro per le imprese micro piccole, medie e di più grande dimensione”.

“Lavoro autonomo, discutiamo nuove risorse nel decreto dei prossimi giorni”

“Lo sforzo che abbiamo fatto peri l lavoro autonomo vale 3,5 miliardi di euro, l’ammontare di risorse mai stanziato per un segmento importante del mondo del lavoro che è sempre stato escluso da ogni forma di ammortizzatore sociale. La cifra si può migliorare e lo stiamo discutendo in vista del decreto che verrà approvato nei prossimi giorni. E’ giunto il momento di pensare a misure strutturali di welfare per questi lavoratori”.

“Coronavirus, emissione titoli per il rilancio del Paese”

“Gli italiani hanno 1400 miliardi di euro fermi nei loro conti correnti o in liquidità non dobbiamo inventare patrimoniali, ma strumenti che permettano di convogliare queste risorse verso l’economia reale.  Penso a un patto tra risparmiatori, Stato e sistema produttivo con l’emissione di titoli a lunghissimo periodo per raccogliere risorse da destinare al rilancio e alla ripartenza del Paese”, ha proseguito Misiani.  

Commerzbank con una nota dedicata ai debiti sovrani datata 1° aprile ha consigliato ai clienti di abbandonare i Btp e di concentrarsi invece sul debito francese, perché il taglio del debito italiano in autunno, secondo un’analisi firmata da Michael Lester, responsabile della strategia sui tassi di interesse della banca tedesca, sarà inevitabile

“Molta amarezza per la mossa di Commerzbank, ma non demorderemo”

Su Commerzbank poi ha aggiunto: “Una mossa che ha lasciato molta amarezza, ma che non ci porta a demordere nemmeno di un millimetro rispetto allo sforzo che il governo italiano sta facendo non da solo.  Insieme a noi ci sono tanti paesi europei grandi e piccoli che lavorano per attivare tutti i meccanismi possibili di sforzo condiviso a livello europeo per affrontare le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria”.  

Attivata casella di posta per raccogliere segnalazioni dei cittadini che riscontrano difficoltà in banca

Su Radio 24 è stata intervistata anche Carla Ruocco, presidente della Commissione bicamerale sulle Banche, M5s che ha detto: “Il virus a ottobre ritornerà e se si chiuderanno le scuole a ottobre mi chiedo se c’è un piano di recupero per l’anno prossimo, ai ragazzi spetta un autunno difficilissimo e non dobbiamo muoverci in via emergenziale, questo virus deve insegnarci a prevenir le cose prima che curarle. Visto che a seguito di provvedimenti governativi le banche sono diventate veicolo di trasmissione della liquidità verso imprese e famiglie, in caso di mancanza di messa appunto della normativa abbiamo attivato una casella di post elettronica, com.banche@camera.it, per raccogliere segnalazioni e dare una mano concreta ai cittadini che si recano in banca e trovano delle difficoltà”.

La lettera della Von der Leyen

Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nella lettera inviata all’Italia per le dure dichiarazioni dell’Unione seguite allo scoppio della pandemia da Coronavirus, ha chiesto scusa ammettendo che, all’inizio della pandemia, nessuno dei Paesi membri ha avuto un occhio di riguardo per l’Italia: “ognuno di loro, ha pensato solo ai problemi di casa propria. Nel frattempo però l’Europa ha cambiato passo”, prosegue la Von der Leyen. “Abbiamo fatto tutto il possibile per portare i Paesi europei a ragionare come una squadra e assicurare una risposta coordinata a un problema comune. E abbiamo visto più solidarietà qui in Europa che in qualsiasi altra parte del mondo”. Ora, però, 25 Paesi europei si sono alleati per dare una mano, spedendo, ad esempio milioni di mascherine all’Italia e alla Spagna. Il passo del Brennero resta aperto per favorire gli scambi commerciali. È stata rilocalizzata la produzione di materiale sanitario in Europa e molti fondi sono stati destinati alla ricerca di un vaccino. Ma non è tutto: sono state temporaneamente sospese «alcune regole per dare al governo italiano lo spazio di manovra necessario ad agire rapidamente e con forza. Abbiamo convogliato miliardi di investimenti alla lotta contro il virus ed i suoi effetti”, prosegue la presidente. E poi parla dello stanziamento di fondi fino a cento miliardi per finanziare una cassa integrazione europea, “in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dal’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto. Questo sarà possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri. dimostrando così vera solidarietà europea”.

