di Marina Greco Rizzo
“Dopo oltre due mesi di lockdown totale”, dichiara il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, “la stragrande maggioranza delle imprese non ha ancora ricevuto gli aiuti promessi. Il problema è tanto più drammatico se si pensa che la Fase 2 sarà progressiva e sperimentale, dunque tutt’altro che in grado di permettere una ripartenza piena. Il che significa aziende e posti di lavoro realmente a rischio. La situazione che abbiamo evidenziato è relativa alla grande Milano, ma è simile su tutto il territorio nazionale.
Del tutto insufficienti le misure messe in campo finora per le imprese e il lavoro autonomo per far fronte all’emergenza Covid-19
Il 92% delle imprese sottolinea la sproporzione assoluta fra il danno economico subito con il lockdown e le risorse finora stanziate (e in moltissimi casi non ancora arrivate). Il 55% delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi ha fatto ricorso alla cassa integrazione, in particolare nel turismo/ristorazione (70%), ma nel 95% dei casi i dipendenti non hanno ancora ricevuto i soldi. Questi dati allarmanti emergono dall’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sull’impatto economico del Covid-19 per le imprese del terziario e le misure di sostegno.
Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli (What-u.com)
Al sondaggio – un questionario con la garanzia dell’anonimato diffuso via web e i cui dati sono stati elaborati dall’Ufficio studi della Confcommercio milanese – hanno risposto 1752 fra imprese e attività professionali dal 30 aprile al 3 maggio: il 90% piccole imprese (fino a 9 addetti)*. Ha risposto all’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza in particolare chi è ancora chiuso o da poco può agire solo in modo fortemente ridotto: ristorazione 28,79%, dettaglio non alimentare 20,15%. Assolutamente negativa, dalla gran parte di chi ha risposto all’indagine – il 92% – è la coerenza fra il danno economico da Covid-19 e le risorse finora stanziate. Quota che si alza al 95% nelle imprese turistiche e di ristorazione. Cassa integrazione: richiesta dal 55% delle imprese, ma nel 95% dei casi non è stata ancora erogata ai dipendenti. Fra le misure che le imprese del terziario ritengono prioritarie, quasi il 76% indica gli indennizzi e i contributi a fondo perduto. Posticipare le scadenze fiscali viene segnalato dall’11,5%.
Negativo il rapporto con le banche
Tra i sostegni destinati alle imprese e ai lavoratori autonomi con i provvedimenti governativi (decreti Cura Italia e Liquidità) l’intervento finora più diffuso è stato il contributo Inps di 600 euro, indicato dal 91,5% dei rispondenti. Per quanto riguarda i finanziamenti bancari – soprattutto il prestito fino a 25mila euro con il 100% di garanzia dello Stato – il giudizio è molto critico sulle modalità e i tempi di risposta degli istituti di credito. Il 35,8% ha espresso un giudizio totalmente negativo, ma nel complesso l’80% giudica insufficiente la risposta delle banche.
Pronti a garantire le misure di distanziamento richieste?
Distanziamento dei clienti, dispositivi di protezione individuale, sanificazione: sono pronte le imprese a garantire i livelli di sicurezza richiesti? L’82,3% ha dichiarato di sì. In particolare il commercio (90,5%). Il 70,7% di chi ha risposto all’indagine sostiene che le misure di prevenzione del contagio comporteranno maggiori costi in un quadro di mercato difficile che non consente di recuperare le perdite di ricavi accumulate fino ad oggi. Particolarmente pessimisti (87,5%) gli operatori del comparto turistico e della ristorazione. Sul fronte delle riaperture dicono sì il 75% delle imprese del commercio e i43%. Nei servizi alla persona l’87% vuole riaprire appena le norme lo consentiranno.
Pochissime imprese hanno, invece, intenzione di chiudere definitivamente: il 2%. La chiusura definitiva è in particolare prospettata dagli asili nido privati (10%)
“I sostegni previsti dai vari decreti, oltre a non essere ancora arrivati alle imprese per via di tortuose procedure burocratiche, sono ancora insufficienti”, sottolinea Sangalli. “Mancano infatti indennizzi e contributi a fondo perduto, una moratoria fiscale per il 2020 anche sul fronte dei tributi locali e aiuti per gli affitti commerciali. Come non capire che a una situazione di emergenza straordinaria occorre rispondere rapidamente con procedure e strumenti straordinari? Come non capire che non ci potrà mai essere un Fase 2 né tantomeno 3 senza sostenere soprattutto la rete delle micro e piccole imprese non più in grado di reggere ulteriori perdite economiche? Ci aspetta un periodo ancora difficile e pieno di incognite. Per affrontarlo e ricostruire la fiducia servono misure chiare, certe ed efficaci. Ma servono subito per evitare danni sociali ed economici irreparabili”.
Altitonante: «Per la Fase 2 in Regione Lombardia abbiamo inaugurato un piano straordinario di investimenti da 3 miliardi di euro»
Fabio Altitonante, consigliere di Regione Lombardia
(What-u.com)
«Ci siamo dovuti fermare, ma ora in sicurezza è possibile ripartire, altrimenti ci sarà un altro disastro, quello economico. Il Governo, con le sue innumerevoli task force, ci avrebbe dovuto dire come riaprire e sostenere imprese, partite IVA e liberi professionisti, invece a oggi non è stato capace di definire alcuna visione strategica per il futuro», dice Fabio Altitonante, consigliere di Regione Lombardia, che aggiunge:
«Ci sono 3 urgenze. Uno, vera liquidità, con una quota a fondo perduto. Due, zero burocrazia, autorizzazioni con autocertificazioni e controlli a campione dopo. Tre, ridurre le tasse, introducendo la flat tax, e sospendere subito l’invio di cartelle esattoriali»
«Poi c’è la strategia sulla diagnostica», prosegue il consigliere. «Servono indicazioni certe per i Sindaci e regole per i laboratori privati, anche con un prezzo massimo consigliato. Infatti le migliaia di imprese che vogliono fare test a pagamento per i propri collaboratori devono sapere in modo trasparente quali sono le strutture affidabili».
Ma c’è una buona notizia conclude Altitonante. «In Regione Lombardia abbiamo voluto inaugurare la Fase 2 con un piano straordinario di investimenti da 3 miliardi di euro, una prima importante opportunità per il rilancio della nostra economia»
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