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SILVIA ROMANO È STATA LIBERATA, OGGI IL RITORNO IN ITALIA


di Pamela Sacchi

“Oggi, verso le 14, saremo a Ciampino ad accoglierla. Le ho parlato per qualche minuto al telefono: sta bene e non vede l’ora di rivedere la famiglia. Per Silvia sono stati 18 mesi di grande sofferenza. Per la sua famiglia sono stati 18 mesi di dolore”. Queste sono le parole scritte su Facebook dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Voglio ringraziare donne e uomini del Ministero degli Affari Esteri che in questi 18 mesi hanno sempre supportato la famiglia. A volte semplicemente con una parola di conforto, perché in momenti bui come questi nessuno deve rimanere solo”, ha scritto Di Maio. “Ho conservato questa foto sul mio telefono. Il sorriso di Silvia, la felicità nei suoi occhi. Quella di ieri è stata una giornata intensa e importante. Quando i nostri servizi di intelligence esterna ci hanno chiamato per darci la notizia della liberazione di Silvia Romano tutti noi abbiamo provato una gioia indescrivibile”.

Queste invece le parole di Conte che si leggono direttamente sul sito del Governo

“Si è appena conclusa l’operazione che ha portato alla liberazione della nostra connazionale Silvia Romano, dopo una prigionia lunga 18 mesi. L’intervento, condotto dal personale dell’AISE unitamente alla preziosa collaborazione dei servizi turchi e somali, è stato portato a termine dopo intense e complesse attività operative e di intelligence realizzate in contesti territoriali di estrema pericolosità. Nei giorni in cui l’operazione era in corso, si è mantenuto il doveroso riserbo per garantire il buon esito della vicenda. Il successo dell’operazione, oltre ad evidenziare le capacità tecniche e di relazione dell’intelligence e l’impegno investigativo dell’Autorità Giudiziaria italiana, mette in luce anche la straordinaria attenzione che il Governo ha nei confronti della vita dei nostri connazionali, che è sempre considerata una priorità assoluta. A tal riguardo, sottolineo l’impagabile lavoro delle donne e degli uomini del Ministero degli Affari Esteri e dell’intera Unità di crisi della Farnesina. Il sorriso di Silvia infonde in tutti noi, in tutto il Paese, una grande energia, una boccata di ossigeno più che mai necessaria in questo momento. Bentornata a casa!”

I fatti

Silvia Romano il 20 novembre 2018 venne rapita mentre prestava servizio come volontaria in Kenya per la onlus marchigiana Africa Milele. In quel periodo stava lavorando nel poverissimo villaggio di Chakama, a circa ottanta chilometri dalla capitale Nairobi. Quel giorno venne prelevata venne prelevata con forza da un gruppo di uomini armati di fucili e machete. Subito dopo, la polizia locale ipotizzò un rapimento ad opera di criminali comuni a scopo di estorsione, magari anche con la possibilità che la ragazza potesse essere venduta oltre confine, in Somalia, ai jihadisti di al Shabaab. Quella che all’inizio fu solo un’ipotesi divenne poi una vera e propria pista per le indagini portate avanti in Italia dalla Procura di Roma perché poi si scoprì che la Romano era stata davvero trasferita in Somalia subito dopo il sequestro: un trasferimento lampo organizzato da un gruppo islamista legato al Al-Shabaab che aveva fornito alla banda di criminali comuni kenyoti, autori materiali del sequestro, denaro e mezzi. Sulla vicenda molti furono coloro che pensarono a un rapimento breve proprio perché ad opera di criminali comuni nonostante fossero provvisti di mezzi ritenuti dagli investigatori sproporzionati per il livello delle bande criminali locali. Nei giorni successivi la polizia fermò 14 persone, senza riuscire ad ottenere nuovi indizi sul sequestro. Successivamente gli aggiornamenti delle autorità kenyote divennero sempre più diradati fino a quando, il 21 gennaio 2019, si riuscì a sapere che Silvia era ancora viva e all’interno dei confini nazionali. Nel marzo del 2019, la Procura di Roma chiese una rogatoria senza però ottenere risposta dalle autorità locali, offrendo anche l’invio di un team specializzato di carabinieri del Ros. Poi ad agosto, secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Roma, le autorità italiane furono informate che Silvia era ancora viva e si trovava all’interno dei confini della Somalia. Nel frattempo tre dei suoi sequestratori vennero arrestati in Kenya. E da quel momento la strada per arrivare alla sua liberazione è stata ogni giorno che passava sempre più in discesa.



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