Il nodo irrisolto dei Coronabond

In realtà tuttora non si sciolto il nodo dei Coronabond. La Germania continua a opporsi, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, si proclama “scettico”. E il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz pare punti a una sostanziale modifica delle modalità di utilizzo delle linee di credito precauzionali del Mes, affinché tutti gli Stati dell’Euro possano avere diritto ad accedere al fondo salva-Stati, evitando lo stigma per singoli Paesi. Questo a condizioni generiche e identiche per tutti, senza insomma lunghi negoziati con i singoli Stati interessati. Sarebbero, inoltre, leggerissime: soltanto l’obbligo di usare i fondi per finanziare i sistemi sanitari e combattere l’impatto sociale ed economico il francese. della pandemia, niente programmi di aggiustamento né missioni di controllo. Tra l’altro pare anche che la Germania rinuncerebbe ad accedervi per lasciare più soldi a chi ne ha veramente bisogno. A Berlino spiegano peraltro che anche i titoli emessi dal Mes sono di fatto «Eurobond», in quanto garantiti da tutti gli Stati membri. Berlino però punta anche a un altro strumento, la Banca europea per gli investimenti (Bei), appoggiando la proposta del presidente Werner Hoyer per un piano di investimento da 240 miliardi (con effetto leva) di euro con 25 miliardi di garanzie da un fondo ad hoc degli Stati membri. La Bei potrebbe così fornire ingenti fondi alle imprese, anch’essa, val la pena ricordarlo, emettendo titoli comuni (come fa sempre), garantiti da tutti. È la stessa linea del direttore del Mes, Klaus Regling. Creare un nuovo fondo per emettere Coronabonds, ha detto al Financial Times, «richiederebbe tra uno e tre anni», invece si possono usare le istituzioni esistenti: «Abbiamo già debito mutualizzato oltre 800 miliardi disponibili. E si può aumentare » soprattutto con il prossimo anno quando partirà il nuovo bilancio pluriennale Ue 2021-27. Italia e Francia però non rinunciano ai Coronabond. Ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato che «il governo italiano è al lavoro su una proposta concreta di emissione comune». Il ministro delle Finanze di Parigi Bruno Le Maire ha anticipato al Financial Times una proposta che prevede l’istituzione di un «fondo limitato nel tempo, dai cinque ai dieci anni, con una possibilità di indebitamento comune di lungo termine per rispondere alla crisi. Il fondo, emetterebbe titoli solo per la risposta alla crisi, non dunque per finanziare i debiti degli Stati, ma con una potenza di fuoco notevole”.

Deputati Eu sollecitano il nuovo bilancio 2021-2027

Considerando la crisi sanitaria e i conseguenti ritardi nel trovare un accordo tempestivo sul nuovo bilancio dell’UE a lungo termine, i deputati al bilancio ribadiscono la loro richiesta di un urgente piano di emergenza per il 2021. Mentre i lavori per stabilire il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 devono continuare e tenere conto delle conseguenze dell’attuale crisi sanitaria a lungo termine, è tanto più urgente per la Commissione proporre un piano di emergenza che entrerà in vigore il 1 ° gennaio 2021, considerando i ritardi previsti per un accordo QFP previsto a causa della crisi della COVID-19, hanno sottolineato il presidente e i coordinatori della commissione per i bilanci. Il Parlamento ha richiesto un piano di emergenza di questo tipo dall’ottobre 2019 .

Il piano di emergenza dovrebbe anche essere in grado di affrontare le conseguenze immediate dell’emergenza Corona, in linea con le misure positive adottate nel bilancio 2020 in termini di riorientamento e rafforzamento degli strumenti esistenti

Per quanto riguarda il QFP, gli eurodeputati di recente, nel loro comunicato stampa del 26 marzo , hanno chiesto un aggiornamento dell’attuale proposta a partire da maggio 2018. Hanno accolto con favore il seguito positivo e rapido del presidente della Commissione Ursula von der Leyen con il suo annuncio , su Sabato, che “la Commissione proporrà cambiamenti nella proposta del QFP che consentiranno di affrontare le ricadute della crisi del Coronavirus. Ciò includerà un pacchetto di incentivi che garantirà il mantenimento della coesione all’interno dell’Unione attraverso la solidarietà e la responsabilità”. “Chiediamo inoltre alla Commissione di pensare” out of the box “presentando una proposta di QFP riveduta che sia opportunamente aggiornata rispetto alla proposta originale di maggio 2018, con una revisione adeguata della sua proposta sulla riforma del sistema delle risorse proprie se necessario per ottenere un più ampio margine di manovra fiscale. Dovrebbe considerare il potenziale di tutti i programmi di fornire un contributo aggiuntivo alla ripresa economica, alla solidarietà, alla salute pubblica e alla gestione delle crisi, offrendo al contempo una maggiore flessibilità. Dovrebbe inoltre rispecchiare gli impegni politici della nuova Commissione come il Green Deal, la digitalizzazione e una Commissione geopolitica. Come affermato la scorsa settimana, le sfide preesistenti non vanno via e potrebbero diventare ancora più critiche a causa della crisi di Corona ”, hanno affermato i deputati. “Ricordiamo che il bilancio dell’Unione fa effettivamente parte della soluzione per superare gli shock di salute pubblica, economici e sociali, in complementarità con altri strumenti e iniziative sia a livello nazionale che europeo”, hanno concluso gli eurodeputati.

I membri della commissione per i bilanci hanno chiesto ripetutamente un piano di emergenza per il bilancio del prossimo anno al fine di fornire una rete di sicurezza per proteggere i beneficiari dei programmi dell’Unione garantendo la continuità del finanziamento e dell’attuazione, qualora un accordo sul QFP 2021-2027 non fosse raggiunto in tempo per entrare in vigore il 1 ° gennaio 2021. Poiché l’attuale bilancio dell’UE a lungo termine si sta esaurendo il 31 dicembre 2020, l’UE ha bisogno di un nuovo orizzonte di pianificazione del bilancio per i prossimi sette anni. La Commissione europea ha quindi presentato piani per il prossimo quadro finanziario pluriennale per il 2021-2027 a maggio 2018 . Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione a novembre 2018 e l’ha riconfermata a ottobre 2019 . Il Consiglio non è stato ancora in grado di concordare una posizione. Il Parlamento deve approvare il QFP prima che possa entrare in vigore.



